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LETTERE AL DIRETTORE

MICHELE FACCI – LAURA SCALFI * ADOLESCENZE COMPLESSE: « LA PANDEMIA HA RUBATO ANNI DI VITA AI PIÙ GIOVANI, DETERMINANTI PER IL LORO SVILUPPO »

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10.47 - venerdì 8 luglio 2022

Che la sanità in Trentino sia in difficoltà, su più fronti, ne prendiamo atto ormai da mesi, con un certo dispiacere. Non ultimo, il grido d’allarme lanciato dal Sindaco di Trento rispetto all’insufficiente presa in carico di un soggetto ormai noto alle cronache che, purtroppo, ha recentemente inflitto numerosi danni in Piazza Duomo. Tutta la sanità dovrebbe funzionare correttamente e tutelare il cittadino, certo è che quando si parla di minori dovrebbe esserci ancora più attenzione. Purtroppo, invece, è proprio l’area dei minori con gravi disturbi comportamentali quella ampiamente scoperta nella sanità trentina. Le Unità Operative di Psicologia e di Neuro Psichiatria Infantile dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari non hanno uno specifico reparto per svolgere ricoveri ospedalieri in urgenza nei casi di adolescenti con crisi acute. Reparti che dovrebbero contenere il dolore, prendere in carico la situazione e tutelare il minore, in particolare coloro che tentano il suicidio e che spontaneamente chiedono aiuto cercando di stare meglio.

L’unico reparto in Regione che è attrezzato per accogliere minori in gravi condizioni psichiatriche si trova a Merano, da li ci fanno sapere però che ci sarebbe un accordo tra le due Province che al momento non è stato attuato e che quindi i minori trentini non possono essere accolti a Merano. Non è dato sapersi di più.

Il dato di fatto è però che la pandemia ha rubato anni di vita ai più giovani, anni determinanti nel loro sviluppo. Il valore psico-educativo del contatto tra pari, del sentirsi al sicuro, di andare a scuola, magari anche in gita scolastica, è inestimabile. Ora iniziamo a pagare il prezzo di queste privazioni e vediamo l’aggravarsi di casi sempre più diffusi e complessi: siamo già in allarme e la guerra in Ucraina e l’instabilità internazionale che stiamo vivendo sono ulteriori fattori precipitanti per la salute mentale di tutti noi.

In generale le ideazioni suicidarie o i comportamenti autolesivi negli adolescenti sono un grave problema anche a livello sociale: spesso scuole e famiglie restano disarmati di fronte a comportamenti così seri messi in atto anche da giovanissimi, si sentono soli e incapaci di agire. Il pensiero suicidario è la negazione della vita, la perdita di senso della nostra identità, la perdita assoluta di speranza, di scopo. Il fatto che questi fenomeni avvengano in soggetti così giovani richiede un intervento immediato, cosa che però sappiamo non avvenire.

Sono situazioni che nelle scuole non possono essere affrontate con lo psicologo, che ha una funzione in quel contesto di ascolto, né si può pensare che i bisogni delle famiglie possano essere assolti con il “bonus psicologo”. Dobbiamo prendere atto che dalla “Legge Basaglia” n. 180 del 1978, non ci sono più state significative riforme nell’ambito della salute mentale, ma la società è cambiata radicalmente. Sono stati chiusi i manicomi, ma i pazienti, anche i più gravi, esistono ancora e il sistema attuale non è più sufficiente a prendersene cura.

Secondo AIFA in Italia quasi 2,6 milioni di persone assumono farmaci antidepressivi e secondo i dati diffusi dalla Società Italiana di Psichiatria, nel nostro Paese la depressione maggiore colpisce almeno 7,5 milioni di persone. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il suicidio è la quarta causa di morte tra i 15 e i 29 anni. Dati che ci si aspetta siano in peggioramento a causa della pandemia e della guerra in Ucraina.

A fronte di questi dati, in provincia abbiamo disperatamente bisogno di medici e di personale sanitario, in particolare nell’Area Salute Mentale, i medici del CSM di Trento sono insufficienti e la situazione è già stata all’attenzione del Consiglio Provinciale e dell’Assessorato. In alcune zone della Provincia il servizio di Neuro Psichiatria Infantile o di Psicologia Clinica è presente solo parzialmente e non riesce a far fronte rapidamente ai bisogni dei territori. Ancor più grave la situazione ospedaliera a livello provinciale: non avendo, come detto, la Neuro Psichiatria Infantile posti letti adatti al ricovero di pazienti adolescenti bisognosi, questi finiscono presso le pediatrie o, peggio, le SPDC, ovvero i reparti psichiatrici per adulti, luoghi assolutamente inadatti ad ospitare e curare i ragazzi. Motivo per cui gli stessi reparti chiedono poi aiuto ai famigliari per prestare assistenza al ricovero degli adolescenti.

Una situazione, dunque, tragica e insostenibile, nonostante l’impegno degli operatori sanitari. Anche le strutture sanitarie per minorenni presenti sul territorio provinciale, nonostante gli sforzi dello SMAC (Servizio Multidisciplinare Adolescenze Complesse) dell’APSS, sono insufficienti o inadatte alla complessità dei casi: spesso è necessario ricorrere all’invio dei giovani pazienti in strutture fuori provincia, con tutti i conseguenti disagi per i famigliari e con i limiti che questa soluzione pone nell’inserimento del minore nel tessuto sociale di riferimento. La salute mentale è diritto fondamentale a cui dobbiamo dare più attenzione. Le malattie mentali esistono, inutile negarlo, spaventano, ed è comprensibile, ma si possono curare, così come tutte le altre patologie: è necessario chiedere aiuto, senza esitare, e intervenire tempestivamente a supporto dei pazienti e delle famiglie, questo è ciò che ci aspettiamo dalla Politica quanto prima possibile.

 

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Michele Facci – Psicologo e psicoterapeuta

Laura Scalfi – Componente direzione nazionale Azione e Direttore generale CISFP G.Veronesi

 

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