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L'INTERVISTA

INTERVISTA “OPINIONE” A MARINA MATTAREI * COOPERAZIONE E PRESENZA TERRITORIALE: « FOCUS SU, SPOPOLAMENTO, CASSE RURALI, VALORI SOCIALI, AUTONOMIA »

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09.19 - mercoledì 22 febbraio 2023

INTERVISTA PRESIDENTE MARINA MATTAREI

Di Luca Franceschi

 

 

1) SPOPOLAMENTO PUNTI VENDITA CONSUMO
Presidente Mattarei, i piccoli supermercati del sistema cooperative nelle aree montane faticano a reggere la concorrenza ed i costi di gestione: fino a che punto è giusto che i punti vendita rischino perdite di esercizio per svolgere la “funzione sociale”, di cui la cooperazione trentina da anni cerca il concretamento.

Sono trascorsi 130 anni da quando anche il Trentino, con tutte le sue comunità montane, conobbe i benefici derivanti dalla costituzione delle Famiglie Cooperative, strumento di riscatto economico, sociale e culturale, proprietà collettiva dei Soci fondata sulla mutualità interna e sulla responsabilità sociale. Oggi viviamo un contesto economico, sociale e culturale profondamente diverso d’allora, eppure le Famiglie Cooperative continuano a garantire con la loro attività di approvvigionamento di beni alimentari e relazionali le risposte ai bisogni delle persone, forniscono servizi primari per le comunità più fragili, smentendo, di fatto, la teoria economica secondo gli enunciati della quale questo modello non può garantire la sostenibilità dell’impresa.

Certo, il modello organizzativo delle Famiglie Cooperative si è progressivamente evoluto, anche attraverso processi di fusione societaria, di efficientamento delle reti di vendita ed acquisizione di sempre maggiori competenze sia da parte degli Amministratori che delle strutture operative. E certamente è ardua la sfida di dover competere in un mercato sempre più spregiudicato, dove spesso l’unico valore appare rappresentato dal prezzo più basso; in realtà l’unico vantaggio competitivo per le Famiglie Cooperative consiste nel saper testimoniare la propria distintività valoriale, favorendo quella coesione sociale necessaria per il rilancio costante di un nuovo patto di comunità, dove ciascuno è chiamato a fare la propria parte.

Se si persegue questo obbiettivo, con determinazione e con stile cooperativo in collaborazione con i Soci in primis, le istituzioni locali e provinciali e con il mondo dell’associazionismo, non corrisponde al vero che i piccoli punti di vendita non siano sostenibili. Purché sia sempre, tenacemente e immutabilmente, il senso del noi e del bene comune ad essere perseguito, contrastando il vero pericolo della nostra Autonomia: l’individualismo.

 

 

2) CHIUSURA SPORTELLI CASSE RURALI
Anche gli sportelli degli istituti bancari stanno subendo (anche nel capoluogo Trento) riduzioni di presenza sul territorio: quanto è ipotizzabile che per pochi clienti resti aperta una filiale in un piccolo paese? Quale è il giusto parametro di ottimizzazione tra presenza e costi di impresa?

Credito e consumo sono di fatto sovrapponibili come modello di cooperazione di servizio o di utenza, dove per entrambe le basi sociali il rapporto mutualistico non si sviluppa attraverso il lavoro e il reddito che ne deriva. Con i limiti che le generalizzazioni portano con sé, si può ben evidenziare il fenomeno che i Soci di entrambi i settori, nel mentre aumentavano nel numero sin oltre i centoventimila, perdevano via via la piena consapevolezza del loro ruolo, rinunciando di sovente ad esercitare le prerogative spettanti, di diritto/dovere di partecipazione democratica innanzitutto all’Assemblea e alla vita della cooperativa in generale; complice anche un eccesso di tecnicismo  nella presentazione dei bilanci, soprattutto in ambito Casse Rurali, ma in taluni casi anche a causa di gestioni poco trasparenti quando non scorrette, è iniziato un lento processo di scollamento tra Soci e loro Amministratori, nel  quale, inevitabilmente, anche le scelte strategiche o di riorganizzazione aziendale non sono state più condivise nello sviluppo dei rispettivi processi.

Ecco allora che le scelte di riduzione di taluni servizi di sportello bancario, motivate evidentemente dall’esigenza di efficientamento, vengono percepite dai Soci come una deprivazione dello spirito originario del credito cooperativo, alimentando ancor più il sentimento di alienazione, pernicioso per qualunque cooperativa. Soci e clienti vengono troppo spesso ad identificarsi, rendendo il rapporto Socio/Cassa Rurale  del tutto asimmetrico e non più all’insegna della reciprocità. La ricerca dell’equilibrio tra sostenibilità aziendale e mutualità e responsabilità sociale, pur difficile come si è detto per il consumo, è vitale anche per il credito e la sua distintività.

