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LETTERE AL DIRETTORE

WALTER PRUNER * AUTONOMIA: « I PARTITI HANNO ABDICATO ALLA RAGIONE SOCIALE, PER DEROGHE – COMMISSIONE DEI 12 – TATTICISMI – MACCHIAVELLISMI – ‘STATUTISMI’- NEGAZIONISMI – ‘TRATTATIVISMI’ »

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06.10 - sabato 31 dicembre 2022

Raramente si ricorda un quadro politico tanto disgregato ed incerto, in questo terzo millennio, capace addirittura di reggere per gravità il confronto coi momenti più difficili della democrazia del secolo scorso.È arrivata in Trentino all’ esame di governo, per la prima volta, una coalizione a trazione leghista con una maggioranza che solo la Democrazia Cristiana dei tempi migliori aveva nei numeri raggiunto ed anche superato.

Alla faccia di chi rivendica un’assoluta originalità politica del Trentino rispetto al resto d’Italia, i dati dicono altro. Ci si avvicina all’ inverno caldo con un Trentino sostanzialmente omologo da un punto di vista politico coalizionale a Roma. La destra al Governo qui come a Roma, Fratelli d’Italia al governo a Roma e qui organico alla maggioranza leghista, Forza Italia ridimensionata ma al governo a Roma come a Trento. Pd all’opposizione a Roma come a Trento, Cinque Stelle all’ opposizione a Roma come a Trento, così i Verdi. Questo sommariamente rispetto ai partiti rappresentati sia in Trentino che all’ombra del Colosseo.

Poi per quanto riguarda le tipicità trentine, le “specialità”, secondo alcuni, “le anomalie” per altri, a seconda dei punti di vista: il Patt, Casa Autonomia.eu, Progetto trentino, le diverse civiche, il laborioso Campo base o molti micro lodevoli tentativi di presidiare il territorio non valutabili se velleitari o realmente capaci di contare. La drammaticità dei temi sul campo riflette, alla pari, il franoso terreno su cui si sta esibendo nel suo complesso il quadro partitico locale. La gravità della situazione obbliga tutti gli attori ad un passo di forte responsabilità.

La severità del quadro non autorizza sconti ad alcuno e la gestione della nostra Autonomia non può permettersi balletti singoli, estemporanei, incapaci di capire che la balera politica è una e chi pensa di cavarsela da solo in ossequio a valutazioni che riguardano la propria forza di partito e basta non ha capito che il perimetro è ampio, ben oltre le singole parrocchie: la caduta sarebbe infatti collettiva, perché a rischio è la tenuta dei partiti stessi e poi della democrazia intesa come garanzia dei diritti costituzionali. Non c’è partecipazione popolare senza credibilità dell’attore politico, e non c’è dunque rappresentatività democratica senza partecipazione popolare.

Se ne deduce che la credibilità è al centro del sistema. Così come l’attore di rottura, il politico divisivo che improvvisa ruoli di mediazione non può non fare i conti con la coerenza del suo agire. Politica senza credibilità è dunque un ossimoro. Non c’è credibilità di sinistra, di destra, di centro, leghista, autonomista, ambientalista; la credibilità è, e basta. Come diceva il magistrato Livatino, importante non è credere ma essere credibili.

Ed appare dunque evidente che non c’è credibilità abdicando alle ragioni storico ideali che rendono stabile un partito: la perdita della bussola ideale di molti partiti è certamente una delle concause della loro pressoché azzerata appetibilità politica. La non chiara perimetrazione li rende sempre più vicini ad agenzie di interessi, nel migliore dei casi ad una sorta di patronato: non consentendo alla gente di comprendere quali siano le differenze di un partito dall’altro, e quindi il senso di una partecipazione.

Non si tratta dunque e solo di coalizioni contrapposte che andranno a misurarsi, più probabile a scontrarsi il prossimo autunno, ma di un un referendum sul senso stesso di una politica che se non stravolge se stessa rischia seriamente l’implosione. La scommessa di questo 2023 è quella del recupero della fiducia persa nei confronti del Partito, dei Partiti, nessuno escluso.

È il Partito come luogo di discussione che boccheggia anche al bordo della nostra piscina autonomista.  È il Partito come sede del dibattito, del confronto, dello scontro, della visione, dell’indirizzo, del bene comune, del sogno, della fiducia, della preparazione, che non è percepito dalla gente. Certo, in maniera difforme a seconda della condizione dei singoli partiti, e certamente non di tutti i singoli all’interno degli stessi. Ma la percezione complessiva, guai a fingere il contrario, è comunemente quella della sfiducia totale nel partito come nella politica quale soggetto affidabile e raccomandabile.

L’impressione è che le forze che hanno abdicato alla loro ragione sociale, per discutere di geometrie interne fatte di deroghe, Commissione dei 12, tatticismi, macchiavellismi, “statutismi”, negazionismi, “trattativismi”, si vadano a schiantare contro il giudizio fermo e netto degli altri.

Chi sono gli altri? Ma semplicemente coloro che lottano col peso del carrello della spesa, delle bollette, ma anche delle spese condominiali raddoppiate, del tasso variabile del mutuo impazzito, della visita oncologica a pagamento, delle coperte da casa in ospedale, dei super-conguagli Itea. La Piazza non pretende la soluzione a tutto, per carità, ma almeno la voglia di farlo nel solco di un disegno di massima. Non accetta che la politica giri le spalle al tema, perché questo è semplicemente inaccettabile.

 

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Walter Pruner

Trento

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