Gentile direttore Franceschi,
Sono rimasta piacevolmente colpita dall’intervista di Giorgia Meloni su Chi… Per cui ho voluto scriverne….
Caro direttore, solo pochi giorni fa in una bella intervista a un settimanale popolare Giorgia Meloni, tra tanti delicati tempi relativi alla politica e all’economia, ha ritenuto di affrontare con poche ma illuminanti parole, il senso della sua vita di donna e di madre, con affermazioni che, al di là dell’ovvio vissuto personale, possono a mio avviso essere assai utili per una riflessione sul rapporto tra la destra e le mille sfumature di una società in continua mutazione.
“Mi fa sorridere – ha detto la premier – che certe persone si ritengano moralmente così superiori da poter insegnare a una madre come crescere la propria figlia. Io invece penso che ogni mamma sappia cosa sia meglio. Ma c’è di più, questa è anche una sfida culturale che riguarda tutte le donne: penso che, se io, che sono presidente del Consiglio, riesco a dimostrare che il mio incarico è compatibile con la maternità, allora non ci saranno più scuse per quelli che usano la maternità come pretesto per non far avanzare le donne sul posto di lavoro”.
La condizione madre separata su cui si è espressa la nostra premier, e qui parlo eccezionalmente anche per vissuto personale, è sempre più comune nelle nostre società. Il paradigma interpretativo della vita moderna ci porta a scelte e situazioni con cui bisogna fare i conti certo nel privato ma anche politicamente, e la stessa a destra – lungamente a torto accusata di essere retriva sul piano dei costumi – è chiamata a farlo.
Già dai tempi del grande Giorgio Almirante e dell’errore del referendum sul divorzio, non era affatto un mistero che il leader missino fosse personalmente contrario ad ingaggiare la destra in una battaglia referendaria che considerava sostanzialmente sbagliata e fatalmente perdente, in una società in rapida e tumultuosa trasformazione.
Almirante, in sostanza, non era contro il divorzio, ma si ritroverà a doversi impegnare nella tenzone perché in minoranza all’interno del partito di allora. Egli incarnava già al tempo una destra più moderna non insensibile allo spirito dei tempi. E si rivelò – come sovente gli capitava – essere un innovatore e un’avanguardia.
Nelle società attuali, più liquide e probabilmente più rarefatte nei rapporti personali, alle prese con l’epocale mutazione dei comportamenti probabilmente derivante anche dalla proliferazione dei social, la separazione, la maternità nella separazione – così come la paternità – per la stragrande parte del popolo della destra non sono da tempo più un tabù. Nessuna e nessuno di noi intende ovviamente scimmiottare l’esibizionismo politico della sinistra sui diritti civili, le differenze restano nette e marcate su vari temi, come la genitorialità delle coppie omosessuali o – con varie sfumature – l’aborto o il fine vita. Eppure oggi giorno, nessuno può davvero più accusare la destra italiana di essere retriva od oscurantista.
Le parole di Giorgia sono perciò parole belle, profondamente umane, giuste e – soprattutto – contemporanee. Le parole della leader di una destra che difende i valori ma rifiuta di essere cieca di fronte ai cambiamenti. Quella destra moderna che non solo per questo, ma certamente anche per questo intercetta sempre più consensi in tanti segmenti nostra società. È in questa destra che, profondamente, io credo.
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On. Alessia Ambrosi (Fdi)