Il 27 settembre l’assessore Gerosa ha risposto all’interrogazione sugli “Effetti collaterali della didattica digitale” presentata dal consigliere Degasperi il 21 maggio. Fin dagli esordi del suo mandato, l’assessore ha ribadito la necessità di garantire agli studenti il “diritto alla disconnessione”.
Nella risposta si legge che il tema è «centrale nell’agenda dell’Assessorato», e si parla «del registro elettronico e altre piattaforme, che sono diventate “invasive” nelle vite dei ragazzi, che per ottemperare ai propri obblighi si sentono in dovere di essere “connessi” h24, 7 giorni su 7».
A un anno dal suo insediamento, che cosa ha fatto l’assessore per far valere questo diritto? Avrebbe potuto chiedere agli insegnanti di far annotare i compiti a casa tramite il “diario”, anziché assegnarli tramite il «registro elettronico e altre piattaforme». Non l’ha fatto.
Così come – ha fatto sapere – non intende recepire la direttiva ministeriale che vieta l’utilizzo dei dispositivi digitali nelle scuole primarie e secondarie di primo grado. Risulta quindi evidente che “il diritto alla disconnessione” sbandierato dall’assessore è un esercizio di retorica, svolto a fronte di una sofferenza giovanile che sta assumendo proporzioni allarmanti.
Ma – risponde l’assessore – «il Comitato tecnico scientifico di IPRASE recentemente nominato è composto da professionisti di levatura nazionale e internazionale». Sarà interessante osservarne l’operato, dal momento che l’audizione dei loro omologhi – effettuata dalla settima commissione del Senato della Repubblica già nel 2021 – ha portato a concludere che «il digitale sta decerebrando le nuove generazioni», perché ha le «stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche della cocaina».
È chiaro che abbiamo a che fare con un grave e urgente problema di salute pubblica. Sarebbe dunque auspicabile che anche l’assessore alla sanità, Mario Tonina, si esprima in merito a questa problematica.
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Elena Adami
Presidente di Onda
