Gentile direttore Franceschi,
sul tema delle riforme elettorali, totali, parziali poco importa, si è costruita spesso la stessa retorica. È quella dello stato emergenziale, della ingovernabilità, della necessità di porre così fine alla crisi dell’istituzione paralizzata da strumenti vecchi e superati.
L’evoluzione della legge elettorale in Trentino è passata dal sistema austriaco, al fascismo, al proporzionale puro nel dopoguerra, fino alla introduzione di meccanismi maggioritari e dell’elezione diretta del presidente. Rispetto al resto d’Italia il Trentino rappresenta un unicum nel suo percorso: lo sverniciamento dell’indispensabile utensile elettorale, con modifiche al fine di elevarne il livello di funzionale compromesso, ha una storia politica locale che almeno su questo, fino ad ora, ha generato sì discussioni, ma mai lacerazioni.
Come è giusto che sia, trattandosi di tema politico che ha nella sua incidente tecnicalità una necessaria, indispensabile, costitutiva ratio condivisiva. Se privata di questa componente di condivisione super partes, diventa strumento politico contingente per l’interesse momentaneo solo di quella maggioranza che lo vota. La legge elettorale non può essere trattata come una delibera, la costruzione di un ponte, o la previsione di uno sbancamento. Interventi anche solo emendativi di leggi elettorali, appartengono cioè a quella sovranità di norme concettualmente pietrificate, unanimemente cogenti, che devono ambire a durare nel tempo ed a costituire basi stabili di una democrazia.
È una narrazione questa che ci rimanda ad attori politici, penso al 2003 con l’elezione diretta del Presidente, semplicemente avvertiti della loro responsabilità, capaci di capire che esiste un ruolo istituzionale che sovra-ordina ogni altro. Capaci di comprendere che la legittimazione popolare non rende politicamente opportuno tutto: è il politico strutturato che ne decide il confine, fuori da logiche istantanee di scambio.
La improvvisazione, o peggio ancora la furbata o imboscata istituzionale, che affronta il regolamento consiliare con lo stile dello slalomista padano poco avvezzo agli impegnativi pendii dolomitici, non può essere punto di equilibrio per una pace politica dialettica, senza la quale vige la legge del più forte e non della migliore soluzione. Una procedura d’urgenza sulla riforma parziale della legge elettorale incontra queste normali caratteristiche di equilibrio, condivisione, lungimiranza, opportunità? È un provvedimento utile alla comunità o è ad personam? Esiste una emergenza terzo mandato o si tratta di una convenienza terzo mandato?
Tra le ipotetiche dieci emergenze politiche percepite dalla comunità, entra la emergenza terzo mandato o non piuttosto è urgente che questo secondo mandato soddisfi le promesse fatte solo un anno e mezzo fa? C’è in corso un atto di destrezza politica dal carattere di ammortizzatore politico, o si è valutato uno scenario futuro utile alla comunità trentina di cui semplicemente non è stata offerta notizia alcuna? Sono domande che serenamente dovrebbero trovare risposta e rispetto, perchè la legge elettorale non è un affare di maggioranza ma di tutti.
Fuori ovviamente da ogni valutazione, che nulla rileva, sul lavoro dell’ attuale Presidente. Non è infatti in corso un referendum di metà mandato; in ballo vi è invece la reale natura emergenziale di un atto legittimo quanto temerario stante la contrarietà di Fratelli d’Italia, il suo carattere strutturale e non contingente, il quadro di impellenza collettiva.
È l’assenza di chiarezza che allarma, ma soprattutto l’uso muscolare dei numeri, che tutto autorizza, secondo l’attuale logica romana. Ma questa logica non è per noi modello: ce lo dice la storia della nostra Autonomia, che ha costruito le sue fortune ed evitato precipizi epocali attraverso la valorizzazione del “genere” minoranza in senso lato, in una logica di confronto anche aspro ma non di scontro.
La nostra comunità infondo questo chiede: di poter essere messa al corrente di quale emergenza sottenda ad uno stato di procedura d’urgenza legislativa. Non farlo porterebbe alla emersione di una logica mercantile della politica, che dopo l’improvvido auto aumento di qualche settimana fa, fungerebbe da ulteriore spallata alla credibilità del sistema.
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Walter Pruner
Trento