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LETTERE AL DIRETTORE

FERNANDO GUARINO * 150 ANNI FEM: « FUGATTI EX ALLIEVO DI SAN MICHELE, MA IL BUDGET PAT PASSA DA 43,74 MILIONI DI EURO A 34,58 (-20%) »

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07.09 - mercoledì 25 gennaio 2023

La fondazione Edmund Mach, erede dell’Istituto Agrario di San Michele, costituisce uno dei lieviti che concorrono a dare identità e consistenza propria al Trentino e, non paia azzardata l’affermazione, all’intero territorio regionale. Non occorre riflettere a lungo per accorgersi che ne sono rimasti proprio pochi che si contano sulle dita di un operaio delle presse meccaniche. Ora ci accingiamo ad aprire una riflessione sulla sua storia e, auspicabilmente, sul futuro di questa istituzione che intreccia la sua vita ai passaggi più importanti della nostra comunità.

Nel gennaio 2024 saranno infatti 150 anni dalla risoluzione approvata dalla Dieta di Innsbruck che nel 1874 deliberò la nascita della Scuola Agraria e dell’annessa Stazione Sperimentale, indicandone la sede nell’antico Monastero degli Agostiniani di San Michele, abbandonato dopo lo scioglimento napoleonico.

Dobbiamo a questo Istituto la spinta determinante che consentì alle campagne trentine di rialzarsi dopo il flagello della filossera e i colpi dell’oidio e della peronospera alla fine del secolo scorso, sempre a loro se generazioni di viticoltori e imprenditori agricoli hanno garantito lo sviluppo di un settore che la geografia e il clima ponevano alla frontiera di impegni non banali. Negli ultimi decenni i risultati che consacrano la statura internazionale della Fondazione con la scoperta del Genoma della Vite e della Mela, lo studio di piante resistenti ai patogeni, capaci di crescere senza l’uso di pesticidi e prodotti chimici impattanti sull’ambiente delicato delle nostre vallate alpine.

Questa in sintesi estrema la storia di un’Istituzione che riempie di orgoglio tutti i trentini e concorre nella scrittura delle pagine migliori dell’Autonomia.
Non è un caso se ogni anno, in occasione della Giornata delle Porte Aperte, migliaia di nostri concittadini si riversano tra le aule, le serre, i laboratori e i vitigni con i campi a frutteto nelle cantine dove si producono vini e distillati di pregio.

Credo che verrà accordato il giusto riconoscimento a quanti, a diverso titolo, hanno concorso a fare di FEM un protagonista internazionale della viticoltura e dell’enologia. Oggi però mi sia consentito di rivolgermi in primis alla Giunta provinciale e al Sindaco di Trento. L’Accordo di Programma 2023-2025 prevede che il budget della Provincia passi da 43,74 milioni di euro a 34,58. Un taglio del 20% proprio in occasione del 150° anniversario dalla fondazione!

Non può essere vero e soprattutto non si può rispondere che avendo FEM registrato un grande successo garantendosi i fondi del PNRR il premio riconosciuto è il taglio draconiano dei fondi provinciali anche perché la Fondazione non possiede patrimonio proprio, nemmeno gli edifici dove opera!

Ci sono almeno due obiettivi che il Presidente Fugatti (ex allievo di San Michele) dovrebbe prendere in seria considerazione.

Il primo è il recupero del Dottorato Internazionale istituito all’epoca della Presidenza del prof. Francesco Salamini tornando a presidiare tematiche cruciali per la Fondazione: biologia computazionale, genomica, fisiologia delle piante, resilienza ai cambiamenti climatici, ambiente e metabolomica. Un dottorato con partnership qualificate come si seppe fare allora costruendo accordi con le 15 migliori Università al mondo. Un accordo che seppe caricare San Michele di competenze distintive e , non a caso, ci fece guadagnare le copertine delle riviste scientifiche più prestigiose come “Nature” o “Science”.

Come sempre occorre partire dalle risorse umane e dall’Alta formazione se si vogliono perseguire risultati di valore! Questo é l’obiettivo irrinunciabile se vogliamo ripopolare la Fondazione di giovani talenti in grado di portare vantaggi competitivi alle nostre produzioni.

La seconda opera indispensabile è la realizzazione dell’edificio (per circa 7000 mq) nell’area prospiciente il Palazzo della Ricerca e dell’Istruzione, dove oggi sopravvivono vecchie costruzioni e sono collocati i vergognosi container metallici riservati ai ricercatori. E’ un intervento che si trascina da oltre un decennio, pur avendo il Bilancio provinciale delle poste finanziarie ad esso dedicate. Senza una realizzazione sollecita di questo nuovo edificio non possono che riacutizzarsi le guerre intestine e senza esclusione di colpi che abbiamo visto incendiare i rapporti tra FEM e la nostra Università.

La terza proposta desidero avanzarla al Sindaco di Trento auspicando che si faccia promotore di un’iniziativa per riconoscere il debito che ci lega ad un famoso allievo dell’Istituto Agrario di San Michele : Giulio Ferrari. Dobbiamo a lui più di ogni altro se il Trentino Alto Adige è oggi il territorio di riferimento dello spumante classico che si può fregiare della DOC “TRENTO classico” non per caso.

Fin dal Medio Evo gli Statuti della Città hanno dedicato alla produzione e commercio del vino un capitolo intero testimoniando così la consapevolezza dell’importanza economica che questo settore rivestiva e… riveste per la città. Giulio Ferrari con i suoi studi a San Michele, poi perfezionati ad Epernay e a Geisenheim, fondò a cavallo tra 800 e 900 la prima azienda produttrice di uno spumante classico in grado di misurarsi con le produzioni francesi .Il suo merito si estese nei comparti del vivaismo e nell’introduzione del Chardonnay e di altre varietà di viti. Se oggi la nostra viticoltura e l’intero settore vitivinicolo garantiscono quel paesaggio vitato così caratteristico e la redditività così alta e capace di dare forza a tutta la filiera un merito significativo è di Giulio Ferrari,

A Epernay ,nel cuore della Regione dello Champagne, i francesi hanno eretto una statua al monaco benedettino Dom Pierre Perignon dell’Abbazia di Hautvillers e i turisti sempre più numerosi che non si fermano nemmeno davanti a prezzi certo non popolari per visitare i luoghi della leggenda sono lì a testimoniare che ogni grande produzione deve molto ai suoi maestri.

Giulio Ferrari fin dai primi anni del ‘900 seppe collezionare grandi riconoscimenti internazionali e il piccolo stabilimento di Via Belenzani nei piani interrati del Palazzo di famiglia crebbe rapidamente la produzione dalle prime 2000 bottiglie con un percorso che con l’apporto di Bruno Lunelli dal 1952 e la gestione della famiglia Lunelli ha poi raggiunto sempre nuovi record. Ma accanto ai risultati della sua azienda a me preme sottolineare il diffondersi a macchia d’olio di un fenomeno di centinaia di viticoltori trentini che producono in proprio uno spumante classico unico e un Consorzio regionale di quasi 70 cantine del Consorzio “Trento classico” che garantisce circa 15 milioni di bottiglie e un giro d’affari di quasi 200 milioni di euro.
Ce n’è di materia per significare che Trento deve a lui e alla Fondazione Edmund Mach un debito incolmabile.

 

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Fernando Guarino – Trento

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