Titolo: Il caso “aperture-chiusure” domenicali conferma una mancanza di metodo necessario per una buona amministrazione e gestione della cosa pubblica.
Anche in Italia esiste qualcuno che applica lucidità e soprattutto la legge. Mi riferisco al giudizio diretto e senza possibilità d’interpretazione che l’Antitrust ha rilasciato sul tema delle chiusure domenicali: è limita la libertà d’impresa, punto.
Devo ancora comprendere veramente l’urgenza che sia ha avuto nel normare l’attività dei pubblici esercizi, anche se l’idea che mi sto facendo non è sicuramente orientata alla tutela degli interessi della cittadinanza. Nutro altrettanta perplessità sul non considerare Trento una città turistica e anche su di questo si sta formando in me l’idea che sia stato solo un balzano tentativo di additare l’amministrazione uscente di incapacità per raccattare voti e consenso per l’allora Baracetti. Una freccia avvelenata che purtroppo è finita a molti metri da quel bersaglio che voleva essere centrato. Il vento dei numeri e della realtà hanno deviato il tiro in modo quasi imbarazzante, ma la freccia ha colpito chi non meritava di essere ulteriormente ferito come i commercianti.
Prendiamo però per buono che tutta la questione sia stata fatta veramente in buona fede, e ci si sia interrogati seriamente sul trovare nuove strade percorribili. Prendiamo per buono anche che la giustificazione adottata dal presidente Fugatti per cui “i Trentini si sono già abituati a non fare la spesa la domenica” sia stata una ironica boutade mal riuscita. Ipotizziamo infine che gli indici di vendita nelle domeniche siano stati sempre manomessi e gli imprenditori siano talmente accecati dalla smania di guadagno che non si sarebbero mai accorti che nella realtà perdevano denaro.
Bene, possiamo mettere tutti i se e i ma del caso ma quello che ne esce da questa vicenda è che non vi è, e sembra proprio non vi sia la benchè minima intenzione di adottare un processo decisionale basato sul confronto e sulla razionalità. Un buon amministratore che applica struttura alla genesi della propria decisione, avrebbe dovuto:
1. Identificare problema;
2 raccogliere dati statistici;
3. contattare gli stakeholder (associazioni, sindacati, imprenditori);
4. aprire una consultazione; 5. formulare un piano;
6. ricontattare gli stakeholder per verificarne la fattibilità;
7. prendere una decisione.
Qui invece sembra si sia passati dal punto 1 al punto 7 senza passare dal via, e infatti ne è uscito un sfociato nell’incostituzionalità.
Tornando sul caso specifico cerco di dare, un contributo costruttivo. Questo non superbia, ma perché non contemplo altro comportamento se non quello di far seguire a una critica una proposta.
Dunque, come prima cosa avrei differenziato in due categorie il lavoratore a seconda che egli sia:
A. il proprietario dell’esercizio e unico operatore al suo interno; B. un dipendente.
Nel caso A, avrei concesso totale libertà all’imprenditore che per definizione dovrebbe poter essere autonomo nel gestire i propri orari. E’ impensabile che una bottega a conduzione familiare debba essere costretta a tenere le serrande chiuse. I piccoli negozianti soffrono e si lamentano della difficoltà di contrastare le grandi catene, concedere loro totale libertà mi sarebbe sembrato un atto di apertura e particolare riguardo.
Nel caso B, il tema è chiaramente più complesso ma si sarebbe potuta fare in primis un’indagine a campione per recepire veramente il sentiment di un panel di dipendenti, successivamente si sarebbe potuto verificare le dinamiche contrattuali per vedere se vi fossero degli abusi generalizzati e infine si sarebbe dovuto confrontandosi con i sindacati.
L’obiettivo sarebbe dovuto essere quello di lasciare libero lavorare chi desidera farlo e tutelare maggiormente chi avesse turni di difficile gestione.
Al di là del tema domeniche sì, domeniche no, la questione è che purtroppo ci stanno sempre più abituando a soluzioni prese senza apparente logicità, sviluppate con svelti approfondimenti ma soprattutto elaborate annullando ogni contraddittorio.
Una politica fatta di presunzione, unilateralismo e diffidenza non è la politica che riuscirà a traghettarci fuori da uno dei peggiori momenti a cui si stia assistendo e per questo è necessario un contraltare comunale alla politica provinciale.
Ripristinare rispetto, collaborazione, onestà intellettuale per cui si possa mettere al primo posto le idee, sempre, e non chi le propone, è un dovere ormai morale. Riuscire a rinnegare tifo da stadio e ideologie in favore della ragione e del raziocinio, rinnegando ostruzionismi distruttivi come sottolinea spesso Franco Ianeselli, è un augurio che faccio a chi prenderà le redini della città dopo il 21 di settembre. Se sarò al suo fianco non farò di meno e chiunque sarà legittimato a prendermi per l’orecchio se disconoscessi la parola data.
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Massimiliano Mazzarella
Imprenditore, candidato lista Azione Unione, già presidente Giovani Confcommercio