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LETTERE AL DIRETTORE

GRUPPO CITTADINI – “I GREZZI DI MATTARELLO“ * CIRCONVALLAZIONE FERROVIARIA – TRENTO: « OPERA CHE STRAVOLGERÀ AMBIENTE E CITTÀ, METTERÀ A DURISSIMA PROVA LA NOSTRA VITA QUOTIDIANA »

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11.42 - lunedì 1 novembre 2021

In un clima complesso, fatto di sfiducia nelle Istituzioni e negli strumenti democratici (del governo e del dissenso) e di risposte chiaroscurali alla pandemia, un clima sociale dalla tonalità emotiva scura, si inserisce una ulteriore enorme preoccupazione: la circonvallazione ferroviaria di Trento, progetto vagheggiato e contestato da anni e che ora, grazie o purtroppo al PNRR, si rende possibile (perché sulla diligenza del denaro tutti sono pronti subitamente a saltare).

Un’opera che stravolgerà ambiente e città per anni, che sarà collettore di risorse economiche esorbitanti e metterà a durissima prova la vita quotidiana delle persone.

La circonvallazione è piena di incognite, vissuta come qualcosa che incombe, un peso angosciante di cui i cittadini vengono caricati, cittadini che stanno accumulando una rabbia difficile da sostenere. E a chi fa comodo questo senso di sconfitta che abita ormai nell’intimità delle persone? Sconfitta rispetto al presente e al futuro. Questa è una domanda che non si può eludere e un sentimento col quale non si può scherzare.

Solo con una colpevole ignoranza si possono continuare a perseguire pratiche di governo che non tengono in alcun conto che il pianeta è un organismo vivente. Proprio in questi giorni a Glasgow si risentono per l’ennesima volta i moniti degli scienziati rispetto allo sbandamento climatico che costerà la sopravvivenza dell’intera specie. Abbiamo però capito che ci sono scienziati alle cui indicazioni dobbiamo tutti piegarci (vedi Covid-19) e scienziati che vengono invece bellamente ignorati da decenni.

Quest’opera rappresentava forse un rimedio a suo tempo, ma non certo oggi: sarebbe come una cura d’urto applicata ad un corpo ormai appeso a un filo. Arriva poi in un momento in cui l’essere umano è attaccato e recluso da un virus (il primo, si dice…) e dalle politiche attuate per combatterlo e contemporaneamente egli umano vede aprirsi vie preferenziali alle merci.

Abbiamo seguito gli incontri informativi tenutisi sul territorio e constatato ogni volta l’assenza di chiarezza e di risposte alle preoccupazioni, alle proposte dei cittadini. La finta disponibilità, l’atteggiamento coscienzioso ed empatico mostrato dai nostri amministratori e dagli attori del progetto è risultato indigesto a tutti.

Nessuno pagherà per le scelte sbagliate (perché nessuno ha mai pagato, lo abbiamo visto). Pagare col voto infatti, come si usa dire, è troppo poco, è niente. L’impunibilità di cui godono i decisori politici è intollerabile a molti ormai.

Trento è testimone di progetti abortiti che tradotti significa sperpero di risorse ambientali ed economiche pubbliche. Perdite irreparabili, ferite non rimarginabili perché non sono gli indennizzi che potranno consentirci di vivere e recuperare l’integrità di un territorio che è stato fin troppo abusato, anche turisticamente: le montagne sono piene di cicatrici sotterranee e in superficie per l’innevamento e gli impianti di risalita, le valli sono solcate da strade e sufficientemente urbanizzate, il resto sono campagne coltivate intensamente; il capoluogo è una sequenza di locali ed edifici privi di vita vera (non ci sono famiglie, non ci sono bambini, né vecchi, non c’è vita lungo le vie e nelle case) e allora, questa nostra città è indietro che dovrebbe tornare, questa nostra città dovrebbe fermarsi e scegliere cosa vuole diventare, scegliere e non farsi scegliere! E certo non può essere soltanto una vetrina.

La gente è scappata (perché le politiche abitative della città l’hanno espulsa) nelle periferie, nei paesi decentrati e fa chilometri ogni giorno per venire in città a lavorare.

Ed è questa la qualità della vita. Si potrà dire: Trento, la famosa città morta, che però aveva uno scalo merci nel suo cuore. La città che credeva di essere l’ombelico del mondo e invece era un lungo serpente-budello di case costretto dalle montagne.

La città che non si accontentava della bellezza verticale da cui era circondata e protetta, ma che l’ha voluta possedere, dissanguare, depauperare. Oggi chiediamo che i nostri amministratori – comunali e provinciali – accolgano le istanze dei cittadini e si impegnino a trovare soluzioni tecnologiche realmente innovative, preservando tutte le possibilità di sopravvivenza dell’ambiente, del paesaggio e della comunità.

 

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Clara Lunardelli
Per le famiglie della località “I grezzi di Mattarello” (Tn)

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