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COMITATO PERMANENTE DIFESA ACQUE TRENTINE * TRANSIZIONE VERDE: « LA PAT AVVII UN PROCESSO DI INFORMAZIONE, IN ETÀ SCOLARE E ADULTA »

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15.54 - giovedì 7 luglio 2022

Documento di raccolta osservazioni sul Piano Tutela Acque 2022-2027. Con il presente documento, il Comitato Permanente per la difesa delle acque del Trentino intende apportare il proprio contributo alla redazione del nuovo Piano di Tutela delle Acque che regolerà la gestione di questa fondamentale risorsa nel corso dei prossimi anni.

Il Comitato è composto dai rappresentanti di 18 realtà associative costantemente presenti, a seconda dei diversi interessi che perseguono, su fiumi e laghi trentini. Dall’uso ricreativo a quello sportivo, dalla conservazione degli ecosistemi acquatici al rapporto tra le acque e il territorio alpino: la voce del Comitato è quella di un’ampia platea di portatori di interesse che vivono e conoscono le acque trentine e se ne prendono cura.

Il lavoro di analisi del corposo documento del PTA 2022-2027 si è dipanato nel corso di alcuni mesi ed è stato organizzato secondo un principio di condivisione e partecipazione. A tal proposito, non possiamo fare a meno di notare come la Provincia Autonoma di Trento non abbia in alcun modo attuato misure utili a coinvolgere la cittadinanza. Scegliendo una via già ampiamente battuta in passato, non si sono svolte serate informative sul territorio né, tanto meno, si sono organizzati percorsi partecipativi sulle tematiche connesse alla risorsa idrica, occasioni che avrebbero certamente permesso un maggiore confronto pubblico ed una mobilitazione delle preziose risorse intellettuali ed esperienziali della cittadinanza trentina.

Il 12 e 13 giugno 2011, migliaia di trentini votarono perché l’acqua, bene comune, ispirasse un nuovo paradigma di partecipazione civica sulle tematiche essenziali che riguardano la vita delle comunità italiane. A undici anni da quel momento storico, le ragioni che ispirarono quel referendum vengono ancora sistematicamente tradite dai nostri governi provinciali che, indipendentemente dall’appartenenza politica, piuttosto che mirare alla sviluppo di una società consapevole e sempre più dotata di strumenti di partecipazione fondati su conoscenza e coscienza critica, sembrano perseguire la propria indefinita riproducibilità elettorale.

L’acqua è veramente di tutti e non esiste un principio di rappresentatività politica o di specificità tecnica che siano sufficientemente forti da giustificare la totale assenza di quel doveroso processo di informazione ed ascolto della cittadinanza, alla base di qualsiasi sana democrazia, che le istituzioni del nostro territorio sarebbero tenute ad attivare su tematiche di questa portata. Le risorse ambientali non sono solo di alcuni trentini, non sono solo dei trentini, non sono solo degli italiani, ma sono di tutti coloro che vivono su questo pianeta.

Anche noi abbiamo voluto fare la nostra parte. Ci siamo mobilitati per raccogliere quante più osservazioni possibili sui vari documenti che compongono il PTA. Abbiamo organizzato le nostre osservazioni all’interno di una griglia che rispettasse la divisione in allegati del documento e per ogni osservazione abbiamo indicato il preciso numero di pagina, così da facilitare il lavoro dei tecnici che volessero recepirle. Là dove possibile, abbiamo cercato anche di includere riferimenti a documenti e studi che potessero essere da ulteriore stimolo e costituire la pars construens del nostro contributo. Al termine della griglia abbiamo pure incluso una parte con una serie di commenti di carattere più generale.

La raccolta delle osservazioni al Piano di Tutela delle Acque 2022-2027 è stata organizzata senza tenere conto del contributo che il singolo cittadino avrebbe potuto apportare. Nelle delibere di riferimento e nei documenti degli enti preposti non comparivano istruzioni o riferimenti specifici concernenti la forma e la struttura che le osservazioni avrebbero, auspicabilmente, dovuto assumere. A quanto ci risulta, non è stato fatto uso, in nessun modo, di strumenti di partecipazione diretta, come questionari strutturati online, scale di priorità o somministrazione di interviste a campioni di popolazione statisticamente rilevanti. Tutto questo ha limitato, de facto, la possibilità di un contributo attivo dei semplici cittadini, relegando a tecnici, addetti ai lavori o a coloro che, come noi, si sono organizzati su base volontaria, la possibilità di esprimersi in merito alle importanti questioni toccate dal Piano di Tutela delle Acque. Chiediamo a gran voce un cambio di paradigma. Sul tema dell’acqua, così come su molte altre tematiche, è necessario un coinvolgimento sistematico e strutturato della popolazione residente in Trentino.

