17.53 - venerdì 6 settembre 2024
Gentile direttore Franceschi,
le sottoponiamo le nostre considerazioni riguardo all’articolo dell’”Adige” del 5 settembre 2024: (I Bimbi della scuola in pausa al campo Coni).
È strano come il pericolo possa essere addolcito dalle parole. Si parla di socializzazione e di nuove esperienze, quando il problema vero è l’inquinamento e la sicurezza dei nostri figli. Da lunedì, i bambini della scuola primaria Schmid non potranno più giocare nel loro giardino durante la pausa. Non perché non ci sia spazio, ma perché il terreno che li accoglieva ogni giorno nasconde sostanze inquinanti, tossiche.
Eppure, tutto questo viene presentato quasi come un’opportunità: un cambiamento per favorire la socializzazione, giocando al Campo Coni vicino. Le parole dell’assessora all’istruzione sembrano voler rassicurare, come se il trasferimento temporaneo al campo sportivo fosse un passo avanti nella crescita dei bambini.
Ma io non riesco a scrollarmi di dosso l’idea che questa decisione nasconda una realtà più cruda: quella della nostra impotenza davanti a un ambiente avvelenato. Certo, mi dicono che i controlli sono costanti, che le autorità stanno monitorando la situazione, e che la decisione di spostare i bambini è solo temporanea.
Come mamma, non posso non pensare ai rischi che i nostri figli hanno corso ogni giorno, inconsapevoli, giocando in quel giardino. E ora, mentre li vedo correre su un campo sportivo, mi chiedo: quanto durerà tutto questo?
Quando potranno tornare a giocare nel loro giardino? E soprattutto, quanto possiamo fidarci di questo ambiente che dovrebbe proteggerli, ma che nasconde insidie invisibili? La mia riflessione è semplice: possiamo davvero addolcire la pillola dell’inquinamento parlando di socializzazione? O forse è arrivato il momento di affrontare la verità e chiedere di più per la sicurezza dei nostri bambini?
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Una mamma dell’Associazione Rete dei Cittadini di Trento
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LETTERE AL DIRETTORE