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LIBRI * “TRA NOI UOMINI”: INTERVISTA ALL’AUTORE MARCO PONTONI: « FOCUS SULLA “QUESTIONE DEL MASCHILE “, IL ROMANZO È EDITO DA “NUTRIMENTI” »

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10.03 - mercoledì 21 giugno 2023

 

Intervista di Luca Franceschi

È uscito per “Nutrimenti” di Roma il romanzo di Marco Pontoni che affronta la questione del “maschile”: tre uomini in cerca di se stessi. Ne parliamo con l’autore, proprio in un’epoca dominata dalle scrittrici (quattro su 5 al finale dello Strega quest’anno).  Ma gli uomini di Pontoni sono piuttosto lontani dagli stereotipi di genere, come quello della “mascolinità tossica”.

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Un libro che parla di uomini e che non si concentra sulla violenza o sul patriarcato. Pontoni, non è un pensiero controcorrente?
Quando ho concepito questo romanzo, più o meno all’inizio del secondo lockdown, venivo da una serie di letture di scrittrici che mettevano al centro personaggi femminili: Annie Ernaux, assai prima del Nobel, Rachel Cusk, a cui ho rubato un esergo, Teresa Ciabatti e così via. Ho pensato che sarebbe stato interessante scrivere una storia fatta di personaggi maschili, ma senza ritornare al tema, già ampiamente trattato, dell’uomo violento, predatore, che pure, come sappiamo, esiste eccome. Stando alla mia esperienza, il maschile non è tutto così, per fortuna.

 

Chi sono allora gli uomini del romanzo?
Sono uomini complessi. Due di loro, Enzo, il narratore, e Andrea, il suo migliore amico, all’inizio sono due studenti, che crescono a cavallo fra gli anni 70 e 80. Il terzo, Antonio, padre di Andrea, ma che diventa una sorta di padre d’elezione per Enzo, è un pittore, anarchico, appassionato, ed è proprio questo ad affascinare Enzo. Sono uomini egoisti, ma anche capaci di grandi slanci. Uomini mossi da appetiti sentimentali e sessuali, e che al tempo stesso, qualche volta, hanno provato il desiderio di cambiare il mondo, almeno in piccolissima parte. Per quanto intuiscano già in partenza che è uno sforzo probabilmente velleitario.

 

Uomini non ripiegati su se stessi?
Esatto. Uomini che comunque si sentono parte di qualcosa, se non della Storia almeno della loro epoca. Non sono cresciuti nella stagione dei social, non sono così autoreferenziali. Anche se ad esempio Enzo, il giornalista, prova subito i siti di dating per procurarsi degli incontri.

 

Il romanzo inizia negli anni 80, e poi prosegue fino a i giorni nostri. È un affresco generazionale?
Sì e no. Ci sono tante cose che hanno segnato quell’epoca, la musica, le ragazze dark, i telefoni a filo, la grande nevicata dell’85. Ma il tema trattato è quello dell’amicizia, con le sue ambiguità, i non-detti. Come tale è un tema universale. Comunque penso che la generazione del 68 e degli Anni di Piombo sia stata raccontata moltissimo; non così invece quella che è venuta dopo, che è quella di cui parlo.

 

Che importanza hanno i luoghi?
Sono una grande fonte di ispirazione. Parte dell’azione si svolge a Bolzano, una città di confine, incerta fra identità diverse. In questo rispecchia l’io narrante, che fa fatica a prendere posizioni nette, definitive. Ma ci sono anche Roma, la città del Potere, Perugia, la città della Pace (ma qui anche molto sensuale), l’Africa, il Medio Oriente. E la montagna.

 

Anche se ci sono dei colpi di scena, “Tra noi uomini” è molto centrato sulla psicologia dei personaggi. Come si bilanciano questi due ingredienti?
Sono portato per una tipologia di romanzo “verticale”, dove l’esplorazione dei personaggi, della loro interiorità, ha la precedenza sulla trama. Ma ho fatto mia una lezione che ho ricevuto da uno scrittore affermato: non trascurare la dimensione orizzontale, quella che fa girare la pagina al lettore.

 

Potremmo definire Enzo, Andrea e Antonio uomini in cerca di se stessi. Che cosa trovano?
I loro limiti, innanzitutto. I sensi di colpa. La solitudine. Però i miei personaggi si definiscono anche in base ai loro rapporti con le donne, per quanto complicati possano essere

 

Marco Pontoni è un giornalista, è nato a Bolzano, e si divide fra il Trentino e l’Umbria. Quanto c’è di autobiografico in questo romanzo?
Ho fatto mia la grande lezione: scrivi di cose che conosci. Ma questo non è un romanzo autobiografico. Ho prestato a Enzo, e anche agli altri personaggi, compresi quelli femminili, delle parti di me. Ma in definitiva io credo nel romanzo d’invenzione, non nell’autofiction o nel memoir. Nell’invenzione si è più veri, è lì che si è pienamente se stessi.

 

 

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Marco Pontoni. “Fra noi uomini”, Nutrimenti, Roma, prima edizione aprile 2023.

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