Il PTA 2022-2027 si presenta come un documento ampio ed articolato. La “Relazione di sintesi” cerca di gettare uno sguardo complessivo sui numerosi allegati che compongono il documento. Essa si apre con il riferimento alla Direttiva Quadro Acque, richiamando i due obiettivi di prevenzione del “deterioramento qualitativo e quantitativo delle risorse idriche” e di miglioramento dello “stato delle acque” per “assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili”.

Se, ad un primo sguardo, l’orientamento generale del documento sembrerebbe essere coerente con i principi sopra menzionati, andando ad approfondire i singoli allegati sono molti i passi in cui tale coerenza sembrerebbe vacillare, se non addirittura venire meno. Appare evidente come l’intero impianto della documentazione proposta risenta non poco del primato economico su quello ambientale, istituendo una dicotomia a tratti ferrea, dissennata e ampiamente superata in letteratura scientifica, tra ciò che permette di “fare cassa”, come ad esempio l’idroelettrico, e il presunto scarso valore monetario di un ambiente acquatico in salute, utile solo ai principi di conservazione della biodiversità e di mantenimento delle aspettative estetiche e paesaggistiche dei turisti (come se i residenti in trentino non guardassero mai fiumi e torrenti!) .

Economia e società non potrebbero mai esistere senza ambiente e questa non è un opinione, ma un dato oggettivo ed incontrovertibile che rimanda alle capacità e ai limiti fisici di sostentamento e di soddisfacimento dei bisogni essenziali della nostra specie. In questa prospettiva, il PTA in esame sembra non prendere con sufficiente decisione questa direzione, basti pensare che nell’allegato dedicato alla parte economica non vi è nessun tipo di attribuzione di valore monetario intrinseco della risorsa, né di alcuni servizi ecosistemici forniti dai fiumi e dai bacini lacustri, come la capacità di autodepurazione, fattori legati intimamente alla qualità delle acque, nonché quantificabili economicamente in milioni di euro. Di tale quantificazione, in questo documento, non vi è traccia. Una dimenticanza tanto più problematica visto quanto è difficile riconoscere oggi ai metodi di gestione in particolare dei fiumi una qualsivoglia attenzione all’ambiente naturale – che, ricordiamolo – non è appannaggio delle sole aree protette.

L’approccio appena descritto trova ulteriore corrispondenza anche all’interno dell’organizzazione degli allegati che compongono il documento. L’allegato M, ovvero quello dedicato ai cambiamenti climatici, si trova, quasi fosse una fastidiosa, ma necessaria appendice, ben dopo l’allegato dedicato all’analisi economica degli usi e dei servizi idrici. Ci saremmo aspettati che il capitolo sui cambiamenti climatici, ovvero sulle condizioni di base che determineranno la pressoché totalità degli eventi legati alla disponibilità della risorsa idrica in futuro, guidasse e desse forma al resto del documento.

Si è preferito invece liquidare la questione con una sorta di indefinito ‘i dati sono preoccupanti, dovremmo adottare misure radicali di revisione dei nostri paradigmi di uso e consumo, ma comunque se ne parlerà più avanti’. Questo atteggiamento ci preoccupa non poco, soprattutto se consideriamo che esso traspare da un piano con un respiro temporale di ben sei anni, troppi per riuscire ad intercettare i radicali cambiamenti che il mutamento del clima ci pone dinnanzi. A tal proposito, sarebbe importante, dal nostro punto di vista, che si istituisse una procedura di revisione triennale del PTA.

All’interno degli allegati, ad onor del vero, si trovano pure, seppur isolati, alcuni passaggi condivisibili. Ne è un esempio il suggerimento esplicito dato da parte degli uffici competenti e indirizzato al legislatore provinciale, in merito alla revisione del quadro normativo, affinché si istituiscano vincoli molto più stringenti sulla ripartizione degli introiti economici derivanti dall’idroelettrico a favore di interventi di riqualificazione ambientale, intervento già peraltro operativo da tempo presso i nostri vicini altoatesini.

