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LETTERE AL DIRETTORE

RENZO GUBERT * ENERGIA: « IL LEGAME TRA POPOLAZIONE LOCALE E USO RISORSE SECONDO CRITERI DI UTILITÀ È STATO SCIOLTO, SOSTITUITO CON QUELLO TRA AZIENDA ELETTRICA ED AZIONISTI «

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16.58 - giovedì 19 gennaio 2023

Egregio Signor Direttore,

la lettera critica del mio figlio Daniele sulla partecipazione di ACSM a un’impresa di produzione di energia elettrica con pannelli solari in provincia di Vercelli sollecita attenzione a un tema che si ripropone ogni tanto con riferimento all’uso delle risorse del Trentino e la loro relazione con l’autonomia. Anni fa la Regione Trentino – Alto Adige, con l’Ufficio Studi allora diretto dal compianto dott. Rodolfo Rosa aveva affrontato la questione con un’ampia ricerca, cui partecipai, pubblicata nell’ambito delle iniziative della Euro-Regione Alpina coordinate dalla Regione Lombardia.

Uno degli indicatori dell’autonomia delle regioni alpine era proprio la loro possibilità di gestire le risorse idroelettriche. Il pensiero sottostante era che l’utilizzo delle risorse idriche spettasse alle popolazioni alpine. Le amministrazioni locali alpine avevano istituito aziende idroelettriche per fornire le loro popolazioni di tale energia. Non ripercorro il processo che che portato a trasformare le aziende comunali o intercomunali, quelle che non sono state fagocitate dalla nazionalizzazione del 1962, in aziende non più di servizio para-pubblico ma in aziende economiche, le cui concessioni sono soggette a gara secondo il principio della libera concorrenza.

Il legame tra popolazione locale e uso delle sue risorse secondo criteri di utilità per essa è stato sciolto, sostituendolo con quello tra azienda elettrica e i suoi azionisti. Da comunitarie le aziende elettriche sono divenute aziende capitaliste, guidate dall’obiettivo di massimizzazione del profitto. La posizione espressa, stando alle cronache giornalistiche, dal direttore di ACSM alle obiezioni sull’operazione vercellese, era di netto impianto capitalistico.

Per produrre profitti agli azionisti l’azienda doveva espandersi in altri territori, anche lontani. In ogni caso espandersi con altri impianti produttivi avrebbe aumentato la forza aziendale nelle future competizioni per le concessioni. Del tema mi ero occupato in sede di Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, riuscendo a far approvare una risoluzione volta a consentire alle comunità locali l’uso delle sue risorse idriche. La posizione anche europea è poi cambiata, escludendo dall’obbligatorietà della messa a gara delle concessioni quelle aziende che fossero gestite “in casa” dalle amministrazioni locali, con l’obiettivo del pubblico servizio e non del profitto aziendale. Non si riesce a capire le ragioni per le quali in Trentino tale strada per mantenere autonomia nell’uso delle risorse idroelettriche evitando il pericolo che grandi concessionari privati lo acquisiscano, non venga intrapresa. I comuni azionisti perderebbero dividendi?

Quale il danno se l’autonomia producesse altri vantaggi per famiglie e operatori economici, tenendo anche conto che le entrate extra-tributarie dei comuni sono calcolate a scomputo dei trasferimenti compensativi della Provincia? E ciò che impressiona non è la posizione di chi gestisce l’azienda elettrica, ma quella dei suoi azionisti, i comuni. I loro consigli comunali hanno approvato le proposte aziendali proprio assecondando una logica capitalista anziché comunitaria. Rarissime le voci critiche. E pensare che da altra indagine Primiero era la comunità, in Trentino, con più forte spirito di valle.

Si ripete quanto accaduto nelle assemblee delle casse rurali, che senza grandi remore hanno tutte approvato la loro trasformazione in filiali con ridotta autonomia di un’istituzione bancaria nazionale, pur temporaneamente avente sede a Trento, soggetta alle autorità europee. Mi pare che la vitalità dello spirito autonomista sia stato e sia in entrambi i casi assai maggiore in Alto Adige-Suedtirol che in Trentino e ciò merita riflessione. Senza autonomia sociale, culturale, economica, anche quella politico-amministrativa significa poco e durerà poco,

 

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Renzo Gubert

 

 

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