Gentile direttore Franceschi,
allego quanto oggi pubblicato sul quotidiano “l’Adige“, anche per consentire la visione ai lettori di Opinione.
*
Giovanni Kessler
///
Prosegue mestamente la saga degli incontri per definire un progetto e per scegliere il candidato presidente del centrosinistra alle prossime elezioni provinciali. Animano l’inconcludente ‘tavolo’ gli stessi politici sulla scena da decenni; cambiano nel tempo solo le sigle con cui si presentano e i ‘giovani’ da cui si fanno accompagnare o rappresentare. Il tutto, non a torto, sotto lo sguardo rassegnato o indifferente degli elettori.
Merita attenzione il crepuscolo del PD del Trentino. Nato come alternativa alla politica gestita dalle oligarchie, il PD ha nel suo DNA, nel suo Statuto l’antidoto contro gli apparati e le correnti: far scegliere agli elettori, con le primarie, i candidati alle cariche di vertice, come appunto il presidente della provincia, e perfino il segretario del partito. Si è visto anche recentemente, con l’elezione di Schlein, quanto questo strumento mobiliti ancora energie e porti a esiti non controllabili dagli apparati. Eppure, la maggioranza del PD trentino, dopo aver accettato sia pur con riluttanza di far eleggere il segretario provinciale con le primarie, partecipa alla scelta che segnerà la politica e la vita del Trentino dei prossimi anni come un gruppetto di piccoli leader, intenti solo a contrattare qualcosa nel mercatino di una politica vecchia e autoreferenziale.
Rendere protagonisti della scelta gli elettori di centrosinistra non è un’opzione presa in considerazione. Il PD rinuncia perfino a portare al ‘tavolo’ un’idea, una proposta. Si limita a sostenere la scelta di altri, sempre gli stessi, con cui gli attuali leader del PD trentino hanno un antico rapporto di sudditanza. “Un nostro esponente non può vincere, dobbiamo sostenere un moderato” spiegano, con le stesse ragioni usate nel 2008 per accordarsi per non far nascere in Trentino il Partito Democratico o per accordarsi a candidare alle ultime elezioni un senatore proposto da altri, sempre gli stessi.
Nella vicenda della scelta del candidato del centrosinistra, il PD del Trentino consuma così il tradimento del suo patto con gli elettori e manifesta la sua incapacità di proposta, la sua subordinazione politica, forse anche psicologica a leader esterni. E autocertifica la sua irrilevanza politica, la sua propensione a perdere. Non è una buona notizia per chi ha a cuore la salute della democrazia e la qualità della proposta politica in Trentino.
*
Giovanni Kessler
Trento
(Già Presidente del Consiglio provinciale di Trento)