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LETTERE AL DIRETTORE

RENZO GUBERT * FRANCESCO ALBERONI: « BRUNO KESSLER GLI TOLSE L’INCARICO DOPO TRE ANNI, AVEVA LASCIATO SOLO ROVINE »

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09.50 - sabato 19 agosto 2023

Gentile direttore,

le scrivo a proposito di Francesco Alberoni, figura storica della Facoltà Sociologia di Trento. A 93 anni è deceduto a Milano Francesco Alberoni ed emittenti televisive e giornali ne hanno ricordato il profilo di sociologo e uomo di cultura. Tra gli elementi  ricorre la menzione del suo ruolo di Rettore all’Università di Trento. Non fu Rettore  in una Università che ancora non c’era. Fu Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Sociali che rilasciava la laurea in Sociologia. Venne chiamato a Trento nel 1968 dal Presidente dell’Istituto Trentino di Cultura, ITC, che allora gestiva l’Istituto Superiore di Scienze Sociali, Bruno Kessler.

Non fu chiamato per la sua produzione sociologica (di noto  vi  era un volume sull’immigrazione in Lombardia con coautore Baglioni, entrambi sociologi alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica di Milano), ma per l’attesa che fosse in grado di ammansire il movimento studentesco, in agitazione da mesi,  grazie al suo stile “giovanile”  nello stesso modo di vestire oltre che per superare le convenzioni esibendosi sugli scaloni della sede di Via Verdi con una avvenente bionda (la relazione con la quale gli aveva costato l’espulsione dalla Cattolica) e per il suo approccio ai fenomeni sociali che poteva piacere ai leader della protesta studentesca.

L’Istituto Superiore di Scienze Sociali aveva impostato gli studi per la laurea in Sociologia  in modo che questa fosse una scienza empirica, sul modello prevalente negli Usa, pur senza trascurare gli apporti del pensiero sociologico europeo, specie francese e tedesco. Questo comportava una solida formazione matematico-statistica e nelle tecniche di ricerca e la conoscenza delle discipline sociali e umane che completavano le conoscenze sociologiche, come l’economia, la psicologia, il diritto, la storia, la filosofia della scienza. Soprattutto le discipline matematico-statistiche rappresentavano un ostacolo per molti studenti, come  lo era per alcuni anche l’economia.

Per questo, oltre che per ragioni strettamente ideologiche e politiche, il Movimento studentesco era orientato verso una sociologia che fosse una elaborazione ideologica critica, per sviluppare la quale non servivano certo conoscenze tecniche o matematico-statistiche. La Scuola di Francoforte sottolineava la natura critica della conoscenza sociologica e negli Usa aveva successo un autore, Marcuse, che volgarizzava di pensiero assai più complesso di Adorno e di Horkheimer, esponenti di punta della Scuola di Francoforte. Ebbene, il nuovo Direttore Alberoni inaugurò a Trento un percorso di studi, chiamato “sociologia negativa” che rovesciava l’impostazione fino allora seguita, con la guida di Giorgio Braga e di Filippo Barbano sociologi e di Mario Volpato, matematico.

Per chi voleva seguire l’impostazione precedente, come il sottoscritto, era consentito farlo, ma di fatto la grande massa degli studenti seguirono il facile percorso  della sociologia negativa, incoraggiati dal nuovo Direttore Alberoni. Questi non solo abbandonò la formazione alla sociologia come scienza empirica, ma destrutturò anche il modello della didattica, introducendo la prassi di esami e di tesi di gruppo, con abusi diffusi di chi consegnava a un compagno il libretto degli esami senza neppure presenziare all’esame, la prassi  di “voto politico” di esami e tesi  (di solito il voto massimo per tutti),  la prassi di stabilire autonomamente il programma di esame da parte degli studenti, con l’abuso diffuso di presentare  lo stesso programma per più esami.

La gestione di Alberoni portò a un tale degrado della formazione sociologica a Trento che si cominciò a pensare in ambienti politici di chiuderla. Kessler comprese la situazione e tolse l’incarico dopo tre anni, se non ricordo male, ad Alberoni, che aveva lasciato solo rovine. Al suo posto vennero nominati altri, pur di sinistra, e iniziò un lunghissimo periodo, durato decenni, di graduale recupero del modello di formazione originario, portando la laurea di Sociologia di Trento a livelli di eccellenza non solo in Italia. La successiva sfida, che ne ha in parte ridimensionata la qualità, è venuta  dalla riduzione, per chi lo desidera, della sociologia a scienza politica, evitando la formazione nelle discipline matematico-statistiche e di tecnica di ricerca. Ma è un’altra storia ancora in corso.

Con Alberoni, che ha firmato nel 1969 il mio diploma di laurea, ho poi avuto da collega radi rapporti, ma sempre cordiali. Non era un settario. Politicamente e intellettualmente dalla sinistra si era spostato nel centro-destra.  Mi sembra corretto,  comunque,  ricordare un periodo e dei fatti che lo hanno visto protagonista a Trento, e che sono costati decenni di confusione per la figura anche professionale del sociologo.

 

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Renzo Gubert

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