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LETTERE AL DIRETTORE

PATT * AUTONOMIA: SEGRETARIO MARCHIORI, « LA POLITICA TRENTINA VIVE UNA FASE DESOLANTE, NON CI INTERESSANO LE POSIZIONI DI RENDITA »

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09.04 - giovedì 12 gennaio 2023

Gentile direttore,

 

la politica trentina in una fase desolante. Che la politica trentina viva una fase desolante, incapace di dare risposte ai trentini, lo si desume dalle numerose – e spesso contraddittorie – interviste e prese di posizione che quotidianamente riempiono le pagine dei quotidiani. Gestire un’Autonomia fondante e potente come è la nostra richiede una assunzione di responsabilità ed una capacità di visione che la politica trentina, in questo momento, purtroppo non è in grado di esprimere con l’autorevolezza e le qualità indispensabili.

Spiace dover scrivere questa analisi impietosa, ma dal momento che il PATT viene spesso dipinto come immobile, incapace di prendere una posizione chiara, addirittura additato come rinunciatario ad interpretare un ruolo da protagonista, forse è venuto il momento di analizzare la situazione circostante e spiegare perché in queste condizioni di incertezza e di confusione non sia opportuno, senza i necessari chiarimenti di merito e di percorso, compiere scelte rispondenti ai reali interessi del Trentino e delle sue comunità.

Comincio dalla situazione del centrodestra. Se davvero si ha a cuore l’Autonomia, le decisioni per le provinciali vanno prese a Trento. Non a Roma. Nessuno rinnega l’importanza dei rapporti con il governo nazionale per la tenuta del nostro sistema, soprattutto in ambito economico e finanziario. Ma l’Autonomia e la sua gestione partono dal basso, fanno parte della storia di questa terra. Non sono una concessione frutto di intromissioni romane. Ed eventuali rapporti di forza fra i vari partiti vanno gestiti in loco, con una particolare attenzione ai movimenti territoriali che, se vogliono contare, devono anche in questo caso fare fronte comune.

Il centrodestra, inoltre, deve dimostrare di avere la volontà di affrontare quelle criticità che risultano improrogabili – in particolare l’assetto regionale della nostra Autonomia, le grandi infrastrutture e le politiche sanitarie – sulle quali è necessaria assoluta chiarezza e determinazione. Le cose non stanno certo meglio nel fronte opposto. Dal 2018 il centrosinistra è stato incapace di rinnovarsi e rigenerarsi. L’Alleanza democratica per l’Autonomia, che da più parti è stata salutata come un progetto nuovo e competitivo, rappresenta solamente una nuova denominazione per lo stesso identico progetto che ha governato la Provincia dal 1998 in poi. Prova di questo è rappresentata dal tavolo di coalizione attorno a cui, ad eccezione del PATT che si è chiamato fuori, siedono esattamente le stesse persone che da 20 anni (e in alcuni casi da molto di più) bazzicano la scena politica trentina, influenzandone le sorti.

Vedremo se con l’entrata in campo di Francesco Valduga qualcosa cambierà, o se il tavolo di coalizione rimarrà uno “spazio politico” autoreferenziale in cui non conta più nemmeno il peso politico di chi vi siede quanto, semmai, gli anni di occupazione della seggiola. In questa situazione, leggere le parole dell’ex Presidente Ugo Rossi fa riflettere sul fatto che chi ha contribuito in un modo o nell’altro al disfacimento del fu centrosinistra non ha ancora superato quel momento ed è incapace di ragionare scevro da preconcetti.

Rossi, infatti, avrebbe potuto fare un passo indietro nel 2018 e garantire la prosecuzione della coalizione se i nemici fossero stati davvero Fugatti e la destra. Così come avrebbe potuto rimanere all’interno del PATT se avesse voluto davvero ricostruire un progetto credibile con gli ex compagni di viaggio. La realtà è che il PATT mancherebbe di protagonismo se si accontentasse di sedere ad un tavolo che ripropone stancamente lo stesso schema del passato, incapace del benché minimo rinnovamento sia nelle persone che nelle idee.

Non basta agli elettori proporre un’indefinita alternativa a Fugatti senza entrare nel merito dei temi, magari portando come unico supporto a tale linea il motivetto del “le cose andavano meglio quando c’eravamo noi”. Perché, anche ammettendo che ciò sia vero, non rappresenta un metodo valido per affrontare il futuro: il passato è passato e, salvo dare consigli, non può rappresentare un metodo riproponibile acriticamente.

Da più di tre anni, come PATT, ci battiamo affinché sulla scena politica trentina vi sia spazio per un progetto nuovo. Abbiamo investito molto sul ricambio generazionale (non solo nella Segreteria, ma anche nei movimenti giovanile e femminile, nelle Sezioni e fra gli amministratori). Abbiamo cambiato il modo di prendere le decisioni, uscendo dai cenacoli ristretti e coinvolgendo gli organi del Partito. Abbiamo cercato di mettere al centro i tesserati, certi che è partendo dalla base che si può ripristinare la credibilità perduta della politica, non di certo calando dall’alto scelte prese da pochi eletti. Siamo consapevoli di essere ancora lontani dal completamento del processo, ma rigettiamo al mittente le accuse di chi, senza aver in mano ancora nulla di concreto, si limita a sparare giudizi e sentenze che non vengono più percepite e condivise dalle persone.

Nel prossimo mese il PATT deciderà la propria linea. Ma la sua scelta dipenderà dalla volontà di dare risposte ai trentini in modo innovativo. Non ci interessano le posizioni di rendita o le impuntature ideologiche. Vogliamo una politica a misura di persone, nuova, dinamica e in grado di dare risposte e visione per i prossimi decenni.

 

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Simone Marchiori
Segretario politico PATT

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