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LETTERE AL DIRETTORE

GRAZIANO DALLAPIETRA * LETTERA APERTA: « VI RACCONTO LA MIA ESPERIENZA DI AMMALATO COVID IN TERAPIA INTENSIVA A ROVERETO (TN), CON LA MASCHERA AD OSSIGENO »

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16.32 - giovedì 30 dicembre 2021

Il mio covid. Ultimo sabato di novembre 2021, come sempre vado a lavorare e nel pomeriggio la temperatura corporea inizia a salire.

Lunedì la febbre arriva a 39,9 (rarissime volte ho avuto qualche linea ma una cosa passeggera). Il medico di base mi prescrisse la Tachipirina ogni quattro ore. Purtroppo avevo il sentore di aver preso questa maledetta malattia, ma in quei giorni avevo solo la febbre. Dopo poco mi sono sottoposto al tampone e scopro di essere risultato positivo: ma -dal controllo del medico- polmoni e respirazione andavano bene. Fino a venerdì sera sono riuscito a sopportare, dopo consiglio di amici e la saturazione costantemente bassa, ho chiamto il 112 e l’ambulanza è venuta a prendermi. Arrivato in ospedale a Trento, al santa Chiara, sono stato subito sottoposto controlli e dopo aver eseguito i raggi al torace mi è stata diagnosticata “polmonite dovuta a Covid“.

Tra la febbre e le paure stavo crollando. Dal santa Chiara di Trento, vengo immediatamente trasferito all’ospedale di Rovereto; ricordo vagamente le parole dette dalle persone vestite di bianco (medici e infermieri), tenendomi la mano, “Graziano sta tranquillo che andrà tutto bene e ora ti aiutiamo noi”. Mi hanno dato forza anche se stavo sfinito e iniziavo a non rendermi conto di nulla. Venni preparato e mi misero la maschera e il sondino. Da lì per qualche giorno ho “viaggiato ”, non ero in me. A poco a poco mi sono ripreso, e mi resi conto di tutto.

Dietro a quella maschera scoppiai a piangere. Pensavo al mio bimbo, alla mamma, al papà ai fratelli, ai nipoti, alla mamma di mio figlio, a tutti amici e conoscenti e non volevo far preoccupare nessuno. Non dovevo mollare, ma dovevo lottare e sopportare tutto.  Giorni e giorni con quella maschera, avevo sete ma dovevo tenerla e mi davano la bottiglietta d’acqua con una cannuccia e la facevano passare dal basso della maschera per aiutarmi a dissetare ma nei miei pensieri avevo tutto e tutti e dovevo farcela.

Devo dire che sia l’ospedale di Trento e Rovereto sono stati sempre gentili e di aiuto e mi hanno salvato la vita. Vanno aiutati e sostenuti per le tante ore che fanno.

Ora, vi chiederete perché ho raccontato questa mia storia. Semplicemente per far riflettere tutti su cosa si può andare incontro e a coloro che hanno sempre pensato che si tratti di una semplice influenza che stanno sbagliando di grosso. Infatti se presa come al sottoscritto , può portare alla morte. Non ho mai guardato ai “No vax” o “Sì vax” , ma ho sempre cercato di far attenzione a tutto e di evitare il contagio, ma l’errore mi è quasi costato la vita. In terapia intensiva sei solo, nessun famigliare o amico vicino, nessuno ovviamente può entrare e solo così potete conoscere la realtà. Tutti all’esterno piangono e soffrono e si soffre sia per chi si è vaccinato o no. Un mare di sofferenza.

Penso pure che se mi fossi vaccinavo forse non sarei finito così e state sicuri che negli ospedali, tutto il personale, sono lì per aiutare la gente, perché IO VOGLIO e VOLEVO VIVERE ed ero nelle loro mani. Ora piano piano sto recuperando, anche se lentamente. Mi spiace tanto di aver dato pensieri a tutti i miei cari.

Spero che questa mia storia possa far capire a chiunque che non ci si deve odiare e incolpare, bisogna parlare chiaro e non creare il caos. Vorrei tanto che questo Covid sparisca per tornare alla normalità, intanto dobbiamo sempre aiutarci e sostenerci.

Buon anno a tutti.

 

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Graziano Dallapietra

Meano di Trento

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