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LETTERE AL DIRETTORE

ZANELLA (FUTURA) * DDL ZAN: « VA APPROVATO COSÌ COM’È, IL PARLAMENTO DEVE ASSUMERSI LA RESPONSABILITÀ DI FARE FARE UN PASSO AVANTI A QUESTO PAESE »

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11.21 - lunedì 17 maggio 2021

Oggi è la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, istituita dall’Unione Europea nel 2007 in ricordo del giorno in cui, nel 1990, l’OMS rimosse l’omosessualità dal novero delle malattie mentali. Questa ricorrenza non viene ancora riconosciuta ufficialmente nel nostro Paese, ma a breve le cose potrebbero cambiare. Se in Senato si concluderà l’iter del disegno di legge Zan, infatti, anche le Istituzioni e le scuole italiane celebreranno questa Giornata con eventi informativi e culturali per l’inclusione e contro l’odio verso le persone LGBT+.

Oltre a ciò, il ddl Zan prevede che l’omobitransfobia, la misoginia e l’abilismo siano riconosciuti come moventi dei crimini d’odio, una proposta che non nasce oggi, ma che nel nostro Paese ha una storia lunga almeno venticinque anni. Le proposte per l’allargamento delle tutele antidiscriminatorie alle persone LGBT+ hanno dovuto affrontare nei decenni la durissima opposizione della Cei iniziata ai tempi della proposta di Vendola, lo snobismo parlamentare nei confronti della riforma dell’articolo 3 della Costituzione di Franco Grillini, le pregiudiziali di costituzionalità al ddl Concia, gli inaccettabili compromessi al ribasso sulla proposta di Scalfarotto e oggi i dubbi strumentali del femminismo essenzialista sul ddl Zan.

Ne abbiamo viste e sopportate tante, troppe, ma oggi la possibilità concreta di chiudere finalmente questa partita durata un quarto di secolo si fa concreta. Tutto dipenderà da come si comporteranno i gruppi parlamentari che, almeno sulla carta, sostengono il ddl Zan. Modicare il testo di fatto lo affosserebbe, perché renderebbe necessario un ulteriore passaggio alla Camera, oltre al rischio di snaturarlo come già avvenuto nella scorsa legislatura. Chi, anche a sinistra, si adopererà in tal senso non farà altro che prestare il fianco alle destre, impedendo per l’ennesima volta al Paese di avanzare in tema di diritti umani, prima ancora che civili, in particolare in termini di giustizia, libertà e uguaglianza.

Giustizia. Questa proposta di legge non fa altro che estendere i moventi dei crimini d’odio già individuati nelle differenze etniche e religiose dalla legge Reale-Mancino, anche al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità. Su questo punto, l’obiezione che già esistono le aggravanti per motivi abietti è del tutto infondata, perché se una persona picchia una coppia di donne solo perché si baciano, commette un reato che trova la sua motivazione nella lesbofobia, reato che non si sarebbe mai vericato senza questo movente. Inoltre i crimini d’odio sono crimini che nel colpire una persona colpiscono un’intera comunità d’appartenenza, ingenerando un clima culturale regressivo e di paura.

Libertà. Lungi dall’essere la legge bavaglio che cercano di vendere le destre, il ddl Zan nulla c’entra con la libertà di espressione, come precisa anche l’articolo 4 dello stessa proposta di legge. Va semplicemente a punire le offese e la propaganda d’odio fondata su omobitransfobia, misoginia e abilismo, come già si sta facendo oggi con razzismo e antisemitismo, sui quali non sono state sollevate tutte queste obiezioni. Come tollerare ancora insulti intolleranti che non permettono di controargomentare? Questo è il tema. Perché sentirsi dire “frocio di m….” lascia disarmati, umiliati, senza possibilità di controbattere. Cosa c’entra tutto ciò con la libertà di espressione?! Per rendere ogni persona libera di essere se stessa la libertà non può essere assolutamente libertà di offendere e umiliare.

Uguaglianza. Il ddl Zan rappresenta un passo in avanti nella direzione dell’attuazione dell’uguaglianza sostanziale prevista dall’articolo 3 della Costituzione. Per questo è bene che sia stato ampliato alle discriminazioni legate a sesso, genere e disabilità e non può certo escludere le questioni legate all’identità di genere, come auspicherebbe un certo femminismo (?) essenzialista e transescludente, che vorrebbe le differenze di genere ridotte solo a differenze biologiche, riportandoci indietro di almeno sessant’anni. Un minoritarismo che invece di andare nella direzione dell’inclusione rischia di alzare nuovi steccati ed escludere.

Per tutte queste ragioni il ddl Zan va approvato così com’è. Il Parlamento deve assumersi fino in fondo la responsabilità di far fare un passo avanti a questo Paese, perché adesso il tempo è davvero scaduto.

 

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Paolo Zanella
Consigliere provinciale di Futura

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