Date le premesse di cui sopra, ci rivolgiamo quindi alla Provincia chiedendo con forza che:

● Sia attivato un processo di consultazione e coinvolgimento in progetti concreti di tutta la popolazione trentina, secondo criteri funzionalmente rappresentativi ed efficaci sul territorio

● Sia avviato un processo di confronto con realtà al di fuori della Provincia di Trento ma con elementi comuni al nostro territorio, in Italia e in Europa, per individuare approcci alternativi allo sviluppo del nostro prezioso territorio, che garantiscano davvero un futuro ai nostri figli, nipoti e bisnipoti

● Sia avviato un processo di informazione e formazione della popolazione, sia in età scolare che adulta, sulla transizione verde

● Siano promossi, definiti e messi in opera progetti di sviluppo del territorio che abbraccino la sostenibilità in tutte e tre le sue declinazioni: economica, sociale e ambientale. In particolare, si porta all’attenzione della Provincia lo strumento del “contratto di fiume”, che può essere definito come un atto di impegno condiviso da parte di diversi soggetti pubblici e privati a vario titolo interessati ai corsi d’acqua e ai sistemi idrografici a questi connessi, e che dal punto di vista amministrativo si configura come un processo di programmazione negoziata.

● Siano istituiti vincoli molto più stringenti sulla ripartizione degli introiti economici derivanti dall’idroelettrico a favore di interventi di riqualificazione ambientale, intervento già peraltro operativo da tempo presso i nostri vicini altoatesini.

● Siano chiaramente definiti e resi noti i termini di realizzazione degli interventi, già individuati dagli Organi competenti, per l’ammodernamento e l’adeguamento del ciclo integrato delle acque

● Sia declinato in azioni specifiche l’obiettivo, citato nella relazione di sintesi, “introdurre nuovi modelli di gestione della risorsa idrica mediante la revisione del DMV e DE in funzione delle variazioni di portata che potrebbero derivare dagli effetti del cambiamento climatico, l’aggiornamento delle procedure di rinnovo o riassegnazione delle concessioni di derivazione, l’aggiornamento degli strumenti di prevenzione, previsione e allertamento

● Sia declinato in azioni specifiche l’obiettivo, citato nella relazione di sintesi, “proteggere e aumentare l’integrità ecologica e la resilienza degli ecosistemi acquatici attraverso l’applicazione di “nature-based solutions” (NBSs), la gestione oculata di bacini artificiali e di reti di fossi agricoli”

● Sia declinato in azioni specifiche l’obiettivo, citato nella relazione di sintesi “misure per l’agricoltura: ulteriore potenziamento per la diffusione di sistemi di irrigazione ad alta efficienza; sviluppo e potenziamento delle interconnessioni delle reti irrigue; introduzione nei piani della gestione integrata del rischio legato al degrado del suolo e della siccità; formazione tecnica”

● Siano prese in considerazione dagli uffici competenti le osservazioni fornite all’interno di questo documento

● Sia garantito un accesso più ampio e facile ai dati che riguardano tutti gli ambiti della gestione delle acque in Trentino. Avere dati insufficienti o di bassa qualità non permette nessun tipo di analisi seria ed esaustiva. Insistiamo inoltre anche sulla trasparenza e sulla disponibilità degli open data, fortemente deficitaria. Per avere alcuni dati a volte è necessario fare estenuanti ricerche, o formulare richieste di accesso agli atti. Troviamo che questo sia assolutamente inaccettabile. I dati sono pubblici, in quanto la loro raccolta ed organizzazione è finanziata attraverso le tasse dei cittadini. Riteniamo pertanto che debbano essere disponibili online senza eccessive complicazioni.

In linea generale, possiamo affermare che manca ancora, all’interno di questo PTA 2022-2027 una visione della risorsa acqua sufficientemente omni-comprensiva e pienamente equa da un punto di vista ambientale. Lo sfruttamento della risorsa in termini puramente economici pesa come un gravoso fardello su qualsiasi tipo di progettualità e cambio di paradigma di lungo termine, iniziative che vengono rimandate costantemente ad un futuro indefinito e fumoso. Su questo punto il nostro messaggio è chiaro ed inequivocabile: non possiamo più rimandare.

I cambiamenti climatici, la trasformazione della società e la necessità di rivedere radicalmente il nostro rapporto con il mondo naturale richiedono risposte immediate, incisive e di lungo raggio.

Restiamo a disposizione, in un’ottica di collaborazione, degli Enti preposti a cui ci rivolgiamo con questa comunicazione, con l’obiettivo di avviare un confronto costruttivo.

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Tommaso Bonazza

Portavoce Comitato Permanente di Difesa delle Acque del Trentine

 

 

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