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LETTERE AL DIRETTORE

WALTER FERRARI * COMMISSIONE ANTIMAFIA: « NICOLA MORRA (PRESIDENTE USCENTE) FU L’UNICA CARICA ISTITUZIONALE AD INTERESSARSI DELLE NOSTRE DENUNCE, È STATO VICINO AL “COORDINAMENTO LAVORO PORFIDO”»

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19.19 - venerdì 3 marzo 2023

Gentile direttore Franceschi,

 

le allego la mia “Nota intervento 2 marzo 2023” dell’incontro presso la sala di Rappresentanza al Palazzo della Regione, a Trento, in occasione della presentazione della relazione del Presidente uscente della Commissione Antimafia, Nicola Morra.

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Nel ringraziare Nicola Morra per essere venuto nuovamente a Trento non posso esimermi dall’esprimere il mio rammarico per il mancato accoglimento della proposta avanzata dal Clp un mese e mezzo fa nell’incontro con i capigruppo delle forze politiche in Consiglio provinciale. In quell’occasione avevamo chiesto al presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder di organizzare la presentazione della relazione della Commissione Parlamentare Antimafia invitando in una adeguata sede istituzionale il presidente uscente della stessa sen. Nicola Morra. Purtroppo anche stavolta chi rappresenta le istituzioni provinciali non ci ha dato ascolto e così ci troviamo qui stasera in una iniziativa di partito e come tale verrà facilmente bollata di intento propagandistico.

Tuttavia devo riconoscere come il M5stelle sia stata in questi anni l’unica forza politica a raccogliere i nostri appelli e a sostenerci, prima con l’on. Riccardo Fraccaro e il consigliere provinciale Filippo Degasperi (ora passato ad Onda Civica), oggi con Alex Marini.

Devo ringraziare per la sua vicinanza anche l’ex vice presidente della Commissione Parlamentare Antimafia della XVIIa legislatura dott. Luigi Gaetti. Comincerò col dire che per quanto riguarda le istituzioni dello Stato e della Provincia Autonoma di Trento, abbiamo avvertito in questi anni solo disinteresse, lontananza e addirittura ostilità nei nostri confronti. Unica eccezione la presidenza della Commissione Parlamentare Antimafia nella persona del sen. Nicola Morra, unica carica istituzionale a manifestare interesse per le nostre denunce e a dimostrare la sua vicinanza al Coordinamento Lavoro Porfido.

Ma come si spiega la lontananza, la freddezza e spesso l’ostilità da parte di coloro che hanno rivestito o rivestono tutt’ora cariche importanti nelle istituzioni statali e provinciali?
Non è facile rispondere ma è troppo facile parlare di sottovalutazione!

Trovo difficile accettare questa risposta proprio alla luce delle indagini condotte dai carabinieri del ROS, ai quali non posso che esprimere, anche a nome del CLP, profonda e sincera gratitudine.
Tale indagine ha, infatti, svelato retroscena inquietanti. Come, ad esempio, il fatto che quel Commissario del Governo al quale ci eravamo rivolti nel 2015, confidandogli i nostri timori rispetto alla presenza di “consorterie criminali” nel settore del porfido, si interfacciava nella vita privata con un personaggio chiave presente nell’inchiesta “Perfido”. Personaggio tuttavia non rinviato a giudizio davanti alla Corte d’Assise nell’omonimo processo, pure essendo stato oggetto della richiesta di misure cautelari disposte nell’ordinanza del Gip dott. Marco La Ganga del luglio 2020. Tra il 2014 e il 2020 ci siamo rivolti a varie sedi istituzionali, ignorando che Prefetti, vice questori, alti ufficiali della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e dell’Esercito frequentavano ambigue cene a base di carne di capra cucinata alla calabrese!

Ignoravamo che politici, primari ed ex primari ospedalieri e financo giudici con funzioni apicali nel Tribunale di Trento frequentassero tali convivi culinari. Come dimenticare le recenti vicende che, in connessione tra l’inchiesta “Perfido” e quella sull’acquisto di Feudo Arancio in Sicilia da parte di una nota cantina trentina, hanno portato all’allontanamento del presidente del Tribunale di Trento, del presidente della sezione penale e del sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello?

Siamo rimasti sconcertati nell’apprendere che chi rivestiva cariche apicali nel Tribunale fosse stato scoperto a dialogare amichevolmente con un soggetto che disinvoltamente conduceva attività corruttive ed era legato a due degli imputati di maggior peso nel processo “Perfido”; uno dei quali già condannato in primo grado a 10 anni, con rito abbreviato, per “associazione a delinquere di stampo mafioso”, come ha recentemente sottolineato in una conferenza alla Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento il dott. Roberto Pennisi, magistrato presso la Direzione Nazionale Antimafia. Una conferenza nella quale si è vantato dei risultati raggiunti anche il Procuratore di Trento Sandro Raimondi, verso il quale però non mancano da parte nostra i motivi di critica per la conduzione del processo “Perfido”.

Il quadro preoccupante sopra descritto diventa ancora più allarmante alla luce della discutibile, a nostro avviso, gestione della vicenda processuale, riguardo alla quale preferisco però non entrare
nel merito in questa sede per non prestare il fianco a facili accuse di strumentalizzazione a fini di propaganda politica di vicende giudiziarie. Mi limito pertanto a rinviare alle dichiarazioni fatte in una recente conferenza stampa dal sottoscritto e soprattutto dall’avv. Bonifacio Giudiceandrea. Aggiungo solo una nota relativa al fin qui mancato avvio di un procedimento giudiziario nei confronti degli ex carabinieri di Albiano (solo recentemente spostati da tale sede) per i fatti del 2 dicembre 2014, vale a dire il sequestro e pestaggio dell’operaio cinese Hu Xupai.

Un esposto-denuncia presentato dal compianto avv. Giampiero Mattei, al quale dedico un commosso ricordo, del 5 maggio 2016, rilevava: “la condotta anomala, se non illecita, tenuta dai Carabinieri della stazione di Albiano in occasione dei fatti del 2 dicembre 2014”. Ebbene, ci risulta che soltanto nel dicembre 2020 si sia provveduto ad interrogarli da parte della Procura. Interrogatori dai quali sono emerse con chiarezza le condotte illecite ipotizzate dall’avv. Mattei.

Nonostante ciò, siamo a marzo 2023 e di procedimenti a loro carico non si ha notizia: perché? Per parte nostra non ci stancheremo di dire che l’agire mafioso non si combatte esclusivamente nelle aule di giustizia, ma si contrasta sul piano politico e culturale all’interno della società.

Di certo non può esserci efficace contrasto laddove sul “bene comune” prevale l’ideologia dell’arricchimento individuale a qualunque costo. Laddove non si agisca quotidianamente perché i principi costituzionali vengano pienamente rispettati ed attuati.

Con questo concludo e ringrazio di cuore Nicola Morra.

 

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Walter Ferrari Trento

2 marzo 2023

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