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LETTERE AL DIRETTORE

MARCO FONTANARI * FORMAZIONE « SINGOLARE CHE IL DIRIGENTE DI UN ISTITUTO ALBERGHIERO AVALLI L’IDEA DI INCOMPATIBILITÀ TRA LAVORO NELLA RISTORAZIONE TRADIZIONALE E VITA SOCIALE DEI RAGAZZI »

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18.44 - sabato 26 febbraio 2022

Caro direttore,

trovo singolare che il dirigente scolastico di un istituto alberghiero e della ristorazione, per promuovere un accordo con l’Asl di Trento finalizzato all’alternanza scuola-lavoro nelle mense ospedaliere, avalli l’idea di una sostanziale incompatibilità tra il lavoro nella ristorazione tradizionale e la vita sociale dei ragazzi. Un’idea isolata, per fortuna, tra i dirigenti delle nostre scuole professionali, ma che merita comunque approfondimento.

Che il lavoro nella ristorazione sia impegnativo, soprattutto perché non segue i ritmi temporali di tante attività, è un fatto noto ma è paradossale che sia proprio chi sta al vertice di un istituto di formazione professionale, la cantera delle imprese di questo settore, a dire ai ragazzi che lavorare in un ristorante tradizionale significa rinunciare a vivere nella società.

La scuola non è solo un luogo di trasferimento di competenze tecniche ma è anche e soprattutto un luogo di formazione individuale nel quale si insegna ai ragazzi ad essere pienamente cittadini trovando il giusto equilibrio tra esercizio dei diritti ed esercizio dei doveri. Ma la scuola è anche il luogo in cui si prova ad immaginare il proprio futuro, andando oltre il pragmatismo. All’interno di questa immaginazione ci può stare la possibilità di diventare un ottimo cuoco, un brillante sommelier o un perfetto uomo di sala seguendo il percorso che migliaia di ragazzi hanno già compiuto con grande soddisfazione.

Ma ci può stare anche il “sogno” di diventare imprenditore come hanno fatto, ad esempio, novemila persone, pur in un anno complicato come quello appena concluso. Di storie professionali e imprenditoriali di successo è ricca la storia della ristorazione italiana e sarebbe bello se la scuola parlasse di questo ai ragazzi per motivare ed ispirare.

Fipe ha realizzato, di recente, la Carta dei valori della ristorazione italiana. Si tratta di un documento in cui vengono richiamati i principi a cui dovrebbero ispirarsi anzitutto gli imprenditori e le azioni necessarie per valorizzare pienamente un settore che ritengo strategico per la crescita socio-economica del Paese. La Carta parte dall’assunto che le imprese della ristorazione sono autentiche agenzie culturali, i luoghi dove si racconta la diversità e dunque la ricchezza del patrimonio agroalimentare italiano e dove l’uomo celebra il rito a sé più intimo e caro, il rito del convivio.

Ecco questo è il linguaggio con cui si dovrebbe parlare ai ragazzi che hanno fatto una scelta formativa funzionale ad entrare nel settore, perché mostrandogli i valori non solo si riesce a dare loro le giuste motivazioni per completare il percorso formativo ma si fa anche in modo che diventino persone migliori.

 

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Marco Fontanari

Vicepresidente Confcommercio Trentino

Presidente Confcommercio sezione autonoma Rovereto

Presidente Associazione Ristoratori del Trentino

 

 

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