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LETTERE AL DIRETTORE

TRANSDOLOMITES * CORONAVIRUS E QUALITÀ DELL’ARIA: GIRARDI, « DA ANNI PUNTIAMO IL DITO SULLA NECESSITÀ DI INVESTIRE IN MODO CORAGGIOSO SU NUOVI MODELLI SOCIO-ECONOMICI-AMBIENTALI »

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09.57 - domenica 22 marzo 2020

Coronavirus, qualità dell’aria. Non abbiamo più alibi. La storia ci dà ragione: purtoppo. Scontata indifferenza della politica, economia e tanta pubblica opinione, Transdolomites da anni punta il dito sulla necessità di investire in modo coraggioso su nuovi modelli socio-economici-ambientali.

Urgente e strategico l’investimento nel settore dei trasporti, energia etc… Difendere l’idea di un trasporto ferroviario diffuso nelle Dolomiti e nelle Alpi Centrali e oltre non ha come priorità quello di attirare qualche turista in più, ma di assicurare ai residenti una migliore qualità dell’aria.

La sfida si deve giocare e si deve vincere sulla questione sanitaria. Pur di non fare torto a troppi interessi di parte sono stati spesi capitali esagerati per contenere i danni da inquinamento, milioni e milioni di cittadini nell’Unione Europea sono morti per quanto causato dall’inquinamento e tutto ciò è stato possibile anche grazie all’omertà e indifferenza della maggior parte della società civile;” meglio crepare piuttosto che cambiare ” .

Dobbiamo grande rispetto alle vittime ed alle famiglie che hanno e stanno pagando il prezzo di questa epidemia. Ma allo stesso tempo Transdolomites ammette, con dispiacere, che la storia gli sta dando ragione.

Sta dando ragione a tutti coloro che da anni e anni si impegnano per farci riflettere che il futuro dell’umanità è legato alla capacità dell’uomo di salvare il pianeta che lo ospita.  Battersi è anche onorare chi per via di questa epidemia è venuto a mancare.

In allegato un documento pdf come fonte scientifica.

 

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Massimo Girardi
Presidente di Transdolomites

 

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Pandemie e inquinamento, il velo è crollato.

Il mondo sta attraversando un momento di grande difficoltà legata alla pandemia da Corona Virus. Non è la prima , ma purtroppo non sarà nemmeno l’ultima.

Quanto sta avvenendo in questa prima parte del 2020 ci pone dinnanzi ad una serie di scenari e considerazioni che per troppo tempo si è cercato di nascondere per non urtare i corposi interessi economici e politici che come sanguisughe stanno prosciugando le risorse del nostro pianeta con un prezzo umano che stiamo pagando a caro prezzo.

Un es: a riguardo di interessi di parte, per il Fondo Monetario Internazionale* (2016) il Mondo sussidia i combustibili fossili con 4.500 miliardi di euro l’anno. 9 milioni di euro al minuto, tutti i giorni.

Il corrispettivo per l’Italia (2,8% dei consumi mondiali) è di 129 miliardi l’anno.

È nell’ammontare di questi costi nascosti che si cela il vero debito italiano. Fonte .

Tanti saranno gli scenari di studio che si apriranno d’ora in avanti.

Tra questi c’è sicuramente un fenomeno che in queste settimane accomuna chi si occupa di inquinamento, di ambiente . Partiamo dalla Cina, uno dei paesi più inquinatori del pianeta, ove si rileva il crollo delle emissioni per un totale stimato di un meno 6 per cento rispetto al medesimo periodo dello scorso anno e un calo di 100 milioni di tonnellate sempre confrontate allo stesso periodo del 2019.

Guardando in casa europea quanto la minaccia e la diffusione di Covid-19 cambi la situazione nella nostra vita quotidiana lo certificano ad es. i satelliti dallo spazio. Le immagini ci giungono dal satellite Sentinel-5 dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, e della Commissione Europea, nonché dalla NASA che con le foto comparative mostrano come nell’aria dell’Italia settentrionale l’inquinante biossido di azoto abbia ridotto la sua presenza fino quasi a dissolversi riducendosi ad un velo impercettibile.

