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LETTERE AL DIRETTORE

” SI PUÒ FARE! ” * AMMINISTRATIVE TRENTO 2020: AGNOLI REPLICA A BARACETTI, « GRISENTI HA RINUNCIATO A CORRERE CON IL SIMBOLO PROGETTO TRENTINO, SI È MESSO AL SERVIZIO CON LA SUA ACUTA VISIONE POLITICA »

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09.24 - venerdì 5 giugno 2020

“Si può fare!”: nessun personalismo, ma una scelta politica. In una lettera al quotidiano l’Adige intitolata “Centro destra, non partiamo già sconfitti”, il candidato del centro destra Alessandro Baracetti propone un’ analisi di quanto accaduto riguardo alla sua candidatura, messa in dubbio, recentemente, non dagli “avversari” politici, ma da alcuni degli alleati della prima ora.

La sua polemica con Claudio Cia e, implicitamente, con il senatore De Bertoldi, non riguarda noi di “Si può fare!”, per cui non voglio soffermarmici.

Lascia invece alquanto stupiti il suo breve, frettoloso e pungente riferimento al candidato sindaco di “Si può fare”, Silvia Zanetti.

Si tratterebbe, scrive Baracetti, di una candidatura nata in questo modo: “Subito, dopo la deliberazione al tavolo (del centro destra), Silvano Grisenti si è dissociato, e, alla strada dell’unità, ha preferito la “sua” candidata”. Qualche riga più sotto la scelta di Grisenti, come quella di Cia, viene definita una mossa di “personalismo politico”.

Vediamo di chiarire alcune cose.

Anzitutto Silvia Zanetti – avvocato come Baracetti, e con qualche esperienza politica in più, essendo stata coordinatrice cittadina di Civica trentina del compianto Rodolfo Borga – è stata proposta come candidato sindaco dai fondatori di “Si può fare”, prima del loro incontro con Silvano Grisenti, Sergio Niccolini ed altri.

Non è dunque “proprietà” né di Tizio nè di Caio, ma legittima candidata espressa da un gruppo di civici che hanno trovato, solo in un secondo momento, l’appoggio e la condivisione di alcuni popolari ed autonomisti di lungo corso. Candidata “legittima”, si diceva, perché, in democrazia, non sta scritto da nessuna parte che una presunta unità, imposta da chissà chi, debba andare a discapito della pluralità.

Quanto al “personalismo” di Silvano Grisenti non si vede da dove nasca tale accusa.

Un’analisi meno frettolosa e, in questo caso sì, meno autocentrata, dovrebbe suggerire, al contrario, che forse Grisenti aveva intuito da subito quella fragilità dell’alleanza di centro destra che si sta svelando oggi pubblicamente e che ha portato da una parte all’uscita di Agire dalla coalizione, dall’altra alla discesa in campo di un ulteriore candidato, proposto in prima istanza proprio da una parte del centro destra medesimo e poi scartato.

Aver compreso la realtà delle cose prima di altri, va dunque a merito, e non a disdoro, di Grisenti stesso.

Così come non è sinonimo di “personalismo”, quanto semmai del contrario, l’aver rinunciato a correre con il simbolo del suo partito (Progetto trentino), mettendosi al servizio, con la sua esperienza e la sua acuta visione politica.

Tornando alle ragioni di “Si può fare!”, è nostro desiderio essere alternativi alla sinistra, ma anche all’ attuale centro destra, da cui ci sarebbe aspettati un cambiamento che non è mai arrivato.

 

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Francesco Agnoli

Presidente di ” Si può fare! “

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