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LETTERE AL DIRETTORE

MAURO MARCANTONI * VIALE TRASTEVERE 2030: « RESOCONTO IMMAGINARIO DELL’INCONTRO TRA IL SINDACO DI MOENA E UN ALTO FUNZIONARIO DEL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE »

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10.38 - lunedì 20 dicembre 2021

Viale Trastevere 2030 – Resoconto immaginario dell’incontro tra il Sindaco di Moena e un alto funzionario del Ministero della Pubblica Istruzione.

Sindaco: Mi scusi, dottore, Moena è in Trentino, non in Veneto.
Funzionario: Può anche essere, ma per noi non fa differenza: i Comuni sono tutti uguali. Non è costume di questo Ufficio fare distinzioni, né geografiche, né di dimensione. Per noi, lo ripeto con orgoglio, i Comuni, come i cittadini, sono tutti uguali.

 

Sindaco: Capisco, ma mi permetta di insistere: essere in Trentino, o in qualunque altra parte d’Italia non è la stessa cosa, siamo diversi, abbiamo la nostra storia…
Funzionario: Basta con queste argomentazioni di altri tempi. In Italia tutte le Regioni hanno la loro storia, la loro cultura, i loro dialetti e sono diverse. E così vale per tutti i Comuni. Vada lei a spiegare al suo collega Sindaco di Siena che il suo municipio è la stessa cosa di quello di Lucca. Ho scelto a caso la Toscana, una Regione che non è né la mia, né la sua. Quindi, storie diverse, ma trattamenti uguali: questo è il nostro motto.

 

Sindaco: Confidando di non essere troppo insistente, mi permetto di ripetere che da noi la situazione è diversa, non a caso avevamo una Autonomia Speciale.
Funzionario: Quando mi sento ripetere questa stravagante versione, rimango sempre basito: quali sarebbero queste famose differenze tra il Trentino e il resto d’Italia? Mi dica lei, quali sarebbero?

 

Sindaco: Beh, ad esempio noi abbiamo il patto Degasperi-Gruber…
Funzionario: La interrompo subito: lei si riferisce a un punto che ho già chiarito con un suo collega proprio la settimana scorsa, dopo essermi ben documentato. Quella del Patto di cui mi parla, a prescindere dal fatto che sia vecchio e stravecchio, senza alcun valore pratico, riguarda comunque solo l’Alto Adige e la sua isola linguistica tedescofona. Isola, che come lei ben sa, abbiamo salvato con una norma speciale, simile a quella che abbiamo adottato per l’isola grecofona della Calabria. Quindi, il Trentino cosa c’entra?

 

Sindaco: Anche il Trentino ha la sua storia centenaria, i Principati Vescovili, l’appartenenza all’Impero austro-ungarico, e più avanti l’ASAR, che chiedeva a gran voce l’Autonomia e poi…
Funzionario: Poi avete capito che siete come noi, come il resto d’Italia che rispetta le sue diversità, ma si riconosce in una nazione sola, unita, senza fughe in avanti: o per meglio dire all’indietro.

 

Sindaco: se mi consente, gentile dottore, passerei alla ragione del nostro incontro. In verità, avevo chiesto insistentemente un appuntamento al signor Ministro, ma dopo molti mesi di attesa ho dovuto arrendermi. Fortunatamente, con l’aiuto del gentilissimo Onorevole che è riuscito a contattarla, e che la saluta, ho avuto la possibilità di questo incontro con lei. è stata una vera fortuna.
Funzionario: Contraccambi pure i saluti all’amico Onorevole e veniamo al problema.

