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L'INTERVISTA

INTERVISTA A SEN. CONZATTI (IV) * TRENTINO E PNRR : « FUGATTI? MENO CONCERTI E PIÙ MATRICE EUROPEA / SPAZIO AI GIOVANI CHE HANNO RINUNCIATO AL FUTURO / PIÙ DONNE AL LAVORO O PESANTI RISVOLTI ECONOMICI »

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07.07 - sabato 23 ottobre 2021

Di Luca Franceschi

 

Senatrice Conzatti, nei giorni scorsi Cgil Cisl e Uil hanno avanzato alla Giunta della Provincia autonoma di Trento la richiesta per avviare un’interlocuzione sul Pnrr: condivide questa proposta dei sindacati trentini?

Come sostengo da tempo, le ricadute che il Piano nazionale di Ripresa e resilienza (Pnrr) potrebbe avere sul Trentino sono rilevanti. Pertanto trovo più che corretta la richiesta avanzata dalle segreterie locali, da Grosselli, Bezzi ed Alotti. Quello che mi stupisce, invece, è che a porre l’accento sulla necessità di cavalcare questa occasione irripetibile non sia stato il mondo della politica locale o, quantomeno, quella che pro-tempore governa il Trentino.

 

 

Secondo lei la Giunta Fugatti sta facendo abbastanza a riguardo, per ottenere finanziamenti governativi dal Pnrr?

Io dico che non è il momento di dare la precedenza ad iniziative ludiche come concerti, Festival di vario tipo e vari tagli dei nastri. Tutte le energie, invece, devono essere focalizzate su questioni prioritarie, non di contorno. È mutato il paradigma: il Trentino non è più quel territorio che eccelle grazie al governo dell’autonomia: il Trentino ora può, e deve, eccellere realizzando il Pnrr nella sua intera portata e aggiungendovi la forza, gli interventi e gli investimenti dell’autonomia.

È sostanziale la differenza e sono diverse le condizioni di contorno per realizzare i due paradigmi: se per il primo potevano bastare una narrazione molto concentrata sull’autonomia e partiti locali radicati, per portare il Trentino nell’epoca del Piano nazionale di Ripresa e resilienza serve invece respirarne la matrice europea, conoscerne i contenuti e realizzarlo.

 

 

Quindi, senatrice, nel concreto quali elementi sarebbero da concretare secondo lei?

Servono partiti connessi ai grandi dibattiti nazionali, europei ed internazionali. È evidente a tutti che ci troviamo in un momento storico in cui è in atto un profondo cambiamento e che occorra quindi agire con tempismo. Serve anche una classe dirigente all’altezza delle sfide. Abbiamo esperienza concreta della differenza tra avere un Governo improvvisato ed uno che sa quello che fa e sa quello che va fatto, come accade con il Governo di Mario Draghi. E noi – a livello di Provincia autonoma di Trento, non possiamo certamente avere aspettative meno ambiziose per il governo di una Autonomia speciale.

La crisi sanitaria vissuta in pandemia è in fase di risoluzione, ma non superata, perché solo il 50% della popolazione mondiale è vaccinata ed il rischio di varianti non può quindi essere escluso. Così come il crollo economico: per l’Italia ha significato un meno 8,9% di Pil ed è ì in fase di riassorbimento grazie al rimbalzo del 6% nel 2021 e quello del 4,7% previsto per il 2022, ma per superare la crisi e assicurarci la sostenibilità del debito pubblico serve una crescita strutturale pari almeno al 2%. La traduzione di quest’ultimo dato numerico in parole è una sola: “Realizzare quanto i fondi a disposizione del Pnrr mettono a disposizione”. Per questo una delle nostre priorità politiche deve essere quella di diffondere la cultura del “Next Generation Ue”.

 

 

Lei sia come parlamentare di Italia Viva che come Segretario della Quinta Commissione permanente (Bilancio) del Senato della Repubblica, quale visione ha per sviluppare l’opportunita Pnrr?

Coinvolgendo tutto il tessuto sociale della Provincia. Tutti hanno il dovere e il diritto di essere informati sul Pnrr. Per questo Italia Viva del Trentino ha proposto un percorso di incontri chiamati “Filò”, così che l’agenda Draghi basata sul Piano nazionale di Ripresa e resilienza possa diventare patrimonio diffuso.

Il Piano italiano è infatti basato su un progetto di investimenti di 235 miliardi per trasformare l’Italia. In cinque anni ciascuno nel proprio settore è chiamato a realizzare le sei missioni: avviare cantieri per costruire nuovi spazi, nuove reti di comunicazione, diverse modalità di organizzare il lavoro e le produzioni, diffondere competenze e ricercare nuove soluzioni per vivere in un mondo che cambia, riconnettere periferie e aree degradate, dare cura personalizzata alle persone.