 

 

3) BANCA REGIONALE
Il Presidente Giorgio Fracalossi ha battezzato la fusione tra Cassa di Trento e Novella Alta anaunia bancaria la «Banca per il Trentino Alto Adige – Bank für Trentino-Südtirol»: lei, reputa fondata la reazione del Presidente Roberto Simoni, di Federcoop, che ha criticato la scelta di Fracalossi? (che è anche presidente del gruppo nazionale Ccb).

Perché, mi chiedo, tanto scalpore? Io non sono affatto stupita, come probabilmente non mi scandalizzeranno altre tappe future del processo industriale riorganizzativo del credito, innescato, è bene ricordarlo, dalle decisioni assunte da tutto il credito cooperativo in attuazione della riforma avviata nel 2016. Un percorso tribolato, quello sì, dove qualunque dibattito, approfondimento, valutazione dei potenziali rischi per la mutualità e la territorialità ed individuazione delle possibili tutele, richieste di chiarimento sui ruoli e le responsabilità in un’ottica di sistema sono stati snobbati e boicottati con un’arroganza inaudita. Dove l’emarginazione progressiva delle Federazioni delle Casse Rurali e BCC ha impedito quell’azione di lobby sindacale che avrebbe inciso efficacemente sulle norme di proporzionalità da applicare alle Casse Rurali, in grado di tutelarne la biodiversità e non costringerle a fondersi per non sparire come abbiamo visto in questi anni.

Partiamo dai nomi e dai simboli: quante voci sdegnate si sono levate quando la Cassa Rurale di Trento, unica tra le consorelle trentine, si è scrollata di dosso quell’atavico “rurale”  rimanendo una semplice Cassa ? quante reazioni all’eliminazione del logo delle Casse Rurali in virtù di un anonimo cubo di CCB accompagnato eventualmente (per concessione d’autonomia alle singole CR) da altre simbologie creative individuali? quale scalpore alla comunicazione di recesso dalla Federazione nel 2018 di CCB?  quanto sconcerto si manifestò quando nel 2019, unilateralmente, CCB comunicò alla Pat e a Banca d’Italia, ignorando la Federazione, che anche le Casse Rurali non sarebbero più state qualificate a carattere regionale, in quanto associate al Gruppo Bancario e quindi soggetti vigilati significativi?

E potrei continuare con ulteriori passaggi documentati di spregio istituzionale alla Federazione, narrati con la favoletta buona per i bimbi dei difficili rapporti personali dei Presidenti Fezzi prima e Mattarei poi con i vertici di CCB! Mi permetto di esortare tutti coloro che, in virtù dei rispettivi ruoli istituzionali, hanno sin qui plaudito per convincimento o per opportunismo o per pavidità ed ignavia al processo di mutazione genetica cui si è voluto sottoporre il credito cooperativo, a continuare per coerenza quegli stessi atteggiamenti di corresponsabilità e a rispolverare un’antica virtù qual è quella del pudore, tacendo.

Non è certo da oggi che la Federazione della Cooperazione non ha più alcuna voce in capitolo circa la strategia del credito,( come su tutti gli altri settori peraltro) e i tentativi per riportare ad essa dignità ed onore istituzionali sono stati brutalizzati dagli stessi che ora si stracciano le vesti! Se, come ebbe a sentenziare un consigliere federale, oltretutto non rappresentante del credito, all’alba dell’operazione Carige di CCB dello stesso Presidente Fracalossi, era doveroso suonar le campane a festa in quanto trentini, applichi ora lo stesso metro di giudizio il Presidente Simoni su questa operazione di fusione e di espansione che ha la stessa matrice: logica bancaria di sviluppo, né più né meno, alla quale auguro di cuore maggior successo rispetto all’avventura ligure.

 

 

4) SCELTE AUTONOME E CONDIVISE
Lei che ha guidato la Cooperazione trentina -prima dell’attuale presidente Simoni- come distribuisce gli equilibri tra le aspettative di via Segantini (“Le scelte siano condivise, procediamo insieme come insegna la cooperazione…”) con la visione più imprenditoriale di chi -alla guida di una Cassa- rivendica invece elementi di indipendenza (richiamandosi all'”autonomia decisionale del Cda”)?