 

Sindaco: Ormai da quasi un anno è stata chiusa, con la circolare n. 23.241 di questo Ministero, la scuola Ladina del mio Comune, Moena. Una scelta per noi gravissima, una vera ferita alla nostra cultura e tradizione.
Funzionario: Mi creda, signor Sindaco, sono sinceramente dispiaciuto di questa decisione, che abbiamo dovuto prendere per ragioni di equità di comportamento nei confronti delle moltissime richieste simili che ingombrano la scrivania del Ministro. Non potevamo tener aperta la vostra scuola e non autorizzare iniziative analoghe avanzate con forza da altre minoranze, anche molto più consistenti e agguerrite della vostra: pensi solamente a quella Islamica…

 

Sindaco: Dottore mi scusi, ma la nostra è una minoranza storica, non una minoranza del tipo che lei mi sta dicendo.
Funzionario: Guardi, quello di minoranza è un concetto per me matematico: c’è una maggioranza, cioè la parte prevalente della popolazione che si riconosce in un certo modo di vivere e di vedere la società, e ci sono minoranze, cioè gruppi più piccoli che hanno visioni diverse. Non nego la validità di questi gruppi, ma se dovessimo autorizzare una scuola per ciascuno di loro non finiremmo più, con l’effetto di disgregare non solo lo Stato, ma anche il nostro stesso clima sociale. Penso lei capisca a cosa alludo…

 

Sindaco: Comprendo il suo ragionamento, e in parte lo condivido, ma la nostra è una minoranza storica, che da sempre ha una sua lingua e una sua cultura: lingua e cultura che abbiamo sempre difeso e che continueremo a difendere.
Funzionario: Senta: io sono Siciliano, di Palermo, di una Regione che aveva, come la vostra, una autonomia speciale, ma non mi sognerei di chiedere, anche se sono un alto dirigente di questo Ministero, una scuola dove si parli il siciliano. E mi creda, di storia e di particolarità linguistiche la Sicilia ne ha molte, anzi moltissime.

 

Sindaco: Ma noi, fino a qualche anno fa avevamo delle norme precise, un’Autonomia Speciale che ci dava tante competenze. I sindaci non dovevano venire fin qui, a Roma, per parlare con il ministro degli Interni, andavano a Trento, dall’Assessore provinciale agli Enti Locali, o da altri Assessori, perfino dal Presidente della Provincia. E così per quasi tutte le materie, dall’economia al territorio, dalla sanità al sociale, dalla cultura all’istruzione che, come lei ben sa, era una nostra competenza. Andavamo a Trento, Sindaci, presidi, imprenditori, sindacalisti, presidenti di associazioni, singoli cittadini: a Trento, non a Roma. E ottenevamo risposte e soluzioni certo non perfette, ma soddisfacenti e soprattutto rapide e condivise. Non come ora: attese infinite, dinieghi incomprensibili, risposte in teoria uguali per tutti, ma in realtà, mi consenta lo sfogo, fatte su misura di tutti e di nessuno.
Funzionario: Capisco, ma lei mi parla di un altro mondo, di quando lo Stato era lacerato da una miriade di voraci sindacalismi locali. Per fortuna questa situazione è acqua passata e finalmente, in questo Paese, c’è giustizia, si usa un solo metro, una unica logica di intervento, anziché subire le stravaganti richieste dei territori e della loro prepotenza. E mi permetta, confidando che non si offenda, che i più prepotenti eravate proprio voi, secondi solo ai vostri vicini dell’isola tedescofona di Bolzano.

 

 

Nota a margine. Questo immaginario colloquio ha il solo scopo di simulare una qualsiasi situazione in cui potrebbe trovarsi un nostro pubblico amministratore se, malauguratamente, la nostra Autonomia dovesse essere in qualche modo “superata dagli eventi”. La morale della favola, perché di una favola auspicabilmente si tratta, è che l’Autonomia non è una conquista immutabile, data una volta per tutte. Deve essere, al contrario, difesa con grande consapevolezza dei suoi perché, gestita con alta competenza e con responsabilità. Una responsabilità che è di tutti, nessuno escluso, non scaricabile sulle sole spalli di chi governa.

 

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Dottor Mauro Marcantoni

Trento

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