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LETTERE AL DIRETTORE

WALTER PRUNER * CAUSA ATHESIA – ILSALTO: « COSPICUO IL MARGINE DI DISCREZIONALITÀ IN CAPO AI GIUDICI, NON È ASSOLUTO IL PUNTO DI CADUTA TRA LIBERA INFORMAZIONE E SENSIBILITÀ DELLA CONTROPARTE A NON ESSERE LESA NELLA REPUTAZIONE »

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13.32 - sabato 11 marzo 2023

L’ottimo avvocato Giancarlo Massari fa il suo mestiere, ed in qualità di difensore della casa editrice Athesia, nella causa per diffamazione intentata contro la cooperativa Demos2.0, editrice del giornale online Salto.bz, mette in campo tutto quello che è in suo potere per dimostrare l’esistenza di reati capaci di integrare i presupposti di tipo diffamatorio.

Duelli simili e già visti, troppe volte ingaggiati sulla verticale del nostro Stivale. Non solo a livello giuridico ma anche più apertamente politico: si ricordi il famoso “editto bulgaro” del 18 aprile 2002, quando l’allora presidente Silvio Berlusconi, durante una conferenza stampa in occasione di una visita ufficiale a Sofia denunciò quello che a suo dire, era stato “un uso criminoso” della TV pubblica da parte dei giornalisti Enzo Biagi, Michele Santoro e del comico Daniele Luttazzi, i quali, nei primi due casi, vennero per diversi anni esclusi dalla Rai per rientrarvi a seguito di controversie giudiziarie molto tempo dopo, mentre per il comico Luttazzi non vi fu mai più un suo inserimento, con proprio programma, in Rai.

Le denunce per diffamazione sono all’ordine del giorno all’interno di una comunicazione fatta, come in ogni ambito professionale, di professionisti più o meno validi, più o meno rigorosi, più o meno capaci come in ogni settore della vita non solo lavorativa ma sociale, familiare, pubblica.

Sorprende molto invece il contesto regionale in cui questa vicenda si sviluppa, all’interno di un singolare squilibrio di forze, tra Davide e Golia.

Verrebbe istintivamente da domandarsi se è sufficiente lo squilibrio in atto per determinare una sorta di scelta di campo, se ne ha senso, onde schierarsi. Non può essere questo il criterio perchè anche se si tratta di uno scontro titanico tra Davide e Golia ciò non toglie che un veleno è tale, sia se dispensato dall’imperatore nei confronti del suddito ma anche viceversa: in entrambi i casi l’esito è letale. Non può esserci distinzione. Se dunque eventuale adulterazione c’è stata non può essere la simpatia per il piccolo di famiglia o verso il patriarca a far pendere la bilancia: questo non rileva.

Forse giova constatare invece come sia cospicuo il margine di discrezionalità in capo ai giudici: il coefficiente di illiceità eventuale di un atto nel campo della informazione è troppo variabile e soggettivo, ed il punto di caduta tra libera e graffiante informazione e sensibilità della controparte a non essere lesa nella propria reputazione non è assoluto.
Da lettore preferirei davvero immaginare che è bello pensare ad una tastiera impermeabile alla falsità intenzionale, ma anche che chi traccia quell’inchiostro sulla carta o oggi in forma liquida del digitale non debba guardarsi le spalle.

Da lettore preferirei anche una maggiore morbidezza di rapporti tra i Davide e i Golia dell’editoria nostrana: le convulse dinamiche industriali, fatte di report economici, di vendite pubblicitarie, di numeri di impresa, di attivi e passivi, che stanno spesso alla base di queste azioni sproporzionate e rabbiose, si sa che possono esondare, ma evitiamo che formino una camicia di forza a danno di quella inderogabile serenità informativa che ci si aspetta.

Infondo anche qualche cortesia istituzionale, reciproca, tra grande impresa e piccola impresa cooperativa, può raggiungere una mediazione alta che anteponga al codice muscolare il muscolo dell’equilibrio. Ai giudici destiniate altri compiti, a noi lettori lasciateci quello di leggere, tutto.

*
Walter Pruner
Trento

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