Le dichiarazioni dei vertici del Sait hanno messo in luce tutta la cruda verità che riguarda l’esternalizzazione del magazzino: chi non vuole adeguarsi sarà licenziato, con buona pace dei valori e della tradizione solidaristica che il modello cooperativo dovrebbe rappresentare. Nei fatti, non si è mai arrivati ad una vera trattativa e i 75 lavoratori sono messi con le spalle al muro e lo spauracchio del licenziamento che incombe, cupo, su di loro. In tutto ciò pesa il silenzio della Provincia che, nei mesi scorsi, si è limitata a qualche fugace e sporadico incontro con le parti. Non è però troppo tardi per provare a ricomporre la situazione.
L’ultimatum del licenziamento al 30 giugno è semplicemente l’ennesimo tentativo da parte dell’azienda di forzare la mano con i lavoratori, ma i termini di legge prevedono che vi siano 75 giorni di trattativa sindacale. Auspico quindi che la Provincia si attivi subito per fare sentire, forte, la propria presenza e la propria voce al tavolo negoziale al fine di lavorare su garanzie e clausole sociali che non gettino 75 lavoratori, 75 famiglie trentine (in un periodo di forti difficoltà per tutti, meno che per il Consorzio Sait a vedere dai bilanci), nel limbo della precarietà.
*
Consigliera Alessia Ambrosi
Gruppo consiliare Fratelli d’Italia