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LETTERE AL DIRETTORE

WALTER PRUNER * PARTECIPAZIONE AL VOTO: « BAROMETRO SUL FUTURO DELLA NOSTRA AUTONOMIA, PER AIUTARCI A COMPRENDERE SE SIAMO (SE LO SIAMO) MIGLIORI O SOLO DIVERSI »

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05.33 - venerdì 23 settembre 2022

Nella tornata elettorale nazionale più impegnativa di questo terzo millennio il Trentino è chiamato ad uno sforzo di originale risposta: quello di confermare una presenza massiccia ai seggi elettorali.

Che il partito dell’astensione rappresenti la prima forza anche in una Terra di autogoverno come la nostra, non sarebbe un segnale positivo. Sarebbe un indicatore di infezione profonda. Di più, da sempre e seppur con risultati non in continuità con quanto desiderato, abbiamo saputo fare fronte a fasi terribili. Al prodotto interno lordo del Trentino, che nel dopoguerra accarezzava i livelli minimi tra quelli dello Stivale, appena sopra quello della Basilicata, la popolazione riuscì a rispondere, nei decenni successivi, con una reazione popolare importante e decisa fino a portarci ad un rispetto nazionale di cui ancora in gran parte godiamo. Essa reazione partiva da una responsabilizzazione personale, attraverso un impegno radicato sul territorio ed all’interno di una solidarietà attiva e diffusa nel segno del cooperativismo guettiano, del volontariato, del coinvolgimento a diverso livello delle comunità locali.

L’esperienza asarina fu lì a dimostrare, nella drammatica fase di ricostruzione morale e materiale post bellica, che le piazze si potevano riempire di contenuti e non solo di gente, per la realizzazione di obiettivi politici comuni alimentati da sensibilità diverse. Esattamente il contrario di quanto sta prefigurando l’attuale panorama: obiettivi particolari alimentati da egoismi di parte. All’interno di una dimensione in cui la partecipazione politica delle diverse realtà comunali cresceva per qualità e responsabilità, il benessere fu il frutto di una fiducia diffusa senza la quale ogni sforzo sarebbe rimasto ai nastri di partenza.

Quel quadro di tollerante collaborazione politica che vide nel dopoguerra anche il Trentino capace di sinergie importanti tra le diverse grandi componenti, cattolica, laico socialista ed autonomista, pervade ancora di modernità un panorama attuale che non può permettersi derive o avventure scriteriate, litigiose, intolleranti, solitarie e dirigiste. Quel modello asarino rivisto e rivisitato ci sta ora virtualmente attendendo al varco, indicandoci una via che non potrà che essere guidata dalla consapevolezza che sulle grandi questioni, anche locali, lo scontro frontale può essere foriero solo di lacerazione e conflitto sociale. Il livello di guardia non è lontano e la radente fiducia popolare è uno degli indicatori decisivi veri con il quale la politica dovrà misurarsi. Partecipazione e responsabilizzazione in questa Terra hanno fatto la differenza e dovranno continuare a rappresentare punti imprescindibili. Spero.

Allo spirito fiduciario di allora, che non ha età, mi auguro sappia rifarsi anche la arrabbiata e stanca comunità trentina in questo 25 settembre, denso di paure prima ancora che di speranze: la partecipazione al voto costituisce non tutto ovviamente, ma certamente un barometro sullo stato futuro della nostra autonomia, per aiutarci a comprendere fino in fondo quanto, e se lo siamo, solo migliori, o solo diversi.

Quanto agli esiti di questo test elettorale, dalla qualità e quantità di recupero del rating fiduciario passa il futuro di una Terra che si sta avvicinando ad un bivio nazionale ora, locale nel 2023, decisivo. Arrivarci impreparati significherebbe consegnare una delega in bianco al sistema politico altro, quello dei mercati, della globalizzazione, che non fa sconti e conosce, imponendole, solo logiche economiciste e di rigore finanziario prive di interesse collettivo primario, specie in assenza di adeguati contrappesi. Un voto che sia tale sceglie, preferisce, sa anche sbagliare, ma interviene, non si nasconde e il tutto magari in attesa di un’ auspicabile riforma elettorale a doppio turno, che nei comuni ha già dimostrato di fare meglio di uno sbiadito “Rosatellum”.

Intanto però l’augurio che la Terra dell’autogoverno e della Autonomia non diventi la Terra della diserzione civile e del disimpegno elettorale me lo aspetto: rappresenterebbe almeno il minimo comune denominatore di una scommessa che prima ancora di partito è di Politica.

 

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Walter Pruner

Trento

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