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LETTERE AL DIRETTORE

WWW.TRENTINOLIBERO.IT * CAUSA SCHMID-TAVERNA: « IN TRIBUNALE A TRENTO PER RACCONTARE LA VERITÀ SUL 30 LUGLIO, IL MAGISTRATO SI È RISERVATO DI DECIDERE »

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09.05 - giovedì 21 luglio 2022

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Nella causa Schmid-Taverna, l’occasione per riscrivere il 30 luglio.

Trento, 20 luglio 2022. – di Carlo Martello

Ieri, davanti al Tribunale di Trento, si è consumata l’udienza avente per oggetto l’ordinanza di ammissione della prova testimoniale. Il magistrato si è riservato di decidere.

Di cosa scriviamo, presto detto. La causa è stata promossa da Sandro Schmid (attore) nei confronti del nostro Direttore Claudio Taverna (convenuto) per un articolo da lui scritto nel lontano novembre 2011.

Non vogliamo entrare nel merito della causa per non interferire sul suo svolgimento.

Ci basta però affermare che questa causa offrirà l’occasione per raccontare la verità sul 30 luglio 1970, che tra qualche giorno, ricorderemo nel suo 52° anniversario.

Approfittiamo per un sintetico racconto di quei fatti per smentire le falsità che si sono scritte, tanto da trasformare le vittime in aggressori.

Ecco dunque l’occasione del processo per raccontare in tribunale la verità sul 30 luglio 1970 e il contesto storico politico di quella stagione.

Gli accadimenti di quel periodo sono il frutto della situazione storico-politico-istituzionale dell’Italia e del Trentino. Dopo il c.d. boom economico degli anni 60, alla vigilia della congiuntura negativa del successivo decennio, e a cavallo tra il primo e il secondo, succedono due eventi che hanno di molto condizionato la seconda metà del 900: la contestazione giovanile nelle università e nelle scuole con la nascita del movimento studentesco (1968) e l’autunno caldo (1969), quando il rinnovo dei contatti collettivi, in primis quello dei metalmeccanici, sono causa ed occasione di una violenta azione sindacale, caratterizzata da occupazioni, con interruzione di pubblici servizi, di ferrovie, strade e ed autostrade, mentre manifestazioni e cortei quasi ovunque e giornalieri paralizzano la vita sociale ed economica nazionale.

Quel clima provoca la recrudescenza della lotta politica che diviene sempre più dura con numerosi atti di violenza, estesi e diffusi sul territorio nazionale: è la stagione degli “anni di piombo” con la comparsa delle BR, quando Renato Curcio e Margherita Cagol, studenti della Facoltà di Sociologia di Trento, sognano di abbattere, con la lotta armata, lo Stato borghese, in nome della rivoluzione proletaria.

Naturalmente quel clima si respira anche in Trentino. Inoltre, gli anni 60 sono caratterizzati dal terrorismo secessionista altoatesino, che, all’inizio degli anni 70, porta alla riforma istituzionale dell’ autonomia regionale, con il trasferimento, in larghissima parte, delle competenze legislative e amministrative dalla Regione alle due Province: di fatto lo Statuto di autonomia diviene provinciale.

In questo quadro, già negli anni 60, quelli del boom economico, l’economia nazionale e trentina vivono, usando un termine di strettissima attualità, la “transizione” da società agricola a società industriale.

Già dal 1964 con il primo Piano Urbanistico Provinciale (Kessler-Samonà) si stabilisce legislativamente, con le previsioni di sviluppo economico, la pianificazione urbanistica del territorio.

Già in essere, a partire dagli anni 30, nella valle dell’Adige, alcuni importanti insediamenti industriali, ai quali sono affiancati a partire dalla metà degli anni 60, altre presenze di consistenti dimensioni anche sul piano occupazionale.

Tra questi lo stabilimento IGNIS di paron Borghi.

Alla presenza dei maggiorenti democristiani nazionali e provinciali, il 24 maggio 1969, è posata la prima pietra del nuovo stabilimento a Spini di Gardolo.

L’on. Piccoli, in quell’occasione, definisce l’insediamento come la “cattedrale del lavoro”.

A fine dicembre 1969 lo stabilimento è pronto, mentre nei primi mesi del 1970, avvia la produzione. Si prevede l’assunzione di 1.500 lavoratori (in realtà sono occupati un po’ meno). Gli operai, la maggior parte giovani, sono residenti in Trento e nel suo entroterra, ma molti provengono dalla periferia, dalla Valle di Non, dall’Altopiano di Pinè, dalla Val di Cembra, dalla Valsugana, tutti sprovvisti di professionalità perché prevalentemente agricoltori o figli di agricoltori.

Sono quindi avviati a corsi di formazione organizzati a negli stabilimenti IGNIS di Biandronno e Cassinetta (VA).

La CISNAL (oggi UGL), sindacato nazionale dei lavoratori maggiormente rappresentativo, opera in tutta Italia, ma non in Trentino, dove viene costituita l’8 febbraio 1970. Alla reggenza provinciale è chiamato Ferruccio Taverna, mentre come sindacalisti operano Gastone Del Piccolo e Claudio Taverna.

Immediatamente scatta l’organizzare il sindacato. Per quanto riguarda l’IGNIS, Gastone Del Piccolo e Claudio Taverna, più volte si recano a Biandronno e Cassinetta, dove si stanno formando gli operai trentini, raccogliendo numerose adesioni grazie ai nostri volenterosi attivisti.

