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CHIARANI – DI SUMMA – VERSINI (E 15 DOCENTI “GRUPPO ONDA”) * SCUOLA: « “DDL BISESTI”, MERITIAMO DI PIÙ DEL VOSTRO MERITO »

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13.47 - lunedì 5 giugno 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Se l’intento dell’Assessore Bisesti e della Giunta provinciale con il Disegno di Legge 176 era quello di scatenare reazioni, l’obiettivo è stato raggiunto. Ma a parte l’appoggio, scontato e, non è chiaro quanto unanime, dei Dirigenti scolastici e degli organismi di apparato, sembra quasi che le voci che escono dal mondo della scuola, quello vero e profondo degli insegnanti e delle famiglie, siano chiaramente di dissenso piuttosto che di apprezzamento verso l’iniziativa. Detto questo, confessiamo subito l’imbarazzo di dover commentare una proposta tanto apprezzabile nelle intenzioni (miglioramento dell’offerta formativa e dell’apprendimento, innovazione), quanto indeterminata (volutamente?) nelle specifiche sul come.

Sarebbe stato interessante confrontarsi, per esempio, sul come liberare il tempo professionale dei docenti dall’eccessivo carico burocratico per restituire energie al vero scopo della scuola; oppure ragionare sulla visione di prospettiva che il sistema scolastico può e deve avere in una società e una economia complessa come la nostra.

Non potendo quindi disporre di un testo effettivo di riforma, siamo costretti a ragionare sulle criticità (queste sì, chiare). Manca un bilancio aggiornato dei nuovi bisogni formativi degli studenti in questa fase così profondamente segnata dagli effetti della pandemia (si pensi per esempio a tutte le forme dei nuovi disagi con classi dove i Bes crescono in modo preoccupante) e delle contromisure pedagogiche in termini di prevenzione e integrazione dei ragazzi e di coinvolgimento delle famiglie. È mancato poi intenzionalmente un aspetto essenziale ad ogni riforma della scuola: il coinvolgimento convinto e partecipato dei docenti, degli alunni, delle famiglie.

Più che una riforma somiglia ad un colpo di mano che avrebbe l’ambizione di produrre un cambiamento “epocale” ma che, invece, rischia di fare dell’Istituzione scolastica “una nave sanza nocchier in gran tempesta”. Ponendo tutta l’enfasi solo sulla carriera dei docenti e quindi sulla parte terminale del processo, si alterano molti equilibri della scuola rischiando di compromettere un ambito delicato per la comunità trentina presente e, soprattutto, futura.

Come insegnanti di Onda, per una serie di ragioni concrete e ideali, non ideologiche, contestiamo il metodo e contestiamo il contenuto di una proposta in cui le parole merito e innovazione sono usate quali strumenti per eccitare l’opinione pubblica più che per chiarire come debbano concretizzarsi nella vita scolastica. Tutto ciò che ora appare fumoso e incerto verrà chiarito, secondo quanto promette la Giunta, con decreti attuativi che verranno lasciati in eredità ai vincitori delle prossime elezioni e quindi decisi evitando accuratamente il confronto.

Si può non essere d’accordo sulla valorizzazione dei docenti meritevoli? Ma siamo certi che il merito sia un concetto in grado di auto-definirsi? Eppure esiste il docente che cura con dedizione la preparazione delle lezioni e la valutazione, studia e fa ricerca per la propria crescita professionale, questo docente non sarà valorizzato da questo “merito”.

“Meritare”, per questa riforma, significa aderire acriticamente ad un’idea di  scuola concepita fuori dalla scuola. Il merito per noi è diverso dalla produttività aziendale rappresentabile con grafici matematici. Cosa significa nel contesto di questa riforma premiare l’innovazione didattica? Come può il legislatore determinare cosa è “innovazione” in un ambiente di apprendimento e cosa non lo è? Non sarebbe forse compito della pedagogia?
Senza entrare nei tecnicismi, la riforma presenta un duplice rischio per la tenuta sociale dell’Istituzione. Da una parte l’aziendalizzazione della scuola pubblica, con una serie di nuove figure inquadrate in maniera verticistica e divise in “caste”; alla base della piramide giacerebbe tramortita una larga maggioranza di docenti già formati ed esperti che non aderiranno alla “carriera” per onestà intellettuale o per l’irrilevanza dei compensi o banalmente perché gli incarichi proposti vengono già svolti.

Dall’altra si paventa il rischio che la politica si insinui nella scuola per “orientare” l’innovazione didattica e, subdolamente, spingerla verso una digitalizzazione al di là di ogni ragionevolezza didattica; sarebbe spalancata la porta a soggetti privati portatori di interessi privati (le infrastrutture digitali sono prodotti che devono essere necessariamente acquistati da aziende private). Il “semplice” docente a tempo indeterminato, alla base della nuova piramide organizzativa, rischia di diventare un esecutore forzato dell’innovazione didattica decisa da altri e altrove. I docenti della scuola pubblica rivendicano, invece, il diritto all’esercizio libero della componente intellettuale di questa professione, come sancito dalla Costituzione.
Siamo convinti che questo intervento legislativo non migliorerà la didattica proposta agli studenti, non valorizzerà chi merita veramente di essere valorizzato.

Le nuove tecnologie devono essere ricondotte alla loro funzione di strumenti nelle mani esperte dei docenti e nella consapevole regia della scuola, il rischio è altrimenti l’impredittibilità degli esiti didattici e pedagogici in un sistema dominato dalla tecnologia come fine.
Attenzione! La comunità scolastica è un ecosistema fragile: percorrendolo bisogna misurare i passi, muoversi con cautela su una superficie che è “al piede, teso ghiaccio che s’incrina”. Muoviamoci tutti con la grazia del passo di danza; evitiamo la marcia pesante della propaganda.

 

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Giovanna Chiarani, Roberto di Summa, Lara Versini (e altri 15 docenti del gruppo Onda)

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