Questo gas fa parte della famiglia degli ossidi d’azoto presenti in varie dosi e generati dalla combustione dei combustibili fossili soprattutto dagli impianti di riscaldamento, motori dei veicoli, combustioni industriali, centrali di potenza.

Caratterizzato dal colore rosso bruno e da un odore forte e pungente, è tossico ed irritante ed essendo più denso dell’aria tende a rimanere vicino al suolo. Noto è il suo effetto negativo sui polmoni e su chi ha problemi respiratori, aggravandoli. Si tratta tra l’altro di quella cappa rossastra che vediamo allungarsi nell’aria delle Valli dell’Avisio e tendente a ristagnare soprattutto nei mesi invernali.

Dal punto di vista della produzione delle emissioni a livello mondiale e locale il bilancio è senza dubbio positivo».

Ed è qui che questo “ temporaneo cambiamento” va sfruttato per tutta una serie di constatazioni.

Se in tempi antecedenti Corona Virus dunque in “ condizioni normali” era alibi spesso usato quello di dire che le responsabilità ricadevano sui camini a legna, ora il principe è nudo. I riscaldamenti sono, ancora in funzione soprattutto nelle valli di montagna. Quella che ora è ben evidente è la riduzione degli effetti del traffico e altre attività produttive.

Si stima approssimativamente che ad es in valle di Fassa in queste settimane il traffico in vale di Fassa sia crollato dell’80%. Un fenomeno che è ben visibile su tutto il territorio provinciale e regionale, autostrada del Brennero compresa.

Se questo è un particolare consolatorio, fondamentale per pianificare strategicamente la ripartenza è ora urgente fare delle considerazioni a 360 gradi.

Dobbiamo innanzitutto renderci contro che stiamo cuocendo tutti nella stessa pentola, respiriamo tutti la stessa aria e che la sfida mondiale si gioca sulla sanità. Se continueremo a vivere in un ambiente inquinato dalle nostre emissioni senza proteggere in modo serio la salute dei cittadini, i nostri fisici da decenni indeboliti da questa situazione continueranno ad essere un terreno nel quale varie patologie avranno vita facile ad attecchire e svilupparsi incontrando una debole resistenza nel corpo uamno.

Il nostro apparto respiratorio, intaccato, è il primo a farne le spese.

Quello che consapevolmente stiamo pagando è un disastro economico e sociale. E a ciò che abbiamo pagato sino a ieri da questo punto di vista, dobbiamo aggiungere le macerie che lascerà nel mondo il coronavirus.

La corte dei Conti europea in una speciale relazione pubblicata nel settembre 2018 afferma che nell’U.E non si è fatto abbastanza per proteggere la salute umana dall’inquinamento atmosferico. Ogni anno l’inquinamento atmosferico provoca nell’U.E. circa 400.000 decessi prematuri e comporta diseconomie legate alla salute per centinaia di miliardi di Euro. Da sé questi numeri dovrebbero far ben pensare al disastro economico che da decenni pesa sulle nostre spalle ma sul cui contenuti le compiacenze tra organi d’informazione, politica-economia si sono ben guardati di tacere.

Con tutto il dovuto rispetto per chi di coronavirus sta soccombendo, questo virus è niente se valutiamo quanto quotidianamente siamo chiamati a pagare in vite umane ed economicamente.

A garantire il rispetto sulla qualità dell’ambiente c’è la Direttiva 2008/50/CE adottata nel 2008 e dovrebbe costituire il fulcro della politica dell’U.E in materia di aria pulita. Ma quanti l’avranno mai letta??

Questa Direttiva prevede che il, rilevamento degli inquinanti venga fatto non solo nelle città ma in modo diffuso. Dunque dovrebbe essere applicata anche nelle nostre valli e con una maggiore attenzione nel periodo invernale ove la salatura delle strade polverizza l’asfalto. Le PM 2,5 le più pericolose vengono sollevate in forma di aerosol dal rotolamento dei pneumatici e inspirate raggiungono direttamente il nostro sangue perché troppo fini per essere filtrate dai bronchi.

