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ARCIGAY TRENTINO E SETTE ASSOCIAZIONI * MORTE CLOE BIANCO: « INCONTRO CON PRESIDENTE KASWALDER, ABBIAMO CHIESTO IL RITIRO DEL DDL DEL CONSIGLIERE CLAUDIO CIA »

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20.19 - mercoledì 29 giugno 2022

Questo pomeriggio, a partire dalle ore 17.00, si è svolto in piazza Dante a Trento, nello spazio antistante l’edificio della Regione, un presidio organizzato da alcune associazioni del territorio per ricordare Cloe Bianco, la donna trans morta suicida lo scorso 11 luglio nel Bellunese, per chiedere il ritiro del disegno di legge Cia “sulla libertà educativa” e per sollecitare la creazione di un osservatorio provinciale contro l’omolesbobitransfobia. Il presidio è stato organizzato da Arcigay del Trentino, AGEDO Trentino, Anpi del Trentino, ARCI del Trentino, Famiglie Arcobaleno Trentino – Alto Adige, UDU Trento, Laici trentini per i diritti civili, Non una di meno – Trento.

Alle ore 18.30, al termine dei lavori d’aula, una delegazione delle associazioni che hanno organizzato il presidio è stata ricevuta dal presidente del Consiglio provinciale, Walter Kaswalder. Hanno partecipato all’incontro Lucrezia Michelotti, vicepresidente di Arcigay del Trentino, Mario Caproni di AGEDO Trentino, Giuseppe Lopresti di Famiglie Arcobaleno Trentino – Alto Adige, Andrea La Malfa di Arci del Trentino, Mario Cossali di ANPI del Trentino, Daniela Toniolatti di Non Una Di Meno – Trento, Federico Amalfa di UDU.

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Questo il testo delle richieste presentate al presidente Kaswalder e al Consiglio provinciale:

«Il suicidio di Cloe Bianco è figlio di una cultura transfobica che le istituzioni hanno alimentato (dall’istituzione scolastica all’assessorato competente di Donazzan) e che hanno continuato ad alimentare anche all’indomani della sua morte.

Il Ddl 148 del consigliere Cia va esattamente nella stessa direzione. Sdogana l’omotransfobia istituzionale, proseguendo nel solco della sospensione dei corsi di educazione alla relazione di genere a inizio legislatura. I diritti delle donne e delle persone LGBTI+ sono strettamente correlati. Lo vediamo negli Stati Uniti, dove la Corte suprema con una decisione reazionaria a abolito il diritto costituzionale all’aborto e si prepara all’attacco dei diritti di persone, coppie e famiglie omogenitoriali.

Chiediamo il ritiro del ddl Cia, non certo per privare un consigliere delle sue prerogative, della sua libertà di proporre iniziative legislative. Lo chiediamo perché siamo di fronte a un ddl discriminatorio, che priva bambinnə e ragazzə, in particolare con varianza di genere, della possibilità di essere capiti, ascoltati e accompagnati. Con il pretesto del primato educativo della famiglia, si privano lə studentə del diritto ad essere se stessə. Esistono famiglie omofobe, transfobiche, dove si consumano violenze fisiche e psicologiche. Ecco che la scuola, arrivando a tuttə, può farsi carico anche di questə bambinə e ragazzə facendoli sentire “previsti” dalla società e non più “imprevisti” ed educando all’inclusione.

L’articolo 3, comma 5 è evidentemente il fulcro del ddl ed è quello che di fatto istituzionalizza la discriminazione delle persone con identità di genere non conforme (tra l’altro con una formulazione confusa rispetto a concetti come l’identità sessuale che ricomprende il sesso biologico), in contrasto con la libertà d’insegnamento prevista dall’articolo 33 della Costituzione, basandosi sull’idea antiscientifica dell’indottrinamento, paventando la possibilità di “promuovere” la fluidità di genere».

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