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LETTERE AL DIRETTORE

SARA FERRARI * LEGGE ELETTORALE – TRENTINO: « CON LA PROPOSTA DELLA CONSIGLIERA MASÈ C’È IL RISCHIO CHE SI FACCIA UN PASSO INDIETRO, NEL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE »

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12.12 - domenica 31 ottobre 2021

Un passo indietro sulla parità – Perché qualcuno si preoccupa di modificare la legge elettorale trentina, che offre ai cittadini l’opportunità, non l’obbligo, di votare con due preferenze semplicemente sia uomo che donna, per reintrodurre invece un concetto di “quota”, cioè ripristinando tre preferenze, in cui una e’ di genere diverso?

Con quattro campagne elettorali e altrettante elezioni alle spalle, mi permetto di dare un contributo al dibattito sull’attacco alla doppia preferenza di genere. In quindici anni di esperienza politica provinciale, nonché per il mio mandato di assessora provinciale alle pari opportunità ho avuto occasione di approfondire e promuovere analisi delle elezioni in territorio trentino, rispetto al comportamento degli elettori. Ciò che ho imparato, per esperienza personale e per studio è che non si viene eletti, né uomini né donne, perché si è “capaci e convinti”, ma per altre dinamiche, che sono quelle del consenso.

Per portare qualcuno a scrivere il tuo nome sulla scheda elettorale provinciale devi avere un consenso che arriva da tutto il territorio provinciale. È vero che la “quantità“ di preferenze che serve per essere eletti dipende dai voti che ha preso la tua lista, ma la competizione interna alla lista stessa, si gioca sul numero delle preferenze personali. A far scegliere una persona piuttosto che un’altra non bastano le sue caratteristiche personali, ma servono le sue reti e relazioni, la sua visibilità, a volte l’investimento da parte del partito.

Le reti più strette, sufficienti per essere eletti/e nei consigli comunali, cioè quelle degli amici, dei parenti e conoscenti, dei colleghi, non bastano più nella dimensione provinciale e devono quindi sommarsi a reti più larghe, che rispecchino una visibilità di livello più ampio, che supera i confini del proprio comune e della propria valle. La motivazione alle base della modifica elettorale proposta dalla consigliera Masè stanno tutte qui. Proviamo a capire il perché oggi qualcuno cerca di colpire una legge elettorale di parità: 50 per cento uomini candidati e 50 donne, un voto per ciascuno.

A) Lo fa perché ha a cuore il riequilibrio della rappresentanza? Perché ci siano più donne elette e la legge attuale con la doppia non ha garantito questo risultato? No, perché invece la nuova legge che abbiamo approvato nel 2017 dopo una lunga battaglia, ha portato ad aumentare da 6 a 9 (accanto a 26 uomini!) la presenza femminile In Consiglio provinciale. E proprio tra le fila del centro destra, dove prima non si erano praticamente mai viste donne (zero nella scorsa legislatura una nella precedente). Il centro destra non aveva eletto nessuna donna; forse perché non erano abbastanza brave e non ci tenevano tanto?

Invece le 6 di questa legislatura sì? Figuriamoci! E’ evidente che la legge ha spinto il voto anche per loro, fermo restando che se i dati ci dicono che gli elettori votano più uomini che donne (per il doppio circa), se vinci hai più spazi perché entrino anche le donne, se perdi meno. Infatti il centrodestra che ha vinto ha 5 elette (la sesta subentrata), il centrosinistra solo 3.

B) Lo fa perché vuole ridare agli elettori maggior democrazia nell’esprimere 3 anziché solo 2 preferenze? Ma gli elettori non usano nemmeno le due che ci sono! I dati reali ci dicono che chi vota sceglie per lo più solo il partito e se va bene un candidato, raramente due, al punto che la media è 0,7. Dunque non c’è alcuna esigenza reale di aumentare il numero delle preferenze possibili.

C) Lo fa, a detta della proponente, perché “per i partiti territoriali, il successo passa in gran parte dal lavoro fatto dai candidati, piuttosto che dal solo simbolo”. Che cosa significa? Significa che i candidati dei partiti più piccoli e territoriali, che esistono solo come realtà locali e non vivono di voto di opinione, che deriva dal simbolo o dal traino nazionale, possono contare per essere eletti, più che sulla forza del progetto politico della lista, sulle preferenze personali.

Ecco svelato il vero motivo di una operazione di modifica della legge elettorale che ripristina la possibilità per i candidati dello stesso genere di fare “cordata” sommando i voti dell’uno a quelli dell’altro. Ma non si può fare con 2 preferenze? No, perché le donne non sono considerate “forti” dal punto di vista del consenso e quindi l’accoppiata uomo/donna non funziona nella logica dei due uomini che cercano di aiutarsi ad essere eletti. Le tre preferenze restituiscono loro questa possibilità e in mezzo si fanno pure aiutare dai voti di una donna che potrà essere diversa in ogni territorio, portando così la propria dote ai due che corrono davvero. Ecco, tutta questa operazione che vuole cancellare la doppia preferenza secca uomo/donna, ha questo obiettivo: ripristinare la storica maggior competitività maschile.

Ha ragione la Commissione Pari opportunità, che, svolgendo il suo ruolo istituzionale, ha segnalato al Governo il rischio che con la proposta di Legge della consigliera Masè, che arriverà presto al voto in Consiglio provinciale, si faccia un passo indietro nel rispetto della Costituzione, che chiede invece strumenti per promuovere più presenza femminile nei luoghi decisionali pubblici.

Ecco perché faremo tutto l’ostruzionismo possibile in aula per impedire l’approvazione di questo scempio. Se invece sarà approvato, chiederemo un’impugnativa per incostituzionalità. L’art. 117 della Costituzione impone infatti alle regioni di fare leggi per la parità elettorale e 16 regioni su 20 l’hanno fatta, come il Trentino nel 2017, mentre ora viene proposto un ritorno indietro nella direzione opposta.

 

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Sara Ferrari

Consigliera Provincia autonoma Trento – Pd

 

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