Alle stesse considerazioni è arrivato il giornale “ Il Manifesto” del 20/03/2020 link

Piero Bevilacqua nel suo articolo pubblicato il 19.03.2020 giunge a dare una riposta sull’alta mortalità della Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto.

La risposta è sempre quella; oggi il Covd19 colpisce i cittadini dai polmoni compromessi da decenni si smog.

Ma c’è dell’altro: Polveri sottili come tappeto volante per il coronavirus nella Pianura Padana?

Un Position Paper pubblicato in questi giorni dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) redatto in collaborazione alle Università di Bari e di Bologna , ha esaminato i dati sulle emissioni di PM10 e PM2,5 delle Agenzie Regionali per la protezione ambientale, incrociandoli con i casi di contagio riportati dalla Protezione Civile. Il lavoro di ricerca – intitolato “Relazione circa l’effetto dell’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione di virus nella popolazione” – è frutto di uno studio no-profit che vede insieme ricercatori ed esperti provenienti da diversi gruppi di ricerca italiani, ed è indirizzato in particolar modo ai decisori pubblici.

Nello Studio si legge: “Il particolato atmosferico, oltre ad essere un carrier, costituisce un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni. Il tasso di inattivazione dei virus nel particolato atmosferico dipende dalle condizioni ambientali: mentre un aumento delle temperature e di radiazione solare influisce positivamente sulla velocità di inattivazione del virus, un’umidità relativa elevata può favorire un più elevato tasso diffusione del virus cioè di virulenza.”

Il rapporto tra concentrazioni di particolato atmosferico e diffusione dei virus era stato già indagato: nel 2010 si era visto che l’influenza aviaria poteva essere veicolata per lunghe distanze attraverso tempeste asiatiche di polveri che trasportavano il virus. I ricercatori avevano dimostrato che c’è una correlazione di tipo esponenziale tra le quantità di casi di infezione e le concentrazioni di polveri sottili.

Nel 2016 era stata osservata una relazione tra la diffusione del virus respiratorio sinciziale umano nei bambini e le concentrazioni di particolato. Questo virus causa polmoniti nei bambini e viene veicolato attraverso il particolato in profondità nei polmoni e la velocità di diffusione del contagio è correlata alla concentrazione di PM10 e PM2,5.

Secondo il Position Paper, nella Pianura Padana si sono osservate le curve di espansione dell’infezione che hanno mostrato accelerazioni anomale, in coincidenza, a distanza di due settimane, con le più elevate concentrazioni di particolato atmosferico, che hanno esercitato un’azione di “boost”, cioè di incremento alla diffusione virulenta dell’epidemia.

Secondo i ricercatori, quindi, “le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura Padana hanno prodotto un’accelerazione alla diffusione del Covid-19.

L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai

La ripartenza e le scelte politiche non possono più permettersi di ignorare tutto ciò. Servono scelte razionali da farsi su basi scientifico.

Guardando alle misure sanitarie adottate in questi giorni, la forte riduzione dei servizi di mobilità pubblica è giusta. In questa fase è fondamentale evitare lo stretto contatto tra cittadini.

Ma passata questa emergenza lo scenario dovrà essere pianificato ancor più sulla mobilità pubblica; maggiori servizi, più infrastrutture ferroviarie e zero strade se non per i meri interventi puntuali.

L’obiettivo e l’investimento primario, assieme agli altri, deve essere finalizzato alla protezione della salute umana e per fare questo abbiamo bisogno di politiche e misure di riduzione delle emissioni di tipo strutturale. I trasporti andranno pianificati seguendo questa logica riducendo in maniera deciso la mobilità privata e offrendo in parallelo sempre maggiori servizi di mobilità pubblica.

Non cediamo all’illusione che l’auto elettrica sia la panacea del problema traffico. Per questo l’associazione Transdolomites da anni propone all’opinione pubblica e al mondo politico scelte più attente nel campo della mobilità». La pandemia in atto cambierà i nostri comportamenti per il prossimo futuro?

Dipenderà se l’uomo saprà dimostrare di essere un essere intelligente o se al contrario la sua stupidità lo porterà a mettere il piede nello stesso buco.

 

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Massimo Girardi
Presidente di Transdolomites

 

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