L’architrave della struttura organizzativa della cooperazione trentina risiede nell’esercizio responsabile dell’autonomia delle singole cooperative in un’ottica di sistema. Affinché questo fondamentale principio possa declinarsi compiutamente, e al netto di comportamenti personalistici, è necessario che ogni anello della filiera abbia chiaro il senso di sé, per poter interpretare al meglio la propria responsabilità nei confronti degli altri. Il vero vulnus del sistema cooperativo è rappresentato dal disordine istituzionale in atto, nel quale versa proprio la stessa Federazione, alla quale spetterebbe il ruolo fondamentale della sintesi, anche strategica, per lo sviluppo del movimento. Le cose poi si complicano ulteriormente quando, oltre a non aver elaborato la propria vision aziendale, (presumo sia ancora vigente la vision federale elaborata, condivisa e approvata all’unanimità a fine 2019 dal Consiglio presieduto dalla sottoscritta) questa classe dirigente non è nella condizione di esprimere l’autorevolezza e la credibilità necessarie causa la discrasia tra le dichiarazioni di principio e le azioni.

 

 

5) COOPERARE COSTA DI PIU’?
Attuare oggi i princìpi fondativi di don Lorenzo Guetti, nel mercato di consumo e di credito, comporta maggiori oneri in termini di tempi e di costi? L’impresa privata, sganciata dalla logica “di gruppo” comporta -secondo lei- il potere disporre di mani più libere e disinvolte, rispetto a chi cerca i valori condivisi?

Su questo tema bisogna sfatare un grande equivoco, quello di pensare che si possano o si debbano applicare le stesse regole della società di capitale all’impresa cooperativa adducendo che è il mercato che lo impone, pena il suo fallimento; questa teoria, di gran moda in taluni momenti storici e attuata da molti a livello manageriale equivale ad una forzatura del modello cooperativo che, prima o poi, finisce con lo snaturarlo, al punto da privarlo di quel vantaggio competitivo che viceversa ne attesta tutto il valore, anche e nonostante il mercato. Al punto di averne ottenuto il riconoscimento di rango costituzionale. E’ proprio dal rispetto pieno della sua natura (mutualità, senza scopo di lucro,) che deriva il successo di questa particolare forma d’impresa, indicata come terza via economica tra liberismo e statalismo, di un’attualità straordinaria.  Certo, i processi decisionali sono meno veloci in quanto necessitano di maggiore concertazione, il rispetto degli statuti e delle norme non consente scorciatoie. Le organizzazioni a movente ideale come le cooperative devono lasciarsi guidare e perimetrare nella loro azione da linee guida che possono a volte apparire come anacronistiche, ma che alla prova dei fatti ci dicono quanta strada in più si possa fare andando insieme e non da soli, magari con quel passo cadenzato e solido del montanaro.

 

 

6) VALORI NEI FATTI
Ad oggi, presidente Mattarei, sia nelle valli trentine che nel capoluogo, quali reputa siano i valori etici, deontologici, comportamentali, sindacali ancora integri rispetto agli esordi della Cooperazione più di cent’anni fa, e quanti invece stanno subendo erosione?

Sono convinta che l’anima cooperativa trovi sempre persone, contesti e modalità per esprimersi in tutto il suo potenziale. Nonostante tutto. E’ questo fuoco che motiva ancora oggi migliaia di cooperatori e cooperatrici trentini ad agire in coerenza all’impianto valoriale originario. Il galantomenismo a prova di bomba di guettiana memoria non è un retaggio del passato, anzi, è presente ed opera ancora nel terzo millennio con le cooperative che continuano a dare risposte ai bisogni delle persone, che rispettano tutti i loro portatori d’interesse, dai Soci ai collaboratori, dai fornitori ai territori. La buona reputazione è il patrimonio principale di ogni azienda, a maggior ragione per quelle cooperative che rappresentano un patto fra generazioni e che hanno la responsabilità di costruirne lo sviluppo all’insegna della sostenibilità; ecco perché è così importante testimoniare con le azioni l’adesione valoriale e quando si sbaglia, perché il rischio di errare è insito nel fare, si dimostri che lo si è fatto per “umana fragilità” e non per “umana malizia”. Ai Soci spetta l’onere di controllare l’operato dei propri Amministratori, quando riconoscessero in loro questa seconda natura umana, hanno il dovere di sostituirli. Perché senza lo scambio mutualistico attraverso la reciprocità la cooperativa non può definirsi tale, diventa qualcos’altro di non ben riconoscibile.

 

 

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Marina Mattarei è Presidente della “Famiglia Cooperativa vallate solandre”, già Presidente della “Federazione trentina della Cooperazione”

 

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