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LETTERE AL DIRETTORE

MAURO MARCANTONI * AUTONOMIA REGIONE TN AA-SÜDTIROL: « “SPECIALE TRA LE SPECIALI”, INVESTIRE SULLA QUALITÀ DELLA CLASSE DIRIGENTE È NECESSITÀ URGENTE E VITALE »

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16.40 - sabato 18 febbraio 2023

(La presente nota è pubblicata su “Il nuovo Trentino”) –

 

 

Speciale tra le Speciali: questa “formula”, che sta identificando sempre più l’Autonomia della Regione Trentino Alto-Adige Südtirol, con le sue due Province Autonome, è uno slogan propagandistico, oppure è un fondamentale dato di merito? Anticipo subito la risposta: la nostra è un’Autonomia Speciale tra le Speciali nel senso che possiede alcuni importanti tratti storici e istituzionali unici nell’intero panorama regionale italiano. Questo, per alcune ragioni che conosciamo, ma che messe in sequenza chiariscono meglio il senso profondo delle particolarità che ci distinguono.

 

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Primo. Siamo l’unica Autonomia ad avere un preciso e formalizzato ancoraggio internazionale. Il Patto De Gasperi Gruber, appunto unico nel suo genere, impegna Italia e Austria a difendere una minoranza non solo con specifiche prescrizioni, molto stringenti, ma anche disponendo che alle popolazioni interessate venga concesso “…l’esercizio di un potere legislativo ed esecutivo autonomo…”.

 

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Secondo. Il patto De Gasperi Gruber, pur riguardando in via pressoché esclusiva la popolazione di lingua tedesca, si è evoluto secondo un modello territoriale – ideato dallo stesso De Gasperi – in cui la scommessa è stata non solo la tutela della lingua tedesca, ma anche la convivenza in un unico assetto istituzionale di più lingue e di più culture. Se non fosse stato così, sarebbero probabilmente nate due Autonomie separate: quella trentina e quella altoatesina-sudtirolese.

 

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Terzo. Siamo l’unica Autonomia con un assetto tripolare che, al di là delle molte critiche, ha consentito alle due super Province Autonome di trovare nella Regione un canale aperto di costante contatto istituzionale. Un contatto da perfezionare, ma essenziale nell’equilibrio osmotico tra le molteplici istanze e culture regionali.

 

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Quarto. La Quietanza Liberatoria – con cui si è conclusa la vertenza ONU tra Italia e Austria – è stata rilasciata sulla base di argomentazioni che investono l’intero assetto regionale, non solo Bolzano. Segnatamente si tratta: delle dichiarazioni, nel gennaio del 1992, dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Giulio Andreotti al Parlamento con le quali si impegnava l’Italia a non modificare lo stato vigente dell’Autonomia del Trentino Alto-Adige; del Secondo Statuto Speciale di Autonomia della Regione Trentino Alto-Adige, approvato nel 1971 ed entrato in vigore l’anno successivo; delle Norme di Attuazione fino a quel momento elaborate dalla Commissione paritetica dei 12 e approvate con appositi DPR. Il tutto a garanzia del pieno e duraturo esercizio delle competenze statutarie, riconoscendo anche l’aggancio internazionale dell’Autonomia Regionale.

 

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Quinto. Tra queste Norme di Attuazione vi è il DPR n. 266, unico nel suo genere in tutto l’ordinamento italiano che, oltre a richiamarsi al patto De Gasperi Gruber, prevede che le riforme economico sociali, sul territorio regionale, non entrino in vigore subito, come accade nelle altre Regioni Speciali. Da noi sono concessi 6 mesi per adeguarci con una nostra legge ai principi fondamentali delle richiamate riforme e, se ciò non accadesse, la nostra normativa rimarrebbe comunque in vigore fino all’eventuale pronunciamento avverso della Corte Costituzionale.

 

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Sesto. Uno dei caratteri più tipici dell’intero impianto statutario è quello che riguarda la tutela dei gruppi linguistici, soprattutto in Alto Adige. A prescindere dalla eclatante particolarità della proporzionale etnica, che non ha uguali in Europa, anche le altre norme provinciali di tutela hanno un carattere innovativo e del tutto originale. Va anche segnalata, pur con un campo di azione più contenuto, la normativa che si è sviluppata in Trentino, a favore delle minoranze storiche Ladine, Mochene e Cimbre.

 

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Settimo. Per concludere, un cenno particolare lo merita l’impianto normativo e istituzionale che regge la potente macchina operativa delle istituzioni autonomiste. In tutto il panorama nazionale, la nostra è l’Autonomia che ha recepito e attuato non solo tutte le competenze statutarie, ma ne ha acquisite molte altre, spesso a carico dei propri bilanci. Quindi, anche in termini di capacità di governo, il sistema di Autonomie provincial-regionale ha dimostrato di sapersi assumere e di saper gestire con pienezza – e ottimi risultati – una mole di competenze che per quantità e qualità ci rende simili ad un piccolo Stato.

A questo punto è d’obbligo una domanda: accertato che siamo un’Autonomia Speciale tra le Speciali, per quali ragioni questo particolarissimo “status istituzionale” dovrebbe essere mantenuto, anzi valorizzato? Provo ad indicarne tre. In primo luogo perché ha, unico in Europa, un preciso fondamento internazionale: il già citato patto De Gasperi Gruber, rinforzato da quanto contenuto nella Quietanza Liberatoria del 1992 e dal prestigio della sede, quella ONU, in cui la vicenda si è svolta. In secondo luogo, perché è un modello virtuoso, e raro, che ha consentito nei fatti la convivenza pacifica e profittevole di più lingue, di più culture, di più tradizioni. Anche questo, in un’epoca di disgregazione e conflitti galoppanti, è un esempio piuttosto importante. In ultimo, perché più di ogni altra Autonomia, Speciale e Ordinaria, ha conseguito risultati ottimi in tutti i campi: in quello economico, riscattandoci dalla povertà e portandoci ai massimi livelli di benessere; quello sociale, collocandoci tra i dei migliori standard nazionali nel welfare e nell’istruzione; quello territoriale, dove siamo leader nella capacità di motivare e sostenere la popolazione a vivere in montagna.

Una sola preoccupazione. tutto questo deve impegnarci, in modo serio e lungimirante, a costruire un futuro migliore. Pensare solo a quanto era migliore il passato potrà forse inorgoglirci, ma solo per quello che eravamo, non per quello che siamo e saremo. Dico questo perché, se ci guardiamo allo specchio con un po’ di coraggio, è difficile ritenerci sufficientemente attrezzati per misurarci con un mondo, quello di oggi, così complicato, così conflittuale, così carico di incognite, da non essere affrontabile guardandosi indietro, o guardandosi il naso. Quindi, proprio per la responsabilità che ci deriva dall’essere una Autonomia “super-speciale”, investire convintamente sulla qualità della nostra classe dirigente non rappresenta una opzione auspicata, ma una necessità urgente e vitale.

 

 

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Mauro Marcantoni

Trento

 

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Foto tratta da: www.montagneinrete.it

 

 

 

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