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ARCIDIOCESI DI TRENTO * VEGLIA PACE: ARCIVESCOVO TISI, « NON PERDIAMO LA FORZA DELLA PREGHIERA, CHE PER I POTENTI DEL MONDO È DEBOLEZZA »

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18.40 - giovedì 23 febbraio 2023

“In ogni guerra c’è anche la nostra griffe. Bonificare le relazioni, accogliere le diversità, gioire per la presenza degli altri è fondamentale per immaginare possibilità di pace”. A un anno dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, durante la veglia per la pace in cattedrale, nel pomeriggio di oggi, giovedì 23 febbraio (ore 18 – diretta streaming e TV), indica un percorso che prima della politica e della diplomazia chiama in causa le scelte personali. “Disarmare le nostre relazioni – argomenta monsignor Tisi – non è la classica goccia nel mare; è invece la concreta possibilità per ognuno di noi di offrire il proprio contributo per tornare ad immaginare l’umanità come la casa comune di donne e uomini che si riconoscono sorelle e fratelli”.

Davanti a molti fedeli della comunità greco-cattolica ucraina (che intonano alcuni canti ucraini), agli esponenti delle altre confessioni cristiane presenti in Regione e a numerosi rappresentanti dell’associazionismo cattolico e del mondo laico che hanno accolto l’invito della Diocesi alla preghiera per la pace, don Lauro rammenta la smemoratezza dell’Europa, convinta che “la guerra non avrebbe più riguardato il nostro continente” e sottolinea come il conflitto in atto faccia emergere come la “considerazione che con la guerra tutto è perduto era più un mantra ideologico che una profonda convinzione”. Le Chiese stesse devono riconoscere come “spesso il lavorare per la pace – ammette Tisi – è più una dichiarazione d’intenti, che non un reale impegno a diventare – per dirlo con le parole di papa Francesco – artigiani di pace”.

C’è una “sapienza – rammenta l’Arcivescovo – che i dominatori di questo mondo non conoscono”, che avvalora “il ricorso pieno di fiducia alla preghiera” per invocare il dono della pace, come indicato dal Vangelo stesso. “La preghiera – è la certezza di Tisi – cambia la storia. Non perdiamo l’occasione di prendere sul serio l’inaudita forza della preghiera che per i potenti del mondo è debolezza”. E don Lauro conclude con l’invito a pregare “perché passiamo dalla morte alla vita, amando i fratelli”.

 

 

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Omelia Veglia della Pace (Cattedrale 23 febbraio 2023)

“Se vuoi la pace prepara la guerra”. Questo terribile adagio pensavamo, almeno in Europa, di averlo definitivamente archiviato, dopo l’immane tragedia delle due guerre mondiali. Forte era anche la convinzione, nonostante la tragedia dei Balcani affermasse il contrario, che la guerra non avrebbe più riguardato il nostro continente. La notizia delle oltre cinquanta guerre combattute nel mondo lasciava abbastanza indifferenti. La guerra che da un anno è tornata nel cuore dell’Europa, infliggendo immani sofferenze soprattutto al popolo ucraino, fa emergere come purtroppo la considerazione che con la guerra tutto è perduto e non si può prescindere dal ricercare con tutte le forze la pace, se vogliamo un futuro per l’umanità, era più un mantra ideologico che una profonda convinzione.

La nostra stessa Chiesa e più in generale le Chiese, debbono riconoscere come spesso il lavorare per la pace è più una dichiarazione d’intenti, che non un reale impegno a diventare – per dirlo con le parole di papa Francesco – artigiani di pace. Un passo importante per attivare percorsi di pace è riconoscere che ognuno di noi frequenta e alimenta logiche di guerra, di cancellazione dell’altro, di delegittimazione delle posizioni diverse dalle proprie. In ogni guerra c’è anche la nostra griffe. Bonificare le relazioni, accogliere le diversità, gioire per la presenza degli altri è fondamentale per immaginare possibilità di pace. Finché il cuore alimenta pensieri di guerra, immagina ritorsioni e vendette, frequenta rancori e gelosie, sarà difficile addivenire alla pace. Disarmare le nostre relazioni non è la classica goccia nel mare; è, invece, la concreta possibilità per ognuno di noi di offrire il proprio contributo per tornare ad immaginare l’umanità come la casa comune di donne e uomini che si riconoscono sorelle e fratelli. Questa è la sapienza che i dominatori di questo mondo non conoscono, regalata a noi, grazie allo Spirito Santo, dal Cristo Crocifisso. Di questa sapienza, che non è del mondo, fa parte il ricorso pieno di fiducia alla preghiera.
Gesù nel Vangelo ci ricorda: “Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.” Mt 18,19 e ancora: “Se avrete fede pari a un granellino di senape, potrete dire a questo monte spostati da qui a là ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile.” Mt,17,20

Papa Francesco, in un’udienza del mercoledì del maggio 2020, affermava: “Se anche quasi tutti si comportano in maniera efferata, facendo dell’odio e della conquista il grande motore della vicenda umana, ci sono persone capaci di pregare Dio con sincerità, scrivendo in modo diverso il destino dell’uomo”.
Andrea Riccardi, citando il teologo riformato K. Barth ci ha ricordato: “Dio non è sordo, ascolta agisce. Egli non agisce allo stesso modo se preghiamo o non preghiamo. C’è un’influenza sull’azione di Dio…”; aggiungendo subito dopo l’annotazione: la preghiera cambia la storia. Non perdiamo l’occasione di prendere sul serio l’inaudita forza della preghiera che per i potenti del mondo è debolezza. Preghiamo gli uni per gli altri perché, come ci ricorda la prima lettera di Giovanni, passiamo dalla morte alla vita, amando i fratelli.

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