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LETTERE AL DIRETTORE

MOUNTAIN WILDERNESS ITALIA * MONDIALI SCI ALPINO – REPLICA A FONDAZIONE CORTINA 2021: CASANOVA, « L’OPERAZIONE “SMACCHIATURA” LASCIA EVIDENTI CICATRICI IMPOSTE AL TERRITORIO »

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08.00 - venerdì 17 luglio 2020

Mondiali di sci alpino Cortina 2021. Una risposta alla Fondazione. Il comunicato della Fondazione Cortina 2021 merita una risposta. Cortese ma chiara. Per fare questo ritengo sia doveroso partire dalla Carta di Cortina, il documento elaborato e sostenuto dal Ministero dell’Ambiente, dalla Regione Veneto, dal Comune di Cortina e altri soggetti, senza ovviamente coinvolgere nella stesura il mondo ambientalista. E’ un documento che si sta dimostrando vuoto, come da subito denunciato dagli ambientalisti, un inno alla sosteniblàblàblà.

Cosa comporti per una realtà alpina un grande evento internazionale sportivo, si tratti dei mondiali di sci alpino o delle prossime olimpiadi, a Cortina è sotto lo sguardo di tutti, e lo abbiamo documentato. Riguardo l’operazione di “smacchiatura”, cioè il ricoprire scavi indicibili, movimenti terra, taglio di migliaia di alberi con dei rinverdimenti per lo più artificiali, lascia comunque evidenti le cicatrici imposte al territorio: la montagna sconvolta, la perdita di paesaggio, le enormi scogliere e muraglie di cemento imposte al territorio per una viabilità, in piena foresta, che dopo gli eventi risulterà inutilizzata.

A me preme rispondere su un piano più politico e sociale. Si dice che le realtà associative locali siano state coinvolte. In parte è vero, anche l’ambientalismo locale. Ma una operazione ascolto è solo un passaggio di cortesia, non significa partecipazione. Partecipazione significa poter condividere i progetti e l’organizzazione dell’evento, discutere fin nei particolari quali opere siano realmente necessarie e specialmente come attuarle (direttive europee sulla partecipazione, Carta del paesaggio Europea, Convenzione delle Alpi).

L’evento del quale discutiamo è un evento internazionale: per correttezza era lecito attendersi dalla Fondazione un coinvolgimento diretto almeno dell’associazionismo ambientalista nazionale nel confronto, senza nulla togliere alla preparazione e alle conoscenze proprie dei gruppi locali: su questo la Fondazione ha scientificamente glissato. Senza scomodare doveri precisi che Direttive e trattati europee impongono agli Stati membri nel sostenere i processi partecipativi cito solo la Costituzione italiana, la struttura istituzionale che lega i cittadini allo Stato italiano. All’art. 118 la nostra Costituzione prevede che …”Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarità”.

Un articolo esplicito, fa ricadere sulle istituzioni tutte, compresa la Fondazione Cortina 2021, il dovere di “Favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini”, cioè si devono creare le condizioni necessarie per permettere alla persona e alle aggregazioni sociali di poter partecipare alle scelte che riguardano il sociale e la gestione del territorio. Questo non è avvenuto. Negli sporadici incontri avuti con la Fondazione ci è stato solo permesso ovviamente di ascoltare, elencare alcune nostre progettualità o obiezioni.

Non ci è poi stata fornita una sola occasione di condividere le scelte o di arricchirle, e di intervenire con proposte di moderazione dei danni o di sostegno o contrarietà a scelte ritenute, dalla nostra sensibilità, qualificanti o negative. Ad esempio, su un passaggio marginale ma che sembra caro alla Fondazione, se l’evento porterà al riciclo del 70% dei rifiuti perché non aver avviato nella valle del Boite un processo virtuoso che porti tutte le realtà a stabilizzare, come ormai avviene in tante realtà alpine italiane, la raccolta complessiva dei rifiuti su percentuali superiori all’80%? E perché non aver discusso della ricaduta nel tempo di questi eventi, Olimpiadi comprese, su servizi essenziali al vivere un territorio, dei cittadini della val del Boite: salute pubblica, formazione scolastica, trasporti pubblici, ferrovia, gestione della biodiversità? Tutti processi che ci sono stati negati in quanto la Fondazione si è strutturata come un fortino istituzionale teso a rendere servizi e opportunità solo a determinate fasce imprenditoriali.

Altro passaggio: le strutture rispettano solo esigenze imposte dalle federazioni internazionali e istituti certificatori. Sugli enti certificatori, anche internazionali, e sulla loro adeguatezza nei confronti del rispetto della natura meglio lasciare perdere: strutturano giorno dopo giorno la loro caduta di credibilità. Su quanto richiesto dalle federazioni si è avuto dimostrazione che hanno una sola attenzione: lo spettacolo sportivo e le esigenze mediatiche. Le questioni paesaggistiche e naturali nemmeno sfiorano la cultura e la visione di questi enti. Del resto non si è ancora avuta visione di un solo studio che comprovi una “totale compensazione della CO generata dalla gestione stessa dell’evento”. E’ rimasto nel fortino, se c’è. Come risulti possibile compensare questo tema con quanto consumato e prodotto nella costruzione dei diversi impianti e delle strutture collegate ai mondiali o olimpiadi nell’immediato futuro (i folli collegamenti di attraversamento delle DolomitI) è tutto da dimostrare.

Il sistema montagna del quale la Fondazione si vanta è articolato, non è solo sport e turismo. Il sistema montagna vanta anche altre filiere, sempre trascurate nei grandi eventi sportivi: la socialità, i servizi ai residenti, il sistema foresta e agricoltura di montagna, la mobilità, le sinergie sempre più necessarie capaci di rafforzare e far crescere in armonia queste specificità, oggi frammentate e fra loro isolate. Chi ha mai sentito la Fondazione affrontare tale complessità con un progetto, una visione di lungo periodo?

A dimostrazione di quanto sostenuto sta il fatto che solo a pochi mesi dall’evento sia possibile cominciare a offrire alla popolazione intera e alla società italiana il quadro della complessità dell’evento, grazie solo agli ambientalisti. Oltre alla dimostrazione sempre più realistica (altro che fake news) della insostenibilità dei grandi eventi sportivi in tutte le Alpi.

 

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Luigi Casanova Presidente onorario di Mountain Wilderness Italia.

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