Curiosa la contraddizione di chi da un lato si scandalizza per il voto di non passaggio agli articoli in Senato del disegno di Legge Zan sottolineato da forti applausi e dall’altro riconosce che l’insistere sul testo già approvato alla Camera da parte del segretario politico del PD on. Letta, che conteneva punti assai controversi anche tra i sostenitori degli obiettivi del disegno di legge, è stato un errore.
Il non aver approvato questi punti, che introducevano nella legislazione italiana la teoria del gender, secondo la quale l’identità sessualeè è un fatto soggettivo, fluido, mutevole (art.1), che rendevano ogni dissenso da tale teoria passibile di denuncia alla giustizia perché potenzialmente istigatrice di atteggiamenti negativi (considerati frutto di “fobia”) verso i “diversi” per comportamento sessuale (art.4) e che rendevano obbligatorio in tutte le scuole, a iniziare dalle materne, di propagandare tale teoria (art.7), è esattamente il motivo dell’esultanza per uno scampato pericolo.
Se al PD e alle altre sinistre premeva rafforzare le sanzioni (che già ci sono) nei confronti di comportamenti offensivi verso i sessualmente “diversi” non si capisce perché abbiano sacrificato tale rafforzamento sull’altare dell’ideologia “gender”, che ha sollevato riserve e contrarietà diffuse, ed espresse anche dalla maggioranza dei senatori nel voto segreto.
Che senso ha, allora, rimproverare costoro e i loro applausi? Hanno agito non per negare tutele ai “diversi”, ma per evitare derive negative e non condivise in merito alla concezione della sessualità.
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Renzo Gubert