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LETTERE AL DIRETTORE

GIOVANNI KESSLER * GUERRA: « UCRAINA, NON CI SONO NÉ GIUSTIZIA NÉ LIBERTÀ SENZA RESISTENZA ALL’INVASORE »

Scritto da
10.24 - domenica 26 febbraio 2023

Gentile direttore Franceschi,

 

“Non è una guerra tra Russia e Ucraina, ma tra Russia e Usa, tra Oriente e Occidente!”, dicono anche persone benintenzionate, svelando a noi ignoranti la vera realtà delle cose.

Lo vadano a dire alle donne, agli uomini, ai giovani ucraini che hanno preso le armi, ai ragazzini che hanno fatto volare i loro droni sui tank russi, agli anziani che hanno preparato le bottiglie Molotov e che così hanno respinto gli invasori alle porte di Kyiv, hanno evitato che il loro Paese e le loro case venissero occupate. Lo vadano a dire agli ucraini che al fronte combattono e muoiono per fermare gli invasori e per liberare le comunità che i russi hanno occupato e violentato in tutti i modi.

Lo spieghino anche ai volontari, alle associazioni ucraine che spontaneamente si sono organizzate per sostenere i loro difensori, anche loro rischiando la vita. A una comunità che in tutte le sue componenti combatte strenuamente per esistere come Paese, per rimanere libera di decidere quale società, quale governo, quali alleanze nel mondo vuole. Che lotta per non diventare un’altra Bielorussia, che non vuole rinunciare alla democrazia e allo stato di diritto, per i quali molti hanno lottato e dato la vita a Maidan nove anni fa.

Perché i nostri illuminati e benintenzionati italiani pontificano solo su giornali e le Tv? Vadano a spiegarlo agli ucraini, che nella foga di difendersi non l’hanno ancora capito, che in realtà stanno combattendo per volontà di Biden (e del suo burattino a Kyiv), che li usa come inconsapevoli pedine per gli interessi americani.

Ecco, vedere ancora oggi che, stravolgendo la realtà, viene negata agli ucraini persino la dignità di vittime di un’aggressione è una cosa che indigna. Vedere che usando vecchi parametri ideologici, (o più prosaicamente una versione che non disturba il nostro placido disinteresse) si nega il diritto degli ucraini di esistere e di difendersi, anche con le armi, è qualcosa che non si può accettare, sintomo grave del declino morale e culturale della nostra comunità (anche ecclesiale). A cui dobbiamo ribellarci.

“Cessate il fuoco subito!” si griderà in piazza in questi giorni nelle marce pacifiste. Ma “cessate il fuoco subito” vuol dire intere regioni ucraine, milioni di persone, lasciate sotto un’occupazione ottenuta con le armi, in un regime dittatoriale, sottoposti a violenze, repressione e deportazioni. E la chiamiamo pace? Non c’è pace senza giustizia e senza libertà.

E non ci sono giustizia e libertà senza la resistenza all’invasore. Al cessate il fuoco, e ai negoziati per ristabilire una pace duratura, si arriverà quando l’invasore russo ritornerà dove era partito il 24 febbraio di un anno fa. E tutto fa pensare che ci ritornerà solo quando capirà che sul terreno rischia di essere sconfitto e che nei nostri Paesi non prevalgono le tentazioni di disimpegno e di comoda indifferenza.

Per questo, ad un anno dall’invasione armata russa, sono stato in piazza a dire “Fuori i russi dall’Ucraina!”.

 

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Giovanni Kessler

Trento

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