(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Da oggi è certificato che il terreno dell’area dell’ex Scalo Filzi è inquinato, in quanto sono stati finalmente resi pubblici, dopo oltre cinque mesi di attesa, il risultati dei sei piezometri nell’ex scalo Filzi che rilevano la presenza in falda di inquinanti organici e inorganici.
Il terreno, che RFI ha dichiarato completamente pulito al di sotto di cinque metri di profondità, è invece immerso in una falda inquinata già dalla profondità di due o tre metri. L’acqua di falda visibile da via del Brennero in questo periodo di forti piogge, contiene inquinanti, probabilmente provenienti dalle aree di Trento nord.
Per un’eventuale progettazione ed esecuzione delle opere di bonifica, da eseguire in ambiente confinato, sono richiesti tempi molto lunghi. Senza considerare che, ad oggi, non vi sono per nulla i necessari finanziamenti. La decisione di iniziare i lavori al sito dell’ex Scalo Filzi prima di aver certificato la contaminazione dei terreni rappresenta un grave atto di negligenza e un’irresponsabilità politica inaccettabile.
Era noto a tutti la probabile presenza di idrocarburi tossici e altri inquinanti pericolosi, con la forte probabilità di superare i limiti di sicurezza. Ignorare questi avvertimenti e voler procedere con i lavori senza una bonifica adeguata, dimostra una mancanza di attenzione e rispetto per la salute pubblica e per l’ambiente.
Questo comportamento mette in luce una serie di problematiche politiche e istituzionali. Prima di tutto, c’è un evidente disprezzo per le norme ambientali e sanitarie che sono state scritte per proteggere i cittadini. La presenza di sostanze come il benzopirene, il benzo(a)antracene e altri composti nocivi non solo pone un possibile rischio immediato per i lavoratori coinvolti nei cantieri, ma anche per la popolazione residente nelle vicinanze. In secondo luogo, questa vicenda solleva dubbi sulla trasparenza e sull’efficacia della governance locale.
La mancata informazione e la cattiva gestione del progetto, l’avvallo della politica ad un immediato inizio dei lavori all’ex scalo Filzi pur senza conoscere l’esito delle analisi sulle acque di falda nell’ex scalo, sembrano suggerire un tentativo di nascondere la gravità della situazione o di accelerare i lavori per motivi economici o politici, a scapito della sicurezza pubblica.
Questo può minare la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni e alimentare un clima di sfiducia e malcontento. Infine, le implicazioni politiche di questa situazione sono enormi. Coloro che hanno approvato e sostenuto l’inizio dei lavori senza richiedere ed imporre adeguate misure di sicurezza dovrebbero essere chiamati a rispondere delle loro azioni.
È necessaria una forte presa di posizione da parte dei comitati, delle opposizioni e delle organizzazioni ambientaliste per chiedere chiarezza, responsabilità e giustizia. Solo attraverso un’azione decisa e trasparente si potrà evitare che episodi simili si ripetano in futuro, garantendo la protezione dell’ambiente e della salute pubblica. In sintesi, l’avvio dei lavori senza che siano state previste adeguate verifiche preventive ed eventuali bonifiche, come tutti i vari comitati avevano ripetutamente richiesto, è anche un grave errore politico, che dimostra negligenza e disprezzo per le normative ambientali e sanitarie. Questo episodio richiede una seria riflessione e un cambiamento radicale nel modo in cui vengono gestiti i progetti infrastrutturali, per evitare che gli interessi economici prevalgano sulla sicurezza e il benessere dei cittadini.
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Associazione Rete dei Cittadini di Trento