Gentile direttore Franceschi,
allego quanto oggi pubblicato sul quotidiano “Il T“, anche per consentire la visione ai lettori di Opinione.
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Luca Guglielmi
Consiglio provincia Pat (Fassa)
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Illustre Direttore,
sollecitato dal dibattito in corso intervengo volentieri sulla vittoria del Presidente Trump, clamorosa nelle proporzioni e nella vastità del consenso.
Premessa importante da fare riguarda il fatto che tutti noi ci sentiamo titolati ad intervenire sulle elezioni degli altri, magari senza aver alcuna idea di come queste consultazioni siano nate e di quali presupposti abbiano determinato la vittoria di uno e la sconfitta dell’altra. Anche io mi aggiungo cercando di limitare le mie considerazioni a dati di fatto, guardandomi bene dal cercare di interpretare, come ahimè fanno in molti, le intenzioni e le volontà di chi ha votato a 9.000 chilometri dall’Italia.
Un dato di fatto inequivocabile è che dall’Italia in tutte le elezioni che hanno visto Trump protagonista (2016-2020 e 2024) i mass media hanno inquadrato le consultazioni sottostimando ogni volta i voti che Trump ha poi ricevuto. Questo la dice davvero lunga sulla partigianeria che i nostri organi di informazione non dimenticano mai di dimostrare: nel 2016 Trump era dipinto come un miliardario pazzo, pieno di soldi e del tutto estraneo alla realtà americana e quindi del tutto impossibilitato a battere una campionessa della politica, futura prima donna Presidente degli Usa come Ilary Clinton. Nel 2020 la stampa e le tv parlavano di un vantaggio democratico di dieci punti difficilmente rimontabile da parte del Tycoon Trump: anche in questo caso le votazioni hanno smentito le previsioni e Biden ha vinto esclusivamente grazie al voto postale e a 10 milioni di votanti che sono comparsi inattesi.
Lo scorso martedì in America Trump ha travolto i democratici con un vantaggio totalmente inatteso con una previsione che, qui in Italia parlava di lotta all’ultimo voto. Siamo ormai abituati a dar il peso che meritano a tutti i sondaggi ma nei casi che ho citato ormai si può parlare di manipolazione della realtà, di ostinata scelta politica orientata a sottovalutare il candidato non democratico che ci deve fare ragionare e mettere in dubbio la buonafede di chi quotidianamente ci informa: come possiamo dare credibilità a questo modo di fare giornalismo? Dove sono finite le voci indipendenti in Italia??
Un altro dato che impressiona sono i voti rurali, i voti delle periferie, i voti degli stati meno popolati contrapposti alle grandi metropoli, agli stati più popolosi: un dato ormai consolidato in America così come in Italia che vede le sinistre prevalere nelle metropoli e le destre nelle zone più rurali: un dato che si può interpretare in molti modi , ma che è ormai una tendenza certificata in molte zone del pianeta.
Infine una considerazione personale sulla pervicace volontà di inquadrare l’altro sulla base delle sue preferenze, dei suoi principii, delle sue decisioni in materia elettorale.
Trovo che sia davvero sbagliato comprimere e a volte anche confinare in un etichetta le personalità degli altri. Personalmente non mi permetto mai di giudicare una persona in generale, figuriamoci se la bandisco dalla società democratica perché vota Trump o perché non gli piace Zelensky. Credo che dobbiamo tutti imparare a gestire i rapporti con gli altri con una democrazia vera, col rispetto delle opinioni altrui anche quando non coincidono con le nostre.
Infine, come al solito una battuta: un simpatizzante di Trump come me credete che non veda le sue contraddizioni? Esprimere una preferenza non significa approvare acriticamente ciò che un politico fa bensì dare fiducia ad una persona che, pur con i suoi limiti, ci rappresenta più di un’altra per valori e storia personale. Viva la democrazia:
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