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LETTERE AL DIRETTORE

WALTER PRUNER * AUTONOMIA: « C’È INFLAZIONE VERBALE, UN TEMPO LA PAROLA VENIVA USATA POCO OGGI MANCA SOLO NEI MENÙ GASTRONOMICI »

Scritto da
08.07 - sabato 25 febbraio 2023

Gentile direttore Franceschi,

invio la mia nota pubblicata oggi sulla prima pagina del “Nuovo Trentino”.

Cordialità.

Walter Pruner.

 

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C’è un’inflazione che sfugge ai grafici, ma che sta intaccando in forma pesante l’economia politica della nostra provincia. Si tratta dell’inflazione verbale del termine Autonomia. Era un tempo una parola che veniva usata poco e con troppa prudenza. Oggi manca solo nei menù gastronomici, almeno al momento, ed è abusata come l’erba cipollina nei canederli o la cipolla nei soffritti. Ed in questo soffritto pre elettorale fatto di chi confonde la Melinda col cacao, lo strudel con la pastiera, lo strauben col risotto alla milanese, si staglia la ricetta delle ricette. Quella che ognuno modifica a suo piacimento come chi passa dalla carbonara col guanciale a metterci la mortadella o financo, si è letto in questi giorni, la nutella. Appunto la Autonomia come la nutella: buona, piace praticamente a tutti, versatile, dolce accattivante ma non accompagnabile ad ogni pietanza.

Ne parlano di Autonomia più o meno a sproposito partiti, sindacati, enti bilaterali, convegnisti di ogni dove, attori economici, finanziari, cooperativistici, sportivi, culturali, religiosi. Quando si esce dalla classica abusata “non ci sono più le quattro stagioni”, ecco che la tachipirina autonomista entra in soccorso ad ogni tipo di crisi, dalla crisi climatica a quella sanitaria, dal buco nell’ozono alla crisi familiare. Autonomia che diventa così la classica arma di distrazione di massa, da collante politico spesso, troppo spesso, per lacerarne dall’interno il suo senso vero ed autentico in favore di un vento che indifferentemente soffia ai quattro punti cardinali.Non c’è nulla di peggio che una ricetta jolly adusa ad ogni patologia: può portare al massimo ad un qualche effetto placebo, nella migliore delle ipotesi, ma a null’altro.

Nella evidenza assoluta che la stragrande maggioranza dei soggetti coinvolti in questa opera di stalking nei confronti del termine Autonomia la ritengono di fatto un contenitore adatto ad ogni stagione, giova credo fissare due linee di seta sottile sottile per carità, ma di confine, tra quello che l’ Autonomia può e non può essere. Imperversano sui social in questi giorni, ma non solo, nella vulgata politica, due termini orribili ai quali vedo non seguono risposte adeguate, appendici verbali che stanno passando come basilari in quel vocabolario populista e grezzo accostato al termine Autonomia. Si tratta di due aberrazioni che interne ad un certo autonomismo populista di maniera stanno insinuandosi con la facilità del coltello nel burro. Esse sono: filosofia e utile. Si scrive diffusamente ed a gerarchia di partito politica elevata che è ora di passare dalle parole all’azione, in sostanza dalla filosofia ai fatti, dalle parole ai “mistéri”, agli affari dunque, fuori da metafora. E non solo, il collante di questo autonomismo d’accatto, è soddisfatto all’ interno della politica “dell’ utile”, riducendo lo status di Autonomia a “tutto quello che è utile”: importante fare cioè quello che è utile non ciò che è giusto, nella logica di un individualismo becero in cui lo spazio per il vero interesse collettivo non esiste. All’interno di questo paradigma tra fare ed utile, in cui l’Autonomia è violentata da un fare egoistico, il senso stesso dell’ Autonomia precipita nell’ abusivismo politico ed ideale.

Una declinazione dell’Autonomia quale scorciatoia all’autogoverno che è dunque solo personale, circoscritta, e non collettiva. Ed in questa subdola dimensione in cui non trova spazio la gestione dello scartato, dell’attardato, del cittadino fragile o con limitate capacità performanti, si staglia l’abuso della nutella “Autonomia”: messa a casaccio ovunque, privata di carica politico-nutrizionale, spalmata indifferentemente sul pane del nazionalismo come dell’ antieuropeismo, dell’identitarismo come del neocentralismo, dello statalismo come del neo globalismo. Ma si tratta al massimo di una diserbante propaganda autonomista, capace di tendere tutt’al più ad un replicante leghismo, solo replicante e neanche originale.

 

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Walter Pruner

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