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LETTERE AL DIRETTORE

WALTER FERRARI * INDAGINE “PERFIDO’: « AL TEATRO DI LONA LASES (TN) “PER SFIDARLI DOBBIAMO IMPEGNARCI”, CON I RAGAZZI DELL’ISTITUTO “MARTINI” DI MEZZOLOMBARDO »

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07.25 - venerdì 24 marzo 2023

Gentile direttore Franceschi

le allego alcuni spunti relativi a Lona Lases e ad alcune iniziative collegate al territorio.

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Walter Ferrari

 

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Benvenuto a Lona-Lases, “una comunità sana”, sicuramente diversa da quelle della Calabria aspromontana e lontana dalle realtà siciliane di cui Sciascia ci ha raccontato. Qui non si dovrebbe nemmeno parlare di mafia, “La mafia vai a cercarla in Sicilia e non qui” mi disse qualche anno fa la ex sindaca di Albiano, funzionaria pubblica provinciale nonché imprenditrice del porfido.

Che questa sia “una comunità sana” lo hanno sostenuto tutti negli ultimi due anni, da quando l’indagine “Perfido” condotta dai Carabinieri del Ros ha scoperto proprio a Lona-Lases una probabile “locale di ‘ndrangheta”. Dagli amministratori provinciali ad autorevoli rappresentanti delle istituzioni statali, compresi i due commissari che si sono succeduti in questi due anni nel reggere le sorti di un Comune (che in due anni non è riuscito ad eleggere un’amministrazione comunale), tutti si sono affrettati ad individuare il “marcio” in una dozzina di calabresi.

Quanto sia sana la comunità lo abbiamo visto ieri sera quando, facendoci un grande regalo, i ragazzi di una classe dell’Istituto Martino Martini di Mezzolombardo hanno rappresentato al teatro di Lona: “Perfido: per sfidarli dobbiamo impegnarci”. Un’efficacissima rappresentazione teatrale liberamente ispirata all’indagine “Perfido”, a partire dall’episodio del sequestro e pestaggio di un operaio cinese avvenuto a Lases il 14 dicembre 2014.

Ebbene, in una sala gremita di gente, le persone di Lona-Lases erano soltanto 8, l’1% della popolazione residente. Una comunità sana e senza alcuna curiosità, soprattutto quando si parla di vicende che la riguardano! Forse sarebbe il caso di chiamare le cose col loro nome, una comunità indifferente in quanto “sottomessa” alla ferrea legge dell’”omertà”.

Non è un caso che proprio di “sottomissione” abbia parlato la Procura generale nel recente processo d’Appello, che ha confermato la condanna per “associazione a delinquere di stampo mafioso” emessa in primo grado nei confronti di uno degli imputati nel processo “Perfido”. Dunque una situazione del tutto diversa da quella dei paesi aspromontani o siciliani!

Un’altra considerazione s’impone però per aiutarci a capire. Nello spettacolo i ragazzi hanno messo in scena, dimostrando di aver ben compreso le vicende di cui narrano, l’unità d’azione che si è prontamente creata tra i “Brama Terra” locali e i “Senza Scrupoli” venuti da fuori, all’insegna del denaro e del potere, aggiungo io.

In questa unione, avvenuta ormai vari decenni addietro, così come nella lenta osmosi che ne è seguita, permeando le comunità locali dell’agire mafioso, penso vadano ricercate le cause che hanno trasformato la riservatezza montanara delle nostre genti in vera e propria omertà! L’indifferenza e la passività, che ne costituiscono gli ingredienti principali, sono dilagate sull’onda dei comportamenti messi in atto in questi anni da chi ha amministrato la cosa pubblica all’insegna della difesa di interessi particolari, con grande spregio per l’interesse generale.

Il boicottaggio delle nostre iniziative evidentemente risponde all’esigenza di delegittimare chi in questi anni, con grande fatica, ha segnalato le anomalie e non si è piegato alla regola dell’indifferenza. Un comportamento volto a preservare la cultura della rassegnazione e della sfiducia verso ogni possibile cambiamento, che risponde all’esigenza di preservare quella “zona grigia” tanto efficacemente rappresentata dai ragazzi quale elemento indispensabile a preservare logiche di comportamento corruttivo finalizzate al perseguimento di interessi spesso illeciti, quasi sempre a danno dell’interesse generale della collettività.

Ci incoraggia però l’attenzione inaspettata della scuola e della cultura e in particolare la presenza qui stasera di Paolo Squillacioti e, mediata dalla sua presenza quella del grande intellettuale siciliano Leonardo Sciascia. In questi paesi abbiamo faticato tanto ad ottenere, alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso l’istituzione di una Biblioteca comunale.

Qui torna prepotentemente la questione del controllo sociale, della disinformazione e dell’ignoranza voluta al fine di mantenere e rafforzare quella cultura dell’indifferenza indispensabile alla “sottomissione”. Da qualche parte ho letto che il “depauperamento culturale insito in una società corrotta” va annoverato tra “le cause dell’arretratezza della stessa”, di certo sta alla base dell’omertà!

Un sincero ringraziamento per il suo gesto di attenzione verso questa comunità a Paolo Squillacioti e ad Amedeo Savoia, che hanno favorito questo incontro.

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Walter Ferrari

 

 

 

 

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