Nella primavera del 1970, come previsto dal ccnl metalmeccanici, viene indetta un’assemblea congiuntamente da FIOM (CGIL) FIM (CISL) UILM (UIL) e FENALME (CISNAL) (il ccnl non prevede assemblee disgiunte) dei lavoratori IGNIS nella sala mensa all’interno dello stabilimento. Alla riunione partecipano Giuseppe Mattei (FIM), Sandro Schmid (FIOM), Livio Del Buono (UILM), Gastone Del Piccolo e Claudio Taverna (FENALME).

La CISNAL ha successo perché il tentativo delle altre sigle di far contare l’adesione dei lavoratori non riuscì. La maggior parte di loro si ferma ad ascoltare gli esponenti del sindacato nazionale. D’altro canto le maestranze non essendo politicizzate sono interessate al confronto.
Da allora, per la vigenza contrattuale che impedisce l’assemblea in convocazione disgiunta, la stessa non viene più convocata fino all’entrata in vigore dello Statuto dei Lavoratori (L. 20 maggio 1970 n. 300).

Il 22 giugno 1970, il rappresentante sindacale FENALME-CISNAL Ermes Cecchin chiede alla IGNIS, in nome e per conto del sindacato, l’autorizzazione a tenere all’interno dell’azienda un’assemblea per il 25 giugno che viene negata.

La CISNAL si rivolge al Pretore di Trento con un formale ricorso. Il successivo 3 luglio il magistrato, dottor Andrea Pagano, pronuncia la seguente sentenza:
“Il Pretore di Trento….ritenuto che l’art.20 della legge 20.5.1970 n. 300 prevede il diritto di riunione per tutti gli operai; che tali riunioni possono essere indette singolarmente o congiuntamente dalle rappresentanze sindacali aziendali nell’unità produttiva e che pertanto anche la ricorrente CISNAL ha tale diritto; ritenuto che i motivi addotti dalla S.P.A. Ignis non sono validi, in quanto le altre associazioni sindacali non possono impedire le riunioni indette dalla CISNAL; letto l’art. 28 della citata legge, ordina alla S.P.A. Ignis Stabilimento di Spini di Gardolo di consentire le riunioni organizzate dalla CISNAL a norma di legge”.

Forte della sentenza, la CISNAL rinnovella, tempestivamente, la richiesta di riunione che la IGNIS autorizza.

Purtroppo l’assemblea non ha luogo, perché ai sindacalisti nazionali Del Piccolo e Claudio Taverna è impedito l’accesso alla fabbrica da un picchetto formato da attivisti confederali aderenti a FIOM, FIM, UILM e da militanti di Lotta Continua della Facoltà di Sociologia, un sodalizio rinnovato anche negli anni successivi.

Sia nel primo caso come nel secondo, con strumenti e modalità diversi, alla CISNAL è negato un diritto costituzionalmente legittimo confermato dal magistrato.

Allora la CISNAL chiede per la terza volta l’autorizzazione all’assemblea che è concessa dalle ore 13.00 alle ore 14.00 per il primo turno e dalle ore 14.00 alle ore 15.00 per il secondo turno, il 30 luglio 1970.

Nell’occasione, Del Piccolo e Taverna Claudio varcano il cancello, entrano nella fabbrica e accedono alla sala mensa dove si svolgono le assemblee. E’ tutto tranquillo ma si respira una certa tensione. Pochi istanti prima dell’inizio, qualcuno entra di corsa nel locale urlando trafelato “i fascisti hanno ucciso un operaio”……
Succede un parapiglia tra iscritti e simpatizzanti della CISNAL e altri operai della triplice sindacale. Costoro, attuando un piano premeditato, hanno di fatto impedito lo svolgimento dell’assemblea.

Gastone Del Piccolo e Claudio Taverna lasciano il locale e si dirigono nel piazzale dove i tafferugli riprendono nella confusione più totale: il cambio turno mescola gli operai che uscivano con quelli che entravano.

Del Piccolo corre a Trento per riferire l’accaduto all’avv. Mitolo consigliere regionale del MSI e al dottor René Preve Ceccon segretario della federazione missina di Trento che si recano a Spini di Gardolo per accertarsi dell’accaduto.

Sono prontamente riconosciuti dai facinorosi: Ceccon viene colpito alla testa….. il commissario di De Luca della Questura di Trento lo carica in macchina e lo porta in ospedale, mentre Mitolo e Del Piccolo “sono catturati” e costretti, alla testa del corteo di essere immondi, scortato dai vigili urbani, alla gogna da Spini di Gardolo alla città, senza l’inspiegabile intervento della forza pubblica. Vennero liberati solo 7 ore di calvario.

Il giorno successivo, il ministro dell’interno Restivo rimuove il commissario del governo, il questore, il comandante dei CC per inefficienza

Ma la stampa, tranne poche lodevoli eccezioni, anziché raccontare i fatti con onestà intellettuale trasforma le vittime in aggressori, falsificando la verità.

Dopo 12 anni dai fatti, ecco la sentenza della Corte d’appello di Venezia n. 981 del 26 maggio 1982 che condanna i sindacalisti Giuseppe Mattei e Orlando Galas e altri 38 imputati colpevoli del reato di sequestro di persona aggravato e continuato nei confronti di Mitolo e Del Piccolo.

 

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