News immediate,
non mediate!
Categoria news:
LETTERE AL DIRETTORE

PROF GIOVANNI CESCHI * ESAMI A SETTEMBRE – FREQUENTLY ASKED QUESTIONS: « NESSUNA NOSTALGIA DI UNA PRESUNTA SEVERITÀ DEL TEMPO CHE FU, NESSUN RIFORMISMO RETROGRADO »

Scritto da
02.59 - mercoledì 7 agosto 2019

Nessuna nostalgia di una presunta severità del tempo che fu, nessun riformismo retrogrado, nessuna coloritura politica per partito preso. Nella semplicità dell’idea, il ritorno agli esami di riparazione dal ‘20/21 annunciato dall’assessore Bisesti appare la logica risposta agli evidenti limiti del sistema delle carenze formative, che un’ampia maggioranza di docenti constata ormai da anni.

Nel marzo scorso il Consiglio del sistema educativo provinciale – organo consultivo ove siedono rappresentanti di tutte le componenti della Scuola – ha approvato all’unanimità un documento che suggerisce una serie di priorità alla nuova legislatura. Vi si legge: «Il sistema trentino, prevedendo nella scuola superiore la promozione dello studente anche in presenza di carenze non sanate, determina un’evidente difformità rispetto al meccanismo nazionale di ammissione alla classe successiva che conduce al diploma, di fatto consentendo il protrarsi di gravi lacune non sanate che talora pregiudicano la completezza del profilo formativo dello studente».

Il dato di partenza è questo: può un sistema scolastico rilasciare titolo di promozione, e poi titolo di Stato, a fronte di carenze che lo stesso identifica come non sanate? La regola che in Trentino consente l’ammissione all’esame finale con “media complessivamente sufficiente” è finalizzata a eludere l’ostacolo con un escamotage normativo tale per cui la maturità conseguita nella nostra provincia è “diversa” rispetto allo stesso titolo ottenuto nel restante territorio nazionale e lascia trapelare persino un dubbio di costituzionalità.

Ora il mondo della scuola trentina chiede a gran voce di uniformare il sistema di promozione a quello nazionale: oltre 300 firme di docenti di scuole medie e superiori raccolte in poco più di una settimana con la petizione all’assessore Bisesti promossa dalla prof.ssa Laura Rubagotti. Poiché in queste settimane si sono levate anche voci contrarie al ritorno agli esami a settembre – decisori politici delle precedenti amministrazioni che hanno introdotto l’attuale sistema delle carenze, dirigenti scolastici, teorici e sociologi dell’istruzione – offro qui una piccola guida, in forma di FAQ, alla corretta lettura di elementi non proprio attendibili che sono stati forniti all’opinione pubblica.

 

Se siamo ai vertici nelle prove Invalsi, che senso ha cambiare un sistema che funziona?

Invalsi è uno strumento improprio per valutare il meccanismo delle carenze: rileva dei livelli medi di competenza, in tre sole discipline, per ambiti settoriali. Nella media le prestazioni degli studenti in difficoltà si diluiscono, come quelle dei migliori. Positivo, certo, che siamo ai vertici nazionali. Ma alla luce del divario socio-culturale persistente in Italia, dimostrare il superiore livello scolastico del Nordest è un po’ come scoprire l’acqua calda; e comunque chi può dire che i dati non sarebbero ancora più lusinghieri se la scuola trentina fosse più efficace nel recupero effettivo delle carenze?

 

Con gli esami a settembre esploderà il mercato estivo delle lezioni private?

Né più né meno che in passato: in realtà quel mercato esiste da sempre e andrebbe sì, moralizzato. Ma ammettiamo pure che finora non sia “esploso” proprio grazie al sistema delle carenze. Significa che adesso gli studenti prendono sottogamba il recupero perché sanno d’avere la promozione in tasca. Per fortuna molti allievi s’impegnano comunque; proprio per questo lo scrutinio a settembre contribuirà a motivare gli allievi con lacune, premiando chi le ha colmate davvero.

 

Si rischia di non responsabilizzare più la scuola nel recupero?

Nessun rischio in tal senso: corsi di recupero seri prima dell’inizio della scuola ed esame di riparazione non sono incompatibili. Si sono sempre fatti in Trentino e sono obbligatori nel resto d’Italia, dove ancora si rimanda a settembre. Proponendo il ripristino dell’esame di riparazione, chi mai ha pensato che lo studente si debba arrangiare? A cambiare sarà solo il momento della verifica: prima dell’inizio delle lezioni anziché a scuola avviata.

