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LETTERE AL DIRETTORE

LORENZO DELLAI * FESTIVAL ECONOMIA TRENTO: «QUANDO SI ALLESTISCE UNA VETRINA OCCORRE UN PRODOTTO NUOVO, STAVOLTA ABBIAMO DATO L’IDEA DI SAPERE ESIBIRE IL “TERZO MANDATO”»

Scritto da
19.33 - giovedì 29 maggio 2025

Gentile direttore Franceschi,

come da sua richiesta allego quanto oggi pubblicato sul quotidiano “Il T”, anche per consentire la visione ai lettori di Opinione.

Lorenzo Dellai

 

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Quando, con Enzo Cipolletta e Gianluca Salvatori -all’epoca rispettivamente Presidente dell’Università e Assessore esterno alla Ricerca- abbiamo discusso assieme all’editore Giuseppe Laterza l’idea di organizzare a Trento un “Festival dell’Economia”, avevamo due obiettivi.

Il primo: realizzare a Trento un momento di confronto e di riflessione aperta sul Mondo che cambiava, collocando i temi economici dentro un orizzonte interdisciplinare.

Il secondo: valorizzare le competenze e le sensibilità che il Festival avrebbe potuto coinvolgere a livello internazionale per “alimentare” la capacità innovativa della nostra Speciale Autonomia ed -al tempo stesso- fare conoscere il Trentino non solo come splendida meta turistica, ma anche come sistema sociale ed istituzionale capace di anticipare e gestire, proprio in forza della sua Autonomia, le sfide globali del cambiamento.

Dopo la ventesima edizione, resto convinto che sia stata una buona idea e sono felice che il Festival abbia avuto vita lunga ed abbia conservato una sua centralità.

Il primo obiettivo mi pare consolidato, anche se -nelle ultime edizioni- abbiamo assistito ad una esorbitante presenza di leader politici e soprattutto di membri del Governo. Alla fine, ciò ha fatto passare quasi in secondo piano i contributi offerti negli altri molti incontri, forse -se posso dire -troppi e troppo brevi.

Molto più problematico mi pare sia dare un valutazione sul perseguimento del secondo obiettivo. Che messaggio abbiamo dato, su tale piano, con questo Festival?

Temo che la risposta sia oggettivamente questa: una Autonomia che rivendica la possibilità e la legittimità costituzionale di aumentare da due a tre i mandati elettivi consecutivi per il suo Presidente.

A prescindere dal come si giudichi questa scelta – ora del resto alla valutazione della Corte Costituzionale – mi pare francamente un po’ poco per provare a dare l’idea di una “Autonomia Laboratorio”.

Laboratorio di un regolamento di conti, di origine nazionale, dentro la Destra? Questo può certamente essere: ma ci azzecca assai poco con l’Autonomia e con la sua ambizione di essere “laboratorio innovativo”.

Immagino che chi, da fuori, guarda ancora al Trentino con una certa stima, si aspettava di percepire altri messaggi.

Per esempio, come gestiamo le sfide ormai strutturali dei processi migratori e le relative politiche di integrazione; come costruiamo coscienza popolare europeista attraverso la cooperazione trans-frontaliera;

-) Come interpretiamo in maniera innovativa la nostra peculiare responsabilità nel campo della formazione, della scuola e della ricerca; come organizziamo un sistema sanitario adatto al nostro territorio;

-)  Come affrontiamo la questione della denatalità; come rigeneriamo il valore della partecipazione democratica attraverso una idea di autonomia diffusa e policentrica; come accompagnano la necessaria evoluzione del modello cooperativistico senza perderne l’antica anima sociale e comunitaria;

-)  Come usiamo le nostre speciali competenze per combattere le crescenti disuguaglianze; come pensiamo di valorizzare i talenti delle nuove generazioni; come immaginiamo di costruire una economia competitiva e sostenibile nel fragile territorio alpino; come pensiamo di trovare modi originali per vivere, e non subire passivamente, le rivoluzioni ecologiche e digitali. E via dicendo.

Il problema, temo, è che quando si allestisce una vetrina, occorre avere anche qualche prodotto nuovo e credibile da esibire. Stavolta abbiamo dato l’idea di saper esibire solo, o quasi, il “terzo mandato”.

È dunque tempo per tutti -maggioranza, opposizione, categorie sociali ed economiche- di pensare sul serio a ciò che il Trentino può ancora essere in grado di elaborare e di realizzare di veramente innovativo in questo mondo che sta cambiando con sconvolgente rapidità.

Quali strumenti comunitari possiamo rafforzare per evitare la “società delle solitudini”; quali “politiche pubbliche” possiamo costruire per garantire anche alle nuove generazioni almeno la stessa qualità della vita che i nostri padri hanno garantito a noi; quale capacità di “seminagione” abbiamo, oggi, al di là del comodo “raccolto” di ciò che abbiamo trovato già seminato. Questa è la cifra etica e politica della nostra Autonomia. L’unica possibile. Quella che sta scritta nella storia fondante della nostra Comunità Autonoma.

Le risorse finanziarie e sopratutto culturali ed umane le abbiamo. Quelle sociali e politiche vanno costruite o ricostruite con pazienza, umiltà, costanza e senza presunzione alcuna. Nelle città e nelle valli.

Anche la sfida delle prossime elezioni provinciali dovrebbe essere giocata su questo terreno, piuttosto che sulla attitudine a scrutare le crepe, vere o fittizie, della attuale maggioranza politica.

 

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Lorenzo Dellai

Trento

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