Scusate se intervengo a gamba tesa. Il pacifismo italiano, o parte consistente di esso, non sa fare i conti con la storia. Sabato a Roma -unica capitale europea- (se si esclude Belgrado dove si manifestava a favore di Putin) si è svolta una manifestazione dei pacifisti italiani dove uno degli slogan era “né con Putin, né con la Nato”. Ancora una volta ritorna il vecchio vizio, dell’equidistanza, che non sa distinguere fra l’aggressore e aggredito.
Bene ha fatto Vito Mancuso, su La Stampa, a ricordare una frase di Gandhi (non proprio un guerrafondaio, ma un coerente non violento) riportata a pag. 69 del suo libro “Teoria e pratica della non violenza”. Dove letteralmente dice “Se un uomo preso da improvvisa follia omicida comincia a girare con una spada in mano uccidendo chiunque gli si pari davanti e nessuno abbia il coraggio di catturarlo vivo. Chiunque uccida il pazzo otterrà la gratitudine della comunità e sarà considerato un uomo caritatevole”. Questa, dice Vito Mancuso, è la risposta a chi è sempre e comunque contrario alla guerra e all’ uso delle armi.
Meditiamo e sappiamo essere conseguenti. Alle nostre finestre non esponiamo le bandiere della pace, ma le bandiere dell’Ucraina. Lì il violento sta uccidendo senza pietà la gente e qui la nostra solidarietà non deve avere dubbi e tentennamenti.
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Roberto Bortolotti
Trento