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LETTERE AL DIRETTORE

MARGHERITA COGO * SANITÀ – LETTERA AD ASSESSORA SEGNANA: “ I CONSULTORI IN TRENTINO NON EROGANO I CONTRACCETTIVI ORALI, LA CONTRACCEZIONE D’EMERGENZA AVVIENE SOLO CON CON OBBLIGO DI DEGENZA DI TRE GIORNI “

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13.25 - mercoledì 12 ottobre 2022

I Consultori esistenti sul nostro territorio provinciale non erogano i contraccettivi orali e la contraccezione d’emergenza avviene con difficoltà e solo attraverso un trattamento ospedaliero, con obbligo di degenza di ben 3 giorni, più di un ricovero a seguito di un parto cesareo!

Il Consiglio Superiore di Sanità, tenuto conto della raccomandazione formulata dall’OMS, sostiene l’adeguatezza della somministrazione del mifepristone e misoprostolo, per la donna fino alla nona settimana di gestazione, e come, dalle più aggiornate evidenze scientifiche sull’uso di tali farmaci, nonché del ricorso della gran parte degli altri paesi europei al metodo farmacologico di interruzione della gravidanza, confermano l’indicazione che la contraccezione farmacologica è corretto che avvenga in regime di day-hospital e ambulatoriale.

É evidente che il regime di ricovero ospedaliero rende tale tipo di contraccezione difficile da scegliere soprattutto per le donne minorenni e comunque rende “pubblica” una scelta complessa, che dovrebbe rimanere riservata e privata.

Ora si sta discutendo a livello nazionale sulla gratuità di tale metodo d’interruzione volontaria della gravidanza, e già le polemiche non mancano, attribuendo a tale metodo il tasso negativo di natalità del nostro Paese, senza ricordare come nei Paesi del Nord Europa, e nella vicina Francia, tale metodo è sdoganato e il tasso di natalità è decisamente più alto rispetto all’Italia, giacché è il sistema di welfare che aiuta e influenza la volontà di procreare. Servono infatti asili nido gratuiti e diffusi sul territorio, congedi di maternità più lunghi e non penalizzanti delle carriere, esoneri fiscali e deduzioni per un insieme di costi legati al mantenimento della prole…solo per esemplificare!

Un insieme di Istituzioni internazionali, tra cui la conferenza internazionale delle Nazioni Unite del 1994, l’assemblea parlamentare del Consiglio Europeo del 2020, affermano come l’accesso alla contraccezione sia fondamentale per l’empowerment delle donne, in quanto aumenta il loro potere decisionale, la loro autonomia, individualmente e all’interno della famiglia e permette loro di pianificare il lavoro, lo sviluppo professionale in modo più efficiente e porta a migliore l’equilibrio tra vita privata e lavorativa.

Hanno altresì affermato, come purtroppo l’accesso alla contraccezione non sia garantito a tutte le donne allo stesso modo e che vi siano riscontri di disparità geografiche tra gli Stati membri del Consiglio d’Europa e al loro interno con maggiori difficoltà nelle zone rurali remote. Inoltre, le barriere finanziarie ed economiche ostacolano l’accesso alla contraccezione. La situazione economica e finanziaria è particolarmente importante per i giovani e le persone a basso reddito, che hanno difficoltà ad accedere alla contraccezione, se non sono previsti rimborsi o sovvenzioni.

La disparità, sulle modalità di accesso alla contraccezione d’emergenza, esiste anche in Italia. Infatti, solo 4 Regioni offrono gratuitamente i contraccettivi nei Consultori Familiari.

Nel 2008 la Puglia è stata la prima Regione a distribuire gratuitamente i contraccettivi alle donne di età inferiore ai 24 anni
In Emilia Romagna, il Consiglio regionale, ha approvato un provvedimento per la distribuzione gratuita dei contraccettivi alle persone di età inferiore ai 26 anni, alle donne disoccupate o colpite dalla crisi economica, iscritte al Servizio Sanitario Nazionale e residenti in Regione, analogamente in Piemonte i contraccettivi sono gratuiti a tutte le persone sotto i 26 anni e a tutte le donne disoccupate tra i 26 e 43 anni.

In Toscana l’accesso alla contraccezione gratuita è possibile presso i Consultori, gli ambulatori e le farmacie per i giovani tra i 14 e i 25 anni e le donne tra i 26 e 45 anni dotate dei cosiddetti codici di esenzione.

E qui in Trentino nulla di tutto questo si fa, ma si impone l’obbligo di degenza ospedaliera per 3 giorni, sembra quasi la decisione di uno “Stato etico”.

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Margherita Cogo

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