Una nuova ASAR per il futuro. Uno studio effettuato dall’Osservatorio dal più grande sindacato italiano, la CGIL, poco tempo fa ha riscontrato che il 62 % degli italiani si interessa ancora alla politica del nostro Paese, di cui però il 58 / 60 % degli stessi “interessati” non si sente rappresentato da nessuna forza politica, un dato che conferma il “disinteresse” da parte di più di un terzo dell’elettorato nazionale delle vicende politiche italiane.
Questo studio può essere spostato, secondo me, anche in salsa trentina dove spesso e volentieri i trentini si sono omologati alle dinamiche nazionali. Anche in Trentino l’interesse è di molto sceso, dato confermato anche dall’affluenza alle ultime elezioni amministrative per il rinnovo dei Sindaci e dei Consigli Comunali nell’elezione del 20-21 settembre 2021.
Eppure davanti a questi dati rilevanti la politica trentina prosegue nell’indifferenza. Non sono bastati due anni di pandemia causati dal “Covid 19” e, purtroppo in ultima battuta, una guerra che si sta svolgendo non lontano da noi, a dare una scossa alle forze politiche presenti sul territorio trentino, che siano esse diramazioni di partiti politici nazionali, oppure partiti o soggetti politici locali, incapaci di cogliere il fatto che anche la vita dei Trentini sia cambiata in questi ultimi due anni, proseguendo come niente fosse nel loro “lavoro di interesse” verso le elezioni nazionali e provinciali del 2023.
In mancanza di un maggiore e importante interesse dei Trentini alla vita sociale ed economica della nostra terra, presi sicuramente più da dinamiche e situazioni che hanno compresso famiglie e imprese in una crisi economica e non solo, in grande parte tutta da risolvere negli aspetti più impellenti del vivere quotidiano e in un incerto futuro da costruire, le forze politiche invece allo stato attuale sembrano ridotte a dei comitati elettorali, incentrati a confermare l’interesse personale di alcuni in vista dei prossimi impegni elettorali, più che a dare risposte attraverso proposte concrete alle tematiche e problematiche del territorio trentino.
Spetta anche alle forze politiche locali, in particolar modo a quelle autonomiste, dare concretezza ad un’azione politica vicina ai contesti territoriali delle valli sia per tradizione e radicamento, ovviamente non dimenticandosi delle realtà quali le città di Trento e Rovereto. Ma questa vicinanza alle periferie la si fa attraverso una prospettiva comune e non di divisione e non con personalismi che hanno guardato solamente ad un interesse fittizio del vivere alla giornata, più per convenienza che invece di altruismo come dovrebbe comportare l’impegno in qualunque amministrazione pubblica.
Il congresso del 3 aprile 2022 del PATT deve essere un punto di partenza nelle relazioni fra soggetti politici autonomistici per andare ben oltre gli appuntamenti elettorali futuri, che certamente rappresentato tappe fondamentali e importanti per il rinnovo delle nostre Istituzioni autonomistiche, ma per saper rappresentare uno spaccato politico del Trentino nella vita quotidiana del presente e saper allestire con obbiettività e lungimiranza dei punti comuni oggettivi per un Trentino che guardi ai prossimi decenni. Vanno accomunate le tesi congressuali del PATT con altri sostanziali interventi dei vari “attori autonomisti”, fra i quali quello di Barbara Balsamo sul giornale “l’Adige”, che richiama all’unità degli autonomisti attraverso i punti cardini in cui il mondo autonomista si è sempre riconosciuto quali l’appartenenza territoriale, l’identità, la valorizzazione delle valli, un rapporto stretto con Bolzano per politiche euroregionali volte a reali vantaggi per la popolazione del Trentino Alto Adige e del Nord Tirolo.
Saper unire sta nell’intelligenza di chi vuole essere protagonista nel rappresentare uno spaccato politico, in questo caso quello autonomista, che attualmente è molto minoritario nel confronto dei partiti nazionali presenti in Trentino. Va quindi aperta una considerazione che vada ben oltre il mondo dell’autonomismo trentino, che guardi e prenda visione della storia passata con l’esperienza dell’A.S.A.R. (1945 – 1948), che vide oltre 100.000 trentini unirsi per chiedere una forte specificità autonomista dei territori che vanno da Borghetto al Brennero. Breve, ma intensa, fu questa esperienza guidata da Chiocchetti e da Defant e tanti altri come registi, che univa non solo autonomisti ma anche liberali, repubblicani e socialisti, uniti nel senso comune di oltre 1000 anni di storia di autogoverno e che si ritrovavano insieme guardando al futuro della propria terra.
I tempi erano diversi da quelli attuali; si usciva da 20 anni di regime fascista e da una guerra mondiale e certamente i bisogni della popolazione trentina erano molto differenti dal contesto attuale, ma dopo questo momento di protagonismo autonomista, da cui sono trascorsi oltre 70 anni, mai nessuno è riuscito a convincere i Trentini o una grande parte di essi a credere nella sfida avvincente e originale di unire giovani e non solo, donne e uomini, mondi culturali, mondi sociali ed economici, dentro un unico contenitore o soggetto culturale/politico che mettesse al centro della propria azione l’autogoverno e la sua declinazione dell’autonomia come strumento di sviluppo economico e di soluzione di tante aspettative nei settori culturali e sociali.
Costruire una forza politica territoriale e pluralista per la gente trentina, attraverso la partecipazione dei Trentini, con i rappresentanti imprenditoriali e quelli del lavoro, con chi esprime le forze del volontariato e del terzo settore, con le intelligenze culturali, non può essere solamente un’illusione o l’ennesima speranza di qualcuno di periferico, ma un momento di grande opportunità ben definito per guardare al futuro di questa magnifica terra con gli occhi della speranza di tanti Trentini, in contrasto alla forza dei partiti nazionali, che dell’autonomia si riempiono solamente la bocca.
Di tempo c’è n’è…ma non troppo!
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Fausto Valentini
Ideatore della pagina Facebook “La Primavera dell’Autonomia”- Ville d’Anaunia