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LETTERE AL DIRETTORE

ROBERTO PINTER * “ AGORÀ DEMOCRATICA “ – TRENTINO: « LA DOMANDA CHE HO POSTO AI RELATORI È STATA, “ PERCHÉ ABBIAMO AFFIDATO L’AUTONOMIA A CHI NON HA UN’IDEA AUTONOMA? »

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09.05 - martedì 7 dicembre 2021

La domanda che ho posto ai partecipanti alla Agorà Democratica “L’Autonomia ,una comunità e le sue istituzioni” non è stata “come pensate di difendere l’Autonomia?”, bensì “perché non l’abbiamo difesa al punto da affidarla a chi non ha una idea autonoma della Autonomia trentina?”

Non parlo delle sventure elettorali del 2018 che già erano scritte, ma della colpevole riduzione dell’Autonomia alla sua amministrazione e pure intrisa di supponenza.
L’Autonomia non può essere ridotta a delle risorse affidate a delle istituzioni per gestire delle competenze, perché l’Autonomia è un bene prezioso, una colossale occasione di emancipazione di un territorio che può autogovernarsi e costruire una Comunità partecipe e responsabile.

E invece si è data l’Autonomia per scontata, si è lasciata crescere la disaffezione per un bene comune del quale la popolazione non era chiamata a condividerne la gestione.
E così le intuizioni e le innovazioni si sono smarrite , le riforme si sono inaridite ed è prevalsa la dimensione del governo/amministrazione, invece che quella del governo partecipato e volto a costruire un futuro nel quale riconoscersi.

E se c’è indifferenza per le sorti dell’Autonomia e per chi la governa non è solo sconfitta della politica, è anche segno della crisi di una classe dirigente che ne doveva assicurare la specialità, pubblica amministrazione, cooperazione e imprenditoria trentina in primis. Abbiamo inseguito il consenso dei territori lasciando che crescesse la contrapposizione tra città e comunità di valle, ignorando il fatto che sarebbe arrivato chi avrebbe promesso ancor di più.

E ignorando che la maggioranza degli elettori non si limita a misurare il governo provinciale sulle opere pubbliche realizzate o sull’entità dei trasferimenti, ma guarda alla possibilità di riconoscersi in un messaggio, in un progetto, in un linguaggio e nelle persone che si candidano a governare. E se il centrosinistra autonomista non ha offerto un orizzonte per il quale valesse la pena spendersi, non c’è da meravigliarsi che si sia girato da un’altra parte, per un orizzonte certamente più ristretto e chiuso ma più rassicurante nella sua semplificazione, nella individuazione di nemici certi e perfino nella modestia della proposta.

Per questo ho chiesto a Dellai, Ferrari, Ianeselli e Valduga di evitare la facile retorica, di considerare la necessità di autocritica e di individuare precisi obiettivi per i quali lavorare.
Certo denunciando gli errori e le scelte della destra che ricacciano indietro il Trentino, che rimettono in discussione la comune azione con Bolzano, che obbligano a rivolgersi allo Stato per difendere i diritti costituzionali, che rinunciano al laboratorio della specialità e che irridono alla partecipazione e alla costruzione di comunità consapevoli e protagoniste.
Ma anche considerando gli errori commessi dal centrosinistra, le presunzioni, le rinunce a fronte della ricerca di facile consenso. Perché non si tratta solo di cose da fare, ma anche di cose da cambiare.

E rigenerare i campi politici è necessario, anche per assicurare il ricambio delle risorse umane chiamate ad una proposta di governo dell’Autonomia che guardi in avanti e che dia delle risposte a chi si aspetta che l’Autonomia sia protagonista e non solo spettatrice rispetto ai grandi e globali cambiamenti. Si tratta in fondo di immaginare e costruire una Autonomia che dia il suo contributo ad un cambiamento necessario se vogliamo assicurare su questo pianeta e in questo territorio un futuro all’umanità, e che offra la possibilità a ciascuno che vive in questa terra di avere un lavoro, una dignità e dunque una piena cittadinanza e non solo una chiamata elettorale.

 

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Roberto Pinter (Agorà Democratiche).

 

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