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LETTERE AL DIRETTORE

LUCIA COPPOLA * PIAZZE E “SARDINE”: « LA PARTECIPAZIONE E IL RINNOVATO ORGOGLIO CIVICO DEVONO CONTINUARE A MANTENERE VIVA L’ATTENZIONE E COLTIVARE IL DESIDERIO DI ESSERCI PER CONTARE »

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08.55 - giovedì 12 dicembre 2019

Piazza bella piazza, ci passò una lepre pazza, diceva così il ritornello di una canzone della mia giovinezza.

Di piazze ne ho frequentate tante, da studentessa media, da lavoratrice della scuola, da cittadina attiva, da politica di lotta e quasi mai di governo, e sempre in modo gioioso, a parte quando si manifestava contro qualche strage, negli anni ‘70, o per commemorare i morti della strategia della tensione, oppure contro il terrorismo. Giorni dolorosi e terribili, che hanno pesantemente segnato la giovinezza di tanti di noi. Ma, in genere, le mie piazze, per la pace, per i diritti, per l’ambiente, per la dignità del lavoro, per la parità di genere, per la scuola pubblica, per le riforme mi hanno sempre regalato forza, energia e coraggio per affrontare la fatica quotidiana, le sfide della politica, la speranza in un mondo migliore. Per me il personale è sempre stato anche politico, perciò ho sempre portato con me i miei bambini e ora, decisamente più consenzienti, i nipoti, in questo girotondo di slogan e pensieri condivisi.

E così, in fretta e furia, la scorsa settimana, facendo slalom tra le mie multiformi mansioni, mi sono preparata una bella sardina luccicante di carta riciclata, constatando che ho ancora una certa manualità da maestra, se pure in pensione. La mia sardina ha riscosso un discreto successo ed è stata molto fotografata. Son soddisfazioni!La piazza, peraltro, ha dato soddisfazione anche ai valorosi organizzatori di Sardine consapevoli e a tutti i partecipanti. Un bel mix di giovani e meno giovani, accomunati dal freddo ma anche dalla felicità di una serata all’insegna del vedersi e contarsi e riconoscersi. Contro i sovranismi, l’odio, la separatezza, il web debordante e le fake news. È politica questa? Certamente sì, buona politica. È giusto esserci? E ancora rispondo che sì, è giusto corrispondere a questa felice intuizione e condividere l’energia positiva che si sprigiona da queste piazze italiane che non si rassegnano alla sconfitta dei valori fondanti della nostra democrazia.

Alla solidarietà, alla partecipazione, all’antifascismo, e nazismo ahinoi, al rispetto delle diversità, alla multiculturalità, alla consapevolezza che lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e sulla donna in particolare, e dell’ambiente, porterà tutti noi alla rovina. La nostra città è già stata testimone, negli ultimi due anni, del civile e molto partecipato Dolomiti Pride e di tutte le frequentatissime, e davvero importanti, manifestazioni dei Fridays for Future. La coscienza dei nostri figli e nipoti, anche in nome delle generazioni che verranno, che ci richiama all’azione. Perché non c’è più tempo.

E poi, nota dolente, c’è “la politica”, quella chiusa dentro i palazzi, nelle istituzioni democratiche per le quali ci si esprime col voto, indicando i nostri rappresentanti nei Consigli comunali e provinciali, nelle Circoscrizioni, nelle Comunità di valle. È la democrazia rappresentativa, sempre più soggetta alla mannaia dell’astensione generalizzata, al disinteresse, alla distanza con la vita dei cittadini, quella reale. È la politica dei partiti, delle coalizioni, delle campagne elettorali, degli eletti che assume particolare rilievo in prossimità delle elezioni. La politica di chi governa e di chi sta all’opposizione, nel gioco delle parti che non appassiona più nessuno. Quella ormai priva di appeal, se non per chi riesce a diventarne protagonista e, che piaccia oppure no, diventa artefice delle scelte che a livello nazionale e locale verranno fatte.

Chi entra nelle istituzioni, forse è bene non dimenticarlo, può condizionare i destini del proprio territorio e la sua tutela, la vita di chi vota e di chi non vota, le politiche socio-sanitarie, la crescita economica, il ruolo della scuola, i destini dei migranti, l’attenzione alla cultura, all’arte, alla conoscenza, alla ricerca. Chi non partecipa è destinato a subire decisioni prese da altri, la lungimiranza e la responsabilità, si spera, oppure la pochezza e l’assenza di visione. Ad essere buoni.

Ecco perché penso che queste belle piazze della partecipazione e di un rinnovato orgoglio civico debbano continuare a mantenere viva l’attenzione, a coltivare il desiderio di esserci per contare, a cantare Bella Ciao e l’Inno di Mameli, o Giorgio Gaber, a opporsi alla tristezza e alla rassegnazione. Ma certo non possono non porsi il problema della democrazia rappresentativa, sforzandosi magari di stare anche dentro, o almeno vicino, alle forme partitiche democratiche e progressiste che hanno nei loro statuti i valori costituzionali. Invadendole, condizionandole, riportando freschezza di contenuti, aria nuova, proposte e saperi. Perché la felicità e la forza di una piazza, di tante piazze, non bastano se poi ci si ritrova a fare i conti con la politica dal respiro corto, del qui e ora e per pochi, possibilmente italiani, meglio ancora se trentini.

Tra pochi mesi, il 3 maggio 2020, si svolgeranno le elezioni comunali che riguarderanno anche la città capoluogo. La nostra bella Trento merita molto. Tutto il nostro amore, la nostra cura, il riconoscimento per il tanto che è stato fatto unito a un salutare spirito critico che evidenzi tutto ciò che può esse migliorato. Dal recupero delle periferie, alla mobilità sostenibile, dalla cura per la nostra montagna all’arte, al turismo di qualità. Dall’accoglienza alla sostenibilità.

Una città che deve essere valorizzata ma non svenduta agli interessi di pochi e riportata indietro nella storia. Che coltivi la bellezza del paesaggio e un’urbanistica da città moderna che sa conservare, che recuperi e riqualifichi, che non consumi suolo. Che punti sulle energie rinnovabili. Una città che parta dalla sua magnifica piazza, dal tenerci stretti, pesci di tutti i tipi, che si occupi degli ultimi e moltiplichi le occasioni di incontro e confronto, di scambio e di buone pratiche, di ecologia della politica. Insieme si può, care sardine. Per ora grazie per il salutare scossone. Non perdiamoci di vista.

 

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Lucia Coppola

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