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LETTERE AL DIRETTORE

FABIO PIPINATO (IV) * RUSSIA E UCRAINA: « UN APPROCCIO SCIENTIFICO E STATISTICO DA AGENZIE ONU – PERIODICI – FORUM, DATO ITALIANO PER CONOSCERE L’ITALIA RISPETTO AI PAESI IN GUERRA »

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09.40 - venerdì 22 aprile 2022

Proviamo ad avere, sui due paesi in conflitto in Europa, un approccio scientifico, statistico al fine di conoscerli un po’ più a fondo. Ci aiuteremo con le classifiche elaborate da diverse fonti (agenzie onu, periodici, forum). Proveremo ad inserire anche il dato italiano per dimostrare dove ci collochiamo rispetto ai paesi in guerra.

Partiamo con il GPI – Global Peace Index che viene prodotto su base annua con più di 22 indicatori diversi (conflitti, armi, femminicidio, omicidi, etc…) ed è sviluppato dall’ Institute for Economics and Peace (IEP) con sede a Sydney, in Australia. Trattasi di un tentativo di classificare gli Stati in base a fattori che ne determinino lo stato di pacificità. Cooperano ad elaborare tale indice premi Nobel per la pace come Muhammad Yunus che ebbi l’onore d’invitare in Italia quando non era ancora Nobel per la pace e che avremo la fortuna di re-incontrare al prossimo festival dell’economia. Il GPI fotografa 163 stati su 192 e posiziona la Russia al 154esimo posto e, quindi, tra i 10 peggiori al mondo, e l’Ucraina al 150esimo con soli 4 paesi di stacco. L’Italia è al 39esimo.

Il DI – Democracy Index (Indicatore di Democrazia) è invece calcolato dal settimanale The Economist ed esamina lo stato della democrazia in 167 paesi su 192. Questo viene quantificato da l’Economist Intelligence Unit Index of Democracy che si concentra su cinque categorie generali: processo elettorale e pluralismo, libertà civili, funzione del governo, partecipazione politica e cultura politica. Secondo l’indagine 2021, la Norvegia ottiene il risultato più alto con un punteggio di 9,75 su una scala da 0 a 10, mentre l’ Afghanistan ottiene il risultato più basso con un punteggio di 0,32. L’Italia si posiziona 31esima con un punteggio di 7,68 in cui risulta come una nazione in cui vige una democrazia imperfetta. La Russia viene classificata come “regime autoritario” al 124esimo posto mentre l’Ucraina all’ 86esimo viene considerato un “regime ibrido”. La distanza è di ben 28 posizioni tra i 2 stati che sono un’enormità soprattutto tra confinari che hanno una storia comune.

L’indice di sviluppo umano ISU (in inglese: HDI-Human Development Index) è un indice comparativo dello sviluppo dei vari paesi calcolato dall’ UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Umano) tenendo conto dell’aspettativa di vita, istruzione e reddito nazionale lordo pro capite. È divenuto uno strumento standard per misurare il benessere di un paese. Questo indice suddivide il mondo in 4 categorie: ISU molto alto, alto, medio e basso. Italia e Russia appartengono al primo gruppo e rispettivamente al 29 e 52esimo posto mentre Ucraina sta nel secondo gruppo al 74esimo posto dei 190 monitorati.

Reporter sans Frontieres (giornalisti senza frontiere) pubblica annualmente la sua classifica che tiene conto non solo delle vessazioni che subiscono i giornalisti ma anche della chiusura delle testate. Ebbene l’Italia è precipitata negli ultimi anni al 41esimo posto, praticamente ultima in Occidente, mentre Ucraina al 96esimo e la Russia addirittura al 152esimo (tra gli ultimi 30 paesi al mondo). La Cina che è la nuova grande alleata della Russia, post olimpiadi invernali, ha solo tre paesi dopo di lei classificandosi quartultima in libertà di stampa al mondo.

Il World Economic Forum – WEF elabora il “Global Gender Gap Index” e quindi il divario sulla parità di genere. Per ogni nazione l’indice fissa uno standard del divario di genere basandosi su criteri economici, politici, educazione e salute. A sorpresa troviamo l’Ucraina al 57esimo posto, l’Italia al 73esimo mentre la Russia al 78esimo posto a dimostrazione del fatto che non basta auto-classificarsi liberali se poi non conseguono riforme e politiche reali. Sempre il WEF ha come compito di stilare anche una classifica pro business e, quindi, valutare quali sono gli Stati che forniscono costantemente energia elettrica indipendentemente dalle fonti (gas, petrolio, idroelettrico o rinnovabili). E qui troviamo l’Italia al 35esimo posto e la Russia al 59esimo mentre l’Ucraina all’85esimo posto sui 137 monitorati. Naturalmente questi sono dati pre l’attuale guerra in quanto sappiamo che molte centrali elettriche ucraine stanno per essere distrutte.

Dati che riguardano l’ambiente sono aggiornati al corrente anno e li abbiamo grazie all’EPI – Environmental Performance Index che è un indice di sostenibilità ambientale per quantificare numericamente le prestazioni ambientali di un paese. È elaborato da Yale e Columbia University per 180 Paesi. Il paese più verde è la Svizzera mentre la meno “attenta all’ambiente” è il Burundi. La dicitura “meno verde” non si addice al Burundi che si tinge di verde dopo le grandi piogge. Qui il nostro Bel Paese è per fortuna al 16esimo posto mentre la Russia al 52esimo e l’Ucraina al 108 su 180 paesi.

Inutile dire che la pace fa risalire tutti gli indici in tutti i paesi mentre la guerra li fa scendere. Secondo il professor Della Sala intervenuto a “Pensiero Riformista” gli attuali aggressori partono dal presupposto che non vi sia questa risalita a somma positiva (come teorizzava la Tatcher descrivendo la globalizzazione come un’alta marea che alza contemporaneamente sia lo yacht che il canotto) ma a somma 0 (alla risalita di uno stato corrisponde la discesa di un altro). Un presupposto teorico pericoloso perché giustifica la guerra come guerra di sopravvivenza a discapito di altri.

 

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Fabio Pipinato
Italia Viva Trentino

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