 

Ci saranno costi maggiori?

Non necessariamente. Gli attuali corsi per il superamento delle carenze sono organizzati attingendo in gran parte a risorse interne, cioè al recupero di ore e alla flessibilità previsti dal contratto docenti. Dovessero servire risorse aggiuntive, sarebbe l’occasione per spostare energie dalla burocrazia alla didattica: aspetto che gli insegnanti avvertono essenziale per aumentare l’efficacia della scuola. Sollevare il problema dei costi (ma proprio nel supporto ai più deboli si deve fare economia?) significa svelare un intento che si nascondeva dietro l’introduzione dell’attuale meccanismo: quello di risparmiare sul recupero generalizzato a scuola prima dell’inizio delle lezioni. Promozione a giugno e via. In diversi istituti funziona così, adesso: corsi organizzati solo per chi non ha superato la carenza formativa a spese proprie.

 

Ci saranno problemi organizzativi per i corsi di recupero estivi?

Già ora, negli istituti che prendono seriamente l’obbligo di fornire agli studenti tutti gli strumenti per il recupero, le prime due settimane di settembre sono occupate dai corsi di recupero. Si tratterà solo di anticipare un po’ l’avvio della macchina organizzativa, per consentire lo svolgimento della verifica subito prima dell’inizio delle lezioni, come avviene nel resto d’Italia. I giorni di ferie per i docenti sono comuque 36, tranquillamente fruibili tra luglio e agosto. Sarà anzi l’occasione per focalizzare le energie sul sostegno agli studenti più in difficoltà – che sia la Costituzione, sia la legge provinciale sulla scuola, sia il contratto docenti definiscono a buon diritto una priorità assoluta – evitando pretestuose e inutili attività riempitive a giugno per i docenti non impegnati negli esami.

Ci saranno più bocciature?

L’unica differenza è lo spostamento dell’asticella da giugno a settembre; non il suo innalzamento. Se uno studente è preparato ad affrontare la classe successiva viene promosso; se le lacune impediscono di proseguire ripete l’anno; se vi sono lacune colmabili in una o più discipline il giudizio è sospeso. A settembre il Consiglio di classe può verificare se le lacune sono davvero colmate e decidere sull’ammissione alla classe successiva. Proprio come adesso, ma con tre mesi in più e con lo scrutinio al termine – non, assurdamente, prima – della verifica.

 

Si potrà bocciare per una sola materia?

Solo in teoria. In pratica, se la carenza è di lieve entità e lo studente si è impegnato, non si dovranno temere atteggiamenti draconiani: la decisione di promuovere o meno lo studente spetta comunque al Consiglio di classe, nella sua sovranità che è collegiale, mai al singolo docente. Viceversa, se lo studente non si è impegnato nel recupero e arriva del tutto impreparato a settembre (come talvolta succede con il sistema attuale) si potrà decidere di fargli ripetere l’anno.

 

In sintesi, subordinare la promozione al superamento di una prova di verifica significa insegnare agli studenti che c’è la possibilità di rimediare mettendoci del proprio e non confidando in un sistema che li fa già sedere nella classe successiva, al di là del risultato. È quindi anche una questione educativa, non solo didattica. Questo può avvenire solo smettendo di vedere la scuola come percorso a ostacoli da fare nel minore tempo e con la minore fatica possibile, nella solitudine dei ruoli, e riscoprendo l’alleanza scuola-famiglia-società per l’educazione dei futuri cittadini.

A ben vedere, gli esami a settembre sono nell’interesse di tutti: studenti, che anche in situazioni difficili – per le quali adesso c’è la bocciatura a giugno – più facilmente riceveranno il “credito” di tre mesi per colmare le lacune; docenti, che potranno organizzare il recupero orientandolo alla massima efficacia; comunità civile, nel supremo interesse della quale cerchiamo d’insegnare ai nostri allievi che l’impegno e il merito pagano. Nella scuola e per la vita.

 

*

Giovanni Ceschi

Docente di latino e greco al liceo “Prati” di Trento

 

 

Categoria news:
LETTERE AL DIRETTORE
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.