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LETTERE AL DIRETTORE

ZENI (PD) * AUTONOMIA: « ASCOLTARE NON È SOLO PERCEPIRE UN FATTO SONORO, LA SCELTA DI QUESTA GIUNTA È STATA MUOVERSI ATTRAVERSO FORZATURE ALIMENTANDO CONFLITTUALITÀ E TENSIONI »

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06.29 - sabato 18 luglio 2020

Ascoltare non è solo percepire un fatto sonoro. Per mesi il Presidente Fugatti e gli altri esponenti della maggioranza leghista hanno dichiarato che si sarebbero contraddistinti per la capacità di ascolto, caratteristica carente nel centrosinistra, in quanto meno presente nei momenti conviviali sul territorio.

Dobbiamo riconoscere che in molti bar e locali la presenza leghista è costante, e questo è sicuramente un merito che va riconosciuto. Però se l’ascolto si limita alla percezione di un fatto sonoro, serve a ben poco. Quello che manca totalmente è il passaggio al dialogo, ossia al confronto nel merito sui diversi temi, non tanto con le opposizioni politiche ma con chi in quei settori opera, conoscendone opportunità e limiti.

Lasciamo stare i settori che si è voluto ideologicamente e simbolicamente punire, come quello del rapporto con gli stranieri residenti in Trentino, con una rinuncia stupida – e ad avviso di chi scrive contabilmente illegittima – ad 1 milione di euro per progetti di lingua e formazione, sordi alle spiegazioni sui benefici per i lavoratori italiani e per il sistema trentino da parte di chi opera nel settore.

Concentriamo gli esempi a settori più “neutrali”.

Pensiamo alla norma – introdotta con un emendamento notturno ed impugnata dallo Stato perché con ogni probabilità illegittima – che stravolge il ruolo dei segretari comunali, che da garanti dell’imparzialità della pubblica amministrazione diventano uomini di fiducia del sindaco di turno, senza un progetto di riforma complessivo e con il parere contrario dello stesso Consiglio delle autonomie.

Pensiamo alla legge – introdotta con una procedura di urgenza non giustificata ed illegittima per stessa ammissione del Presidente Fugatti – sulle domeniche chiuse, alla vigilia di una crisi economica che rischia di essere molto dura, sordi alle istanze dei tanti operatori che chiedevano un confronto nel merito, per condividere una norma flessibile e non uno sciocco automatismo dall’alto.

Altra forzatura, la decisione, senza alcun confronto con gli interessati, di estendere al sabato l’orario di lavoro dei dipendenti pubblici. L’impressione è che l’obiettivo sia solo simbolico, per mostrare efficientismo, alimentando il malumore verso la burocrazia, secondo la vecchia tecnica di propaganda dell’individuare una categoria su cui concentrare la rabbia repressa. Dalla politica ci si aspettano invece confronto ed approfondimento, un progetto complessivo su cui discutere, in modo da motivare migliaia di persone che sono essenziali al funzionamento del sistema trentino e devono essere considerati un fattore di competitività. In tal modo, anche se in tutto il mondo ormai si è compreso che la pubblica amministrazione deve acquistare flessibilità e muoversi per obiettivi e risultati e non per formalismi, forse si sarebbe trovata anche un’apertura intelligente rispetto agli orari da parte dei lavoratori.

La prossima settimana sarà discusso in aula un ddl sulla ricerca che ha come punto forte la rivisitazione del cda della Fondazione Mach, togliendo dall’alto la maggioranza alle categorie dell’agricoltura, per lasciare il pieno potere alla giunta provinciale, escludendo la cooperazione agricola.

In assenza di proposte in merito alle comunità di valle, che la Lega ha più volte dichiarato di voler chiudere, un articolo in assestamento di bilancio si limita a commissariarle dall’alto, rimandando ad un’ipotetica futura legge una proposta di riforma che ancora non c’è: il Consiglio delle autonomie chiede di tirare fuori le idee di riforma, dopo due anni di governo, se mai ci fossero, invece di commissariare.

Gli ultimi esempi di questi giorni riguardano la sanità, in assestamento di bilancio, e non con specifici disegni di legge, che consentirebbero un percorso di confronto ampio. Così si sopprime l’Osservatorio della salute, spostandone le funzioni in azienda sanitaria, probabilmente perché l’attuale esecutivo non riesce ad apprezzare l’importanza di dati e trend in materia di salute, che dovrebbero orientare la programmazione dell’assessorato.

Addirittura con un emendamento si stravolge l’assetto delle case di riposo, senza alcun confronto con quel mondo, accentrando sull’azienda sanitaria tutta la direzione medica. Questa scelta è grave per le modalità adottate, prima ancora che per il merito. La Lega si è sempre opposta ad ogni proposta di riforma organica del sistema case di riposo, che prevedesse un rafforzamento della loro capacità di rete, dentro un disegno che le integrasse maggiormente con tutto il sistema socio sanitario. Un’opposizione giustificata da un principio di radicamento territoriale, che per loro si traduceva discutibilmente nell’avere decine di case di riposo con consigli di amministrazione indipendenti ed autonomi. Ora, probabilmente per allontanare il rischio di responsabilità – sicuramente politiche, non sappiamo se anche giuridiche – rispetto ad un tardivo coordinamento da parte della Provincia nella gestione del covid, si introduce una disposizione che sembra dire: “poiché siete state voi, case di riposo, a essere responsabili dei problemi legati al covid, e non noi Provincia, accentriamo tutto sull’azienda sanitaria”. Non si può gestire in questo modo un settore tanto delicato, inserendo disposizioni avulse da ogni progettualità di sistema, che stravolgono il modo di operare di strutture in cui vivono persone bisognose di relazione, oltre che di prestazioni sanitarie.

La scelta di questa giunta sino ad ora è stata quella di muoversi attraverso continue forzature, spesso ideologiche, alimentando conflittualità e tensioni, peraltro in un momento storico molto delicato dal punto di vista economico e sociale.

L’alternativa è la politica del dialogo, inteso come confronto nel merito nei diversi settori su proposte di sistema capaci di motivare gli interlocutori su progetti che restituiscano prospettiva e fiducia. Rivendicando il dovere della politica di scegliere, certo, ma dopo un percorso aperto, approfondito e trasparente.

 

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Luca Zeni

consigliere provinciale Partito Democratico del Trentino

 

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