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LETTERE AL DIRETTORE

WALTER PRUNER * PATT: «PARTITO MONOLITE CHE NON TOLLERA LE MINORANZE INTERNE, NON PUÒ NÉ ATTRARRE FORZE FRESCHE NÉ MATURARE SOGNI»

Scritto da
23.29 - giovedì 20 marzo 2025

Gentile direttore Franceschi,

allego quanto oggi pubblicato sul quotidiano l’Adige, anche per consentire la visione ai lettori di Opinione.

Walter Pruner

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Cosa stia succedendo agli Autonomisti, dove vadano, con chi vadano, perché vi vadano, perché ancora una volta vi vadano divisi, è una domanda che si stanno ponendo in molti. Questa tornata elettorale sta vedendo di tutto: alleanze con Fratelli d’Italia, alleanze contro Fratelli d’Italia, nel centro sinistra, contro la Lega, a fianco della Lega. Addirittura a Trento nel centro destra le Stelle alpine col candidato del centro destra civico, cui si contrappone la razione “K” degli autonomisti berlusconiani stivalati, a sostegno della candidata di coalizione.

Un caro amico di lunghissima militanza autonomista mi ha detto: “Spiegami, non capisco, ho perso il filo”. Ma visto che di psicodrammi non mi intendo ed anche il compianto neuropsichiatra Franco Basaglia qui sarebbe messo duramente alla prova, azzardo solo un sommesso contributo, certamente non risolutivo.

Con il Blockfrei gli autonomisti hanno tentato di giustificare nel tempo la politica del tamburello. Ma questo è un Blockfrei mascherato in salsa sudtirolese, applicato in un contesto opposto a quello di Bolzano. E già qui individuiamo il primo passaggio critico: mutuare modelli uguali per contesti diversi. Lo affermava già don Lorenzo Milani: “Non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra diversi”.

 

Un breve rimando storico.

La prima metà degli anni ‘90 rappresenta per l’autonomismo trentino un passaggio decisivo: si perpetuò la frantumazione dell’ idea di grande forza autonomista popolare, territoriale e laica. Era il tempo dell’illuminata segreteria Patt di Cesare Moreni, abbattuto nella sua proposta riformatrice dalla tranciante svolta dell’ Abete: uno dei ciclici progetti di insufflazione dorotea in territorio autonomista. Il soccombere di quell’esperienza innovatrice ad opera di resistenze interne al Partito allora soverchianti e predisposte a proposte floreali di alto fusto, più che di alto lignaggio politico, aprirono spazi a quella che sarà poi la Margherita.

Un’ occasione storica persa dagli Autonomisti, le cui conseguenze sono a tuttora vivide. Successivamente, in presenza di robuste risposte elettorali, come certamente fu il 17,55% del 2013, sette seggi più altri due in corso di Legislatura, il percepito politico diffuso prevalente fu sempre quello di un ruolo vicario e non tracciante nel governo della politica provinciale.

Tornando all’oggi. In casa autonomista però niente, né una Fiuggi né una Bolognina: in alternativa, estate 2023, una balneare conferenza stampa al Bicigrill e una estiva assemblea a Lavis con testimonial terzi. Dunque, un cambio epocale, quello dell’abbandono di ogni discriminante nazionalista e sovranista, nello scemare di un crepuscolo politico di mezza estate.

Ma la storia, che non fa sconti, presentò invece il conto, di lì a qualche mese, ottobre 2023 con un inedito, “zeru tituli”, nessun tesserato Patt a Piazza Dante: la genesi di una impostura. Vi è per concludere il tema di un preteso monopolio autonomista in capo ad un’unico partito.

Il partito monolite che non tollera e non riconosce le minoranze interne non può né attrarre forze fresche né maturare sogni. Individuare, il parere traverso, come una traversia ha provocato l’allontanamento “spintaneo” di fatto di intere classi dirigenti del Partito, tesserati, militanti e simpatizzanti, in una terra di tanti “Cincinnato” autonomisti. E’ il frutto di processi unificatori per accorpamento ed annessione che hanno portato alla cortocircuitazione del sistema interno al Partito.

Ora, la pars construens. Basterebbe intanto ripartire dai concetti fondativi che hanno caratterizzato da sempre l’agito autonomista, che non è nazionalista, sovranista, razzista, anti europeista, egoista. È solidale, identitario, laico, mutualistico, ambientalista: ma soprattutto fa della diversità, della specialità, un tratto distintivo che arricchisce e non sminuisce.

Chi è fuori da questo perimetro non è migliore o peggiore, semplicemente è un’altra cosa. Al di là dunque del gattopardismo coalizionale, rimangono due strade: quella minimalista, dell’ attuale nichilismo evaporativo, di comprimariato, che comunque resisterà sempre quanto la sua irrilevanza. E questa è una via.

Altra strada, è quella di stampo federativo, con l’ambizione di un campo autonomista aperto, rivolto a forze diversamente autonomiste, ma che sulla citata base di valori c’è. Chi legittimamente la rifiuta, per costoro beh, largheggiando, si riconosca pure in un “autonomismo”, ma non scherziamo, che sia rigidamente virgolettato.

 

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Walter Pruner

Trento

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