E se non ne saremo in grado, vorrà dire che avremo fallito l’ultimo grande obiettivo, riducendo l’Italia a gestire un debito non sostenibile e ad assistere, impotenti, a denatalità e disimpegno.

 

 

Senatrice Conzatti, lei ha una percezione pessimista in merito?

Non è pessimismo ma realismo. Così come è realismo dire che quel famoso cambio di paradigma, che i tre obiettivi trasversali del Pnrr chiedono di realizzare, è politico. Infatti l’Italia -e naturalmente il Trentino- possono farcela se risolvono tre grandi nodi politici: la riconnessione dei territori rimasti indietro, come dare spazio e voce a quel 30% di giovani che ha rinunciato ad essere futuro e la consapevolezza che le donne sono il vero patrimonio inespresso. Se davvero il modello di società dei talebani è opposto al nostro, dimostriamolo offrendo alle donne la parità di accesso ai ruoli per i quali sono più pronte di molti uomini e la reale possibilità di essere ovunque desiderino.

Affinché il Trentino sia nel solco del Pnrr servono azioni opposte a quella di chi vuole abrogare Leggi, come quella sulla doppia preferenza di genere, che garantiscono il rispetto del principio costituzionale della parità di accesso alle cariche elettive politiche.

Molti territori italiani si stanno preparando con determinazione al Pnrr, mentre il Trentino -ancora- no. Da un lato i populisti non aprono il confronto di merito né con i sindacati e le parti sociali né con le altre parti politiche ed inoltre non ispirano le loro Manovre di bilancio alle 6 missioni e ai 3 obiettivi trasversali. E dall’altro lato “i localisti” pensano che ripristinando ricette di autonomia già sperimentate si possa tornare ai bei tempi andati. Sono entrambi degli illusi.

 

 

Dottoressa, come ipotizza lo sviluppo economico del Trentino? Provincia di Trento player che si trova a competere con forti aree industriali confinanti…

L’unico modo che il Trentino ha di avere ancora un futuro d’eccellenza è affrontare il dato di realtà di un territorio che da quasi 20 anni cresce meno dell’Alto Adige, innova in molti àmbiti meno della regione Lombardia e intraprende -mediamente- meno del Veneto. Per non rimanere schiacciato il Trentino ha bisogno urgentemente di tuffarsi nel grande progetto del Pnrr e metterlo in azione. Essendo consapevole che potrebbe anche non bastare perché il contesto geopolitico dalla gestione dei confini all’approvvigionamento delle materie prime e dei prodotti energetici così come la gestione mondiale della pandemia, sono variabili endogene che ogni previsore fatica a calibrare.
In più di una occasione, in questi ultimi dodici anni di politica, mi sono trovata nella condizione di scomodare le consuetudini, con avvertimenti suonati in tempo utile per essere còlti.

 

 

Da trentina, ma anche da parlamentare che opera a Roma, quale formula politica reputa possa essere la più indicata per una realtà locale inserita nel contesto europeo?

L’attaccamento a questa terra mi impone, ancora una volta, di dire che il Trentino visto da Roma ha assunto una traiettoria preoccupante. C’è urgenza di agganciare le grandi direttrici verso le quali si stanno muovendo le istituzioni europee, il G20 a presidenza italiana, la CoP26 (la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – ndr) co-presieduta da Italia e Regno Unito, la Conferenza sul futuro dell’Europa. Sapendo che una delle questioni di maggiore urgenza è il superamento del diffuso e dissimulato paternalismo, che sta compromettendo il quadro macroeconomico dell’Italia. Solo per citare la situazione del mercato del lavoro, deve essere chiaro che la non presenza delle donne pari a quella degli uomini sia per quantità che per ruolo, ha pesanti risvolti sul piano economico, della natalità e quindi previdenziali e sociali.

Ed è proprio in quest’ottica che le raccomandazioni adottate dal “G20 Women“ assumono rilevanza strategica anche per il Trentino, indicazioni internazionali che pongono vari obiettivi, tra i quali quello che «Entro il 2030 le donne debbano comporre almeno il 40% di tutti gli organi di governo pubblici e privati» e  che «Vengano concessi punteggi extra negli appalti pubblici alle aziende che rispettano la parità di genere». L’evoluzione del contesto è chiara, ed è il momento che anche il Trentino la interpreti.